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19° incontro DAS ANDERE

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Nella splendida cornice di pubblico del Polo culturale S.Agostino si è svolto il Festival della associazione Das Andere intitolato "Costruire Abitare Pensare".

Una rassegna di filosofia, architettura, psicologia, musica e arte. L'associazione manda un augurio di pronta guarigione all'Arch.Valeriano Vallesi che non ha potuto moderare l'incontro per motivi di salute.

Nel patio del manufatto edilizio si sono esposte le opere artistiche dei maestri Mecozzi, D'Elia e Tamburrini che hanno reso speciale la giornata. L'evento, in collaborazione con l'Associazione Chitarristica Picena guidata dal maestro Luigi Travaglini, si è svuluppato con interventi puntuali dei relatori intervallati dall'ensemble di chitarre che hanno suonato musiche sullo spazio Urbano.

Difatti proprio la spazialità Urbana è stata al centro del progetto culturale che Das Andere ha elaborato per la stagione 2016. Il dott.Danilo Serra ha dissertato sulla "responsabilità dell'abitare" - successivamente il Dott.Adelmo Tancredi ha affrontato il tema degli "aspetti comunicativi dell'abitare", prima di lasciare la parola all'architetto Raffaele Mennella, il quale ha relazionato la tematica "dell'espressionismo e della nuova oggettività: l'architettura tra tradizione e innovazione nella Repubblica di Weimar". L'arch.Giuseppe Baiocchi ha condotto l'incontro insieme al Dott.Alessandro Poli.

Il servizio fotografico è stato a cura di Jacopo D'Emidio, mentre le riprese (in onda su You Tube) sono state ancora una volta documentate dal Video Maker Stefano Scalella.

Un ringraziamento sincero e doveroso a Giuseppe Lori, Manuel Scortechini e Primo De Vecchis senza i quali questo evento non avrebbe avuto luogo. L'Associazione ringrazia gli altri enti che hanno contribuito all'evento come il Comune di Ascoli Piceno, la Libreria Prosperi, L'associazione di storia Contemporanea ISML di Ascoli, L'Ordine degli Architetti di Ascoli, L'Universita degli studi di Camerino UNICAM e Tipico Ascoli.

Nonostante l'argomento di forte interesse architettonico, con rammarico l'associazione fa presente la forte mancanza degli architetti ascolani.

    © L’altro – Das Andere – Riproduzione riservata

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18° incontri DAS ANDERE

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1704998242448{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]Nella libreria Rinascita presso Ascoli Piceno, si è svolto il 18°evento della associazione Das Andere presentata dal giornalista Piero Luciani che l'associazione ringrazia per la professionalità e l'impegno.

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di Francesco di Turi del 03-08-2016

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Cominciamo in via provvisoria con il localizzare il nichilismo nella storicità europea attraverso due nodi interni ad esso che determinano le sue tre direttrici di senso storiche.
Che cos’è «nichilismo»? Nichilismo è l’erosione del senso, l’impossibilità dello stesso domandarsi il «perché» delle cose. L’inutilità e l’illusione che la domanda sussista. Nichilismo non è semplicemente il fatto, già di per sé stesso inquietante, della mancanza di una possibile risposta al «perché» ma, più radicalmente, è la stessa insensatezza della domanda, la sua interna natura dialettica. Questa è un’accezione precisa di nichilismo e pur tuttavia non l’unica; più precisamente essa è la forma che il nichilismo europeo assume solo con Nietzsche e dopo Nietzsche ma non necessariamente in Nietzsche, è il luogo in cui il nichilismo precipita in se stesso facendosi assoluto nel senso rigoroso della nozione. La condizione della possibilità di un simile precipitare assoluto del nichilismo ha nome Immanuel Kant.

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di Francesco Di Turi del 01/08/2016

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Diceva Hegel che l’ovvio, proprio perché tale, resta sempre non conosciuto poiché assunto come mero dato senza pensarlo. Se nelle cose della filosofia quasi sempre ciò che è ovvio è anche fragwürdig, ossia «degno di essere domandato»; nei suoiarcana, questo stesso ovvio diventa das Fragwürdigste, «la cosa fra tutte che è più degna di domanda». E cosa c’è di più ovvio sul piano storico di affermare che l’uscita da un conflitto qual è stato la Seconda Guerra Mondiale sia stata un’uscita con conseguenze profonde per tutta l’Europa e non certo solo per la Germania? Quindi, proprio perché cosa ovvia e proprio perché prendiamo sul serio Hegel, c’è da chiedersi se siamo davvero sicuri di aver già meditato a sufficienza cosa è stato per l’Europa lo scontro tra le tre ideologie più potenti della storia: il liberalismo-democratico, il comunismo e il fascismo-nazionalsocialismo. Tre ideologie legate a doppio filo al senso stesso della filosofia occidentale la quale si pone nei loro confronti come madre.

