[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Giuseppe Baiocchi del 16/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701108354816{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Per noi, che stiamo vivendo dentro gli effetti di un processo di globalizzazione più complesso e contraddittorio di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, il tema che questo architetto porta con se è di particolare interesse.
Dimitris Pikionis (1887/1968) opera e indaga il fenomeno urbano nelle sue più profonde dinamiche, in anni in cui si afferma il primato della sociologia, del funzionalismo e della standardizzazione. Per questo è inizialmente considerato anacronistico.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text]

di Danilo Serra del 15/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470931787326{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Il “progetto antropologico elementare” su cui ha lavorato Arnold Gehlen fin dal 1935 vuole riflettere non solo sulle differenze biologico/adattive che intercorrono tra l’uomo e l’animale ma, a partire da esse, condurci verso ciò che identifica la specie umana e che dona forma al suo abitare il mondo. Il tema dell’azione umana sul mondo naturale diviene così la chiave di volta per comprendere il compito dell’uomo ed il suo esserci.
Der Mensch , pubblicato nel 1940, è stato il testo su cui Gehlen ha fondato la propria antropologia filosofica, interpretando l’uomo come “progetto particolare” della natura. Egli rappresenta un “essere manchevole” (Mängelwesen), carente sotto l’aspetto morfologico di organi specializzati propri della specie e monco di quegli istinti naturali presenti invece in tutti gli altri animali. La naturale carenza umana, tesi già sviluppata dall’antropologia di Johann Gottfried Herder , spinge l’uomo a ricercare nuove alternative che possano consentirgli di reagire in modo sempre diverso e adeguato alle situazioni circostanti. Gehlen, definendo l’uomo come “progetto complessivo della natura”, tende a designare un essere unico nel suo genere, occupante un posto particolare nel mondo, diverso da tutti gli altri viventi, in grado di adattarsi ovunque e, per tale ragione, riprendendo Max Scheler, “aperto al mondo” (Weltoffen).

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text]

di Danilo Serra del 11/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470864624145{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Il concetto di “apertura al mondo” è un concetto derivato dal pensiero di Max Scheler, il quale, in un’opera conosciuta in italiano con il titolo La posizione dell’uomo nel cosmo, risponde alla domanda riguardante l’essere dell’uomo (Che cos’è l’uomo?) affermando: [egli è] «un essere spirituale non più legato alla tendenza e all’ambiente, ne è libero, e perciò aperto al mondo» .

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Giuseppe Baiocchi del 10/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470934122185{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]

Da una esclamazione del grande Louis Kahn si può capire o per lo meno percepire l’essenza della professione di architetto: “La cosa fondamentale dell'architetto non è rispondere alle domande, ma farsi delle domande” e di conseguenza per capirla appieno dobbiamo immergerci nella sua profondità.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Giuseppe Baiocchi del 08/07/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701108037950{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
La parola è un involucro che permette ad un contenuto di viaggiare.
I nostri contenuti, sono delle immagini e in realtà hanno bisogno degli involucri, delle lettere per poter attraversare un certo spazio e arrivare a noi. Le parole sono dei veicoli: hanno un involucro esterno e un contenuto, ma se noi non posizioniamo queste parole su un certo sfondo, quello della cultura nella quale noi siamo educati, le parole non dicono nulla, poiché i contenuti cambiano moltissimo. Oggi l’idea di architettura non è quella di Vitruvio Pollione, ma usiamo la stessa parola.
Le parole, dunque, hanno sempre la stessa duplicità che dovrebbe essere messa sempre in relazione: il loro involucro, rispetto al loro contenuto.
La parola con cui inizia la storia occidentale è una caverna e con la parola architettura noi pensiamo che sia un termine universale, ma non è vero poiché oggi l’architettura bisognerebbe cancellarla e lasciare solo il termine “tettura”.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Danilo Serra del 07/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701910171353{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]

Nelle prime pagine della Lettera sull’«umanismo», Heidegger affronta la questione relativa al compito del pensiero, un compito che risiede nel portare a compimento «il riferimento (Bezug) dell’essere all’essenza dell’uomo» . Questa tensione del “portare a compimento” non indica un produrre o un generare. Il pensiero non produce e non genera nulla. Il pensiero porta piuttosto a compimento: «Portare a compimento significa: dispiegare qualcosa nella pienezza della sua essenza, condurre-fuori a questa pienezza, producere» . Dunque, seguendo questo significato, solo ciò che già è, può essere dispiegato e portato a compimento: «Ma ciò che prima di tutto “è” è l’essere» . Il portare a compimento indica allora un far “av-venire”, un portare alla luce e al linguaggio ciò che già è, ciò che è da pensare. Il pensiero offre il riferimento (Bezug), porta a compimento la manifestatività dell’essere. Nel pensiero, scrive Heidegger, «l’essere perviene al linguaggio» , ossia a quel linguaggio che è la casa dell’essere nella cui dimora abita l’uomo e che ha nei pensatori e nei poeti i suoi autentici custodi. Essi, infatti, portano, più di ogni altro, a compimento la manifestatività dell’essere e, «mediante il loro dire, la conducono al linguaggio e nel linguaggio la custodiscono» . Il pensiero, in quanto porta a compimento, agisce. E lo fa in maniera particolare, ossia rammemorando, ringraziando e custodendo.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Danilo Serra del 05/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470932122802{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]

Un tempo camminava per le vie di Alessandria d’Egitto una donna che, con grande franchezza e coscienza critica, si rivolgeva faccia a faccia ai potenti della città, mostrando loro tutta la sua eleganza e potenza retorica. Tra il IV e il V secolo dopo Cristo, in un’epoca chiamata ad annunciare la fatale caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ha vissuto una delle menti più sagge ed affascinanti dell’intera storia dell’umanità. Il suo nome divenne ben presto una leggenda, un mito, un’icona mondiale della libertà di pensiero e conoscenza: Ὑπατία, Ipazia.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470495202139{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Giuseppe Baiocchi del 04/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701107807065{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
L’eclissi della memoria incombe su tutti noi, minaccia la convivialità civile, insidia il futuro, toglie respiro al presente. La città è la forma ideale e tipica delle comunità umane, l’Italia oggi deve esserne il simbolo supremo, ma se oggi il nostro paese dovesse venire meno bisogna cercare solo in noi stessi: nei politici, nei cittadini e nei tecnici, poiché oggi stiamo perdendo (lentamente, ma inesorabilmente) la memoria della nostra cultura, diventando ostili a noi stessi.  

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Giuseppe Baiocchi del 02/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1705326879169{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Nello scontrarsi gli uomini conquistano territori, conquistano terre, perché l'uomo è "lupo dell'uomo, nemico dell'uomo". Basterebbe per ribaltare questa condizione che l'uomo fosse amico dell'uomo ma la formula opposta ad homo, homini lupus, non è "homo, homini amicus", ma è "Homo homini Deus": ecco la forza del Cristianesimo. Homo homini Deus vuol dire che l'uomo è Dio per l'uomo, perché Dio si è fatto uomo.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Giuseppe Baiocchi del 1/07/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701107947703{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]