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di Francesco Di Turi del 30/06/2016

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Il ritorno quali tratti dominanti degli elementi identitari e, diciamo pure, tradizionali, non è un semplice fatto che riguarda alcune nazionalità o la maggior parte di esse. Quello in atto è un vero e proprio rivolgimento storico che sta riplasmando l’intero globo. Per usare un linguaggio hegeliano, oggi più che mai appropriato, diciamo che è uno snodo nella storia dello Spirito che si scrolla di dosso il vecchio mondo per crearne uno nuovo dai caratteri inediti e pur tuttavia figlio di ciò che abbandona.
Questa marea di ritorno del fattore culturale è ormai un fatto più che assodato, tanto che alcuni autorevoli studiosi di diverse discipline hanno rilevato fin dal principio questa tendenza fondamentale, collocandola storicamente, e a ragione, allo spartiacque costituito dal dissolversi della Cortina di ferro.

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di Giuseppe Baiocchi del 18/06/2016

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Dalla fine del conflitto alla guerra fredda, se si deve guardare ad una cronologia, bisogna osservare un triennio fondamentale: dall’ 8 agosto del 1945 fino al momento in cui Truman lancia la proposta della guerra fredda, di fronte alla aggressione crescente della Unione Sovietica nei confronti dell’Europa dell’Est, in qualche modo rappresentata dalle crisi di Berlino del 1948.
La guerra fredda comincia quando Truman abbandona il sogno rooseveltiano di creare una unità mondiale delle forze vincitrici della 2°guerra mondiale, comprendente anche l’Unione Sovietica. Franklin Delano Roosevelt, quando accettò di stipulare l’alleanza con Stalin dopo l’invasione tedesca dell’URSS, fece abbandonare al presidente ogni remora ideologica antisovietica, e buona parte delle critiche aspre mosse dall' opinione pubblica americana consapevole delle nefandezze staliniane (le famose “purghe staliniane”). La teoria del presidente americano vacillò quando i russi non si presenteranno alla conferenza per la riorganizzazione planetaria dopo la guerra.