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di Danilo Serra del 15/07/2016

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Il “progetto antropologico elementare” su cui ha lavorato Arnold Gehlen fin dal 1935 vuole riflettere non solo sulle differenze biologico/adattive che intercorrono tra l’uomo e l’animale ma, a partire da esse, condurci verso ciò che identifica la specie umana e che dona forma al suo abitare il mondo. Il tema dell’azione umana sul mondo naturale diviene così la chiave di volta per comprendere il compito dell’uomo ed il suo esserci.
Der Mensch , pubblicato nel 1940, è stato il testo su cui Gehlen ha fondato la propria antropologia filosofica, interpretando l’uomo come “progetto particolare” della natura. Egli rappresenta un “essere manchevole” (Mängelwesen), carente sotto l’aspetto morfologico di organi specializzati propri della specie e monco di quegli istinti naturali presenti invece in tutti gli altri animali. La naturale carenza umana, tesi già sviluppata dall’antropologia di Johann Gottfried Herder , spinge l’uomo a ricercare nuove alternative che possano consentirgli di reagire in modo sempre diverso e adeguato alle situazioni circostanti. Gehlen, definendo l’uomo come “progetto complessivo della natura”, tende a designare un essere unico nel suo genere, occupante un posto particolare nel mondo, diverso da tutti gli altri viventi, in grado di adattarsi ovunque e, per tale ragione, riprendendo Max Scheler, “aperto al mondo” (Weltoffen).