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di Francesco Giubilei del 20/06/2016

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Scrivere un libro su Leo Longanesi senza essere influenzati dalla biografia che Indro Montanelli e Marcello Staglieno gli dedicarono nel 1984, oltre che una carenza bibliografica, costituirebbe una grave mancanza nella comprensione del personaggio. Appurato il valore del libro di Montanelli e Staglieno e costatata la presenza di altri testi dedicati alla figura di Longanesi, è lecito domandarsi l’utilità di un'altra biografia sull’intellettuale romagnolo.

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di Giuseppe Baiocchi del 15/06/2016

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Nel ventennio fascista girano soldi, come si è scritto, per corrompere, per comprare silenzi o consensi. Chiudendo un occhio su arricchimenti esagerati, su conflitti di interessi evidenti, su tante e piccole grandi truffe quotidiane e dove questo non basti a garantire la totale fedeltà, c’è il sesso come arma di ricatto e l’accusa di omosessualità, quella che il regime ha deciso essere la più grave, la più infamante. Ora il nostro racconto arriverà a segreti di ben altro genere: a quegli affari e a quegli accordi, tenuti nascosti agli italiani, con poteri così forti da determinare le sorti del paese.
Rapporti stabiliti fin dagli albori con il fascismo, da prima della Marcia su Roma, prima del 28 ottobre 1922.
Cominciamo dalla massoneria, l’associazione segreta per eccellenza.

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di Giuseppe Baiocchi del 13/06/2016

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Si è aggirato per anni negli Italiani un luogo comune, un pensiero ripetuto come una convinzione sottaciuta e condivisa, una certezza tramandata a mezza bocca, un qualcosa che si pensa, ma non si dice. In molti hanno creduto che il fascismo fosse stato, sì è vero, una dittatura che ha strappato con violenza la libertà agli italiani e avesse eliminato ogni opposizione, dissenso, libertà di stampa, partiti politici, ma almeno (è questo il pensiero segreto, forse indicibile) i fascisti non rubavano, non erano corrotti, non corrompevano, non abusavano, non favorivano, non piegavano lo stato ai propri interessi, anzi (è questo il luogo comune) apparivano disinteressati, puliti, irreprensibili. In molti, anche in buona fede, lo credevano, ma non era vero, almeno per i dirigenti.
 
Le ragioni di una sconfitta.

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di Giuseppe Baiocchi del 09/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701190693035{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]Benito Mussolini è un uomo spregiudicato, nella sua carriera politica come nella vita privata non si è mai fatto troppi scrupoli: sa bene come gestire il potere per ottenere danaro e come utilizzare il danaro per ottenere il potere, mantenendolo.