[vc_row][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470847432223{padding-bottom: 15px !important;}"]Il lascito del pensiero di Albert Viaplana[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Giuseppe Baiocchi del 16/03/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470934389103{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Essenzialità, minimalismo e ricerca concettuale ispirarono infatti l’architetto, classe 1933, nato a Barcellona e scomparso pochi mesi fa all’età di 81 anni.
Viaplana lavorò con Helio Piñón e, tra il 1947 e il 1997, i loro progetti, nati nel contesto della cosiddetta Escuela de Barcelona, significarono a fine anni ’70 una forte rottura e una “voce” affine a quella dei famosi “Five Architects” di New York, fra essi, soprattutto Peter Eisenman e John Hedjuk.