10 Lug Montanelli, la prosa della provocazione
[vc_row][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470951112658{padding-bottom: 15px !important;}"]Montanelli, la prosa della provocazione[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Davide Bartoccini del 10/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471001797873{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]Ci sono uomini che, per carisma e fortuna, per puntualità e coraggio, segnano con le proprie vite i loro tempi; e vi sopravvivo in eterno, nella memoria dei posteri e dei posteri che verranno.
È questo il caso di Indro Montanelli, il principe del giornalismo italiano, che per destino o per condanna - proprio lui amava dipingersi come "un condannato al giornalismo", poiché, "non avrebbe saputo fare niente altro" - ci ha raccontato attraverso la sua penna quel mondo così indaffarato nei suoi più imponenti cambiamenti.
Dalle cariche al comando degli à scari nei deserti dell'Abissinia, alla resistenza nel rigido inverno finlandese passato sotto le bombe dell'Armata rossa, dagli amori ampezzani con la principessa Maria Josè, alla condanna a morte per diretto volere delle SS; Montanelli, nato allo scadere della prima decade del XX secolo, si spense nell'estate del primo anno del nostro avveniristico XXI secolo.
Egli è stato testimone invidiabile e narratore puntuale di quel '900: così pieno di conflitti e di cambiamenti, così colmo di ideologie e divisioni, che tutti noi abbiamo studiato nei libri di storia, e che lui, sempre in prima linea, ha abitato con indomabile passione.