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di Danilo Serra del 05/07/2016

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Un tempo camminava per le vie di Alessandria d’Egitto una donna che, con grande franchezza e coscienza critica, si rivolgeva faccia a faccia ai potenti della città, mostrando loro tutta la sua eleganza e potenza retorica. Tra il IV e il V secolo dopo Cristo, in un’epoca chiamata ad annunciare la fatale caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ha vissuto una delle menti più sagge ed affascinanti dell’intera storia dell’umanità. Il suo nome divenne ben presto una leggenda, un mito, un’icona mondiale della libertà di pensiero e conoscenza: Ὑπατία, Ipazia.

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di Arturo Verna del 01/07/2016

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Bello è ciò che attrae, ciò verso cui ci si dirige per il suo solo essere: il bello quindi non coarta perché fa essere il movimento gravitazionale verso di sé (l’eros), quindi è buono, ma senza necessitarlo, lasciando libero di seguire la sua chiamata colui al quale si rivolge.
Ma, in quanto attrae, anche distrae: essendo il desiderabile (ciò che suscita il desiderio di sé), fa, per ciò stesso, fuggire l’opposto, che appunto è quel che non si desidera ossia quel che si desidera che non ci sia: il bello è indice di se stesso e del brutto.
Il desiderio del bello è desiderio di possederlo e, come tale, implica mancanza: si desidera possederlo perché non lo si ha e senza di esso non si è interamente (non si è quel che si deve).
Sicché lo si desidera per essere: solo possedendolo si riesce ad essere come si desidera. Per ciò stesso, ci si affanna per possederlo nulla tralasciando per raggiungere lo scopo: il bello inquieta.
Ma, eo ipso, desiderare di possedere il bello non significa pretendere di ridurlo a proprietà, a ciò di cui si può disporre a piacimento, perché appunto si è in virtù del bello sicché lo si possiede come si desidera se ci si immerge in esso perdendovisi. Pertanto, è giusto dire che “bello è ciò che piace” perché nel bello sta il piacere (il sentimento di soddisfazione di sé) cioè perché il bello produce godimento ed è per questo che ci attrae: noi, appunto, lo desideriamo per il piacere che procura.