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di Armando Marozzi del 01/07/2016

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Il libro di Federico Nicolaci si inserisce in una letteratura eurocritica che è lievitata negli ultimi tempi in maniera esponenziale. Mi limiterò ad individuare quello che, a mio modesto giudizio, è il nucleo del testo per poi cercare di inscrivere il lavoro nell’epoca delle passioni tristi (Miguel Benasayag – Gérard Schmit) di cui siamo coatti abitatori.
Il nucleo del testo è il seguente: le cause della crisi apparentemente tecnico-finanziarie non possono essere risolto tecnicamente. In altri termini, la crisi dell’euro non è tecnico-economica, perché non ha nulla di tecnico e non può essere aggiustata tecnicamente; al contrario essa investe l’idea stessa del progetto europeo come questo fu pensato, minando i suoi fondamentali. Le fondamenta del progetto sono inconsistenti e la crisi non ha tardato a manifestare la totale assenza di solidarietà tra popoli.
Mi trovo, personalmente assai d’accordo con ciò ed anche con un’altra traccia del lavoro di Nicolaci: non essendo l’Europa un progetto europeo, bensì originariamente americano creato ad hoc per contenere l’espansionismo sovietico, venendo meno l’Urss, essa ha liberato i sentimenti di inimicizia sospesi dalla Guerra Fredda. Perciò, giustamente, Nicolaci afferma che non è seguito un necessario ripensamento di questa identità politica etero-determinata e a ciò viene ascritta la crisi odierna. Il funzionalismo (cooperazione a livello materiale) alla base del progetto europeo, insomma, ha fallito. L’Europa è un “tempio vuoto”: “una facciata dietro cui si nasconde il nulla”. Manca un’unione politica al posto di quella monetaria e l’unico modo per produrla è creare una solidarietà in grado di generare solidità. In sintesi, Nicolaci invoca il ripensamento dell’idea del processo di integrazione e il dominio politico delle forze economiche; un’economia a servizio della politica.

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di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471008976824{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]Quello di «Califfo» è un titolo di valenza politico-religiosa. La sua forma teologico-politica ha una lunga storia che affonda le proprie radici al sorgere stesso della religione islamica nell’anno 622 d.C., l’anno dell’hijra, cioè del trasferimento forzoso da Mecca a Medina da parte del Profeta Muhammad, il Messaggero e Capo dell’Islam, uno degli uomini più influenti della storia la cui esperienza di vita è stata intrinsecamente religiosa, mistica, politica, legislativa e militare.

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di Federico Sergio Nicolaci del 10/04/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471004138991{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]Giornalisti, intellettuali, ben pensanti: mi rivolgo a voi, che con la foga dei missionari avete sostenuto, giustificato e plaudito gli «interventi umanitari» contro la Libia di Gheddafi, l'Iraq di Saddam Hussein, la Siria di Assad, consegnando le loro terre al caos e alla furia di tagliagole iperfondamentalisti: voi che avete ricoperto le pagine dei giornali con le menzogne del potere, lasciandovi ancora una volta prendervi in giro, chiedo a voi, sacerdoti del bene universale: come potete pensare oggi di lavarvi la coscienza gridando ai quattro venti gli strali della vostra indignazione per gli innocenti che sono morti mentre fuggivano dalle conseguenze di scelte politiche che ieri avete applaudito e giustificato? Dovreste vergognarvi!

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di Federico Sergio Nicolaci del 02/04/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471009199054{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]Sono atterrato a Creta in pieno agosto, il mese forse peggiore per visitare l’isola dove è nata Europa: ogni giorno, infatti, giganteschi aerei riversano nei due aeroporti internazionali dell’isola migliaia di turisti in maglietta e bermuda, ansiosi di lasciarsi alle spalle il pallore del Nord Europa e immergersi nel sole della più meridionale delle grandi isole del Mediterraneo.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Liliane Jessica Tami del 17/03/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471007223140{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
L’eurogendfor è una superpolizia sovranazionale nata nel 2007 grazie al Trattato di Valsen. Firmato da Francia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Romania e Polonia, tale accordo ha come scopo di reprimere i moti indipendentisti ed anti-austerity che sempre di più stanno scuotendo l’europa.
In Italia, per il momento, ha solo una sede a Vicenza.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Lucia Ambrosio del 16/03/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471005591629{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Chi ha fatto degli studi classici la pietra angolare della propria cultura personale, scolastica o accademica, certamente ricorderà il mito di Europa, figlia del re fenicio Agenore e prima regina di Creta, consacrata al mito greco per la sua liaison con Zeus, se così può definirsi la violenza di cui essa fu oggetto per mano del Dio degli Dei.
Dalla privilegiata, seppur sfortunata, fanciulla ha tratto il nome il nostro Vecchio Continente, e da questo a sua volta l’Unione Europea, che ad oggi costituisce, se non altro in via formale, il più completo e realizzato esempio di organizzazione politica ed economica, fondata sugli insindacabili valori enunciati nei primi articoli del suo statuto[1]: libertà, dignità, democrazia, stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Una grande vittoria, se teniamo a mente gli infelici trascorsi della principessa greca[2]. O forse no.
La crisi del debito sovrano che negli ultimi sei anni si è diffusa a macchia d’olio in tutta l’Unione Europea ci ha abituati a riconoscere ed accettare situazioni che prima d’ora erano considerate a dir poco fantascientifiche: per esempio, il fatto che stati tradizionalmente inseriti in contesti democratici di integrazione politica ed economica potessero rischiare di fallire come aziende insolventi, oppure che il circolo vizioso “austerità imposta dall’alto – piani di salvataggio” potesse imporsi come uno standard sempre valido e giustificato, senza alcuna considerazione del particolarismo politico e delle specifiche prerogative dei diversi stati. La situazione in Grecia è inarrestabilmente degenerata di anno in anno, tra il crollo progressivo degli indicatori economici e alcune modeste illusioni di ripresa, tra recessione e stasi.