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11 dicembre 2016 – Libreria Rinascita, Piazza Roma n°7 – 63100 Ascoli Piceno
Introduce: Alessandro Poli
Interviene: Andrea Fioravanti
 

Il cinema noir possiede una ambientazione prettamente urbana dove la città appare allo spettatore maligna e nello stesso tempo si impone per la sua monumentalità. Il noir ci descrive una società in gran parte priva di spirito comunitario: demistifica un mondo ove si è erosa sia la fede nella lealtà verso un bene comune, sia la fiducia, disattesa, nell’American Dream. Questo genere cinematografico, che accresce la sua diffidenza e critica sociale dopo il crollo di Wall Street, si lega sin da subito all’architettura, se non in senso stretto l’urbanistica: questa è la vocazione e base socio-spaziale del genere e della disciplina, dove l’incontro negato e la mancata realizzazione del naturale bisogno di comunione si discostano dall’ambizione duratura dell’architettura. Spesso nel cinema noir i paesaggi urbani diventano i veri attori assoggettando, attraverso l’ortogonalità e la longitudinalità della prospettiva, i protagonisti, sempre più inseriti in un contesto meccanico e schizofrenico. La crisi del soggetto è quindi uno dei temi centrali e più indagati nel cinema americano dagli anni Venti e fino agli anni Quaranta grazie ai capolavori di grandi maestri quali Friedrich Wilhelm Murnau, Howard Hawks, Fritz Lang, John Huston, Otto Preminger, Orson Welles, Billy Wilder.

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a cura di Radio9
Il presidente della associazione Arch.Giuseppe Baiocchi disserta sull'associazione Das Andere e spiega il programma culturale 2017 "FUTURO-PASSATO. Oltre il già detto". Annunciato anche il prossimo evento che andrà in scena per il 28 Gennaio 2017 a cura del giornalista romano Sebastiano Caputo.

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a cura di Manuel Scortichini
 

Il conte Lev Nikolaevic Tolstoj nasce a Jasnaja Poljana nel 1828, all'interno della personale tenuta di campagna di famiglia. Diviene fin dalla giovane età orfano di madre, insieme ai fratelli e alla sorella e la campagna russa plasmerà la sua infanzia. A quindici anni esplora le letture di Voltaire e Rousseau. Jean-Jacques Rousseau eserciterà sul giovane Tolstoj una prolungata influenza, fino a fargli indossare al collo il medaglione del filosofo ginevrino. Nel periodo della giovinezza - intorno al 1847 -, dopo una bocciatura alla facoltà di lingue orientali e una svogliata frequentazione della facoltà di diritto, lascia l'università e si stabilisce a Jasnaja Poljana con l'intento di rendersi utile ai servi della gleba. Corre il 1851: dopo quattro anni di tormenti e interrogativi sul senso della vita e insoddisfatto dell'esperienza famigliare parte per il Caucaso come sotto-tenente d'artiglieria e ben presto prenderà realmente inizio la sua attività letteraria. Il Caucaso è all'epoca luogo di formazione e d'ispirazione per numerosi scrittori russi tra cui Lermontov alla cui prosa si avvicinano gli scritti di gioventù di Tolstoj, principalmente per le scene di guerra. L'annessione del Daghestan e della Cecenia all'Impero russo zarista generano un conflitto con la popolazione locale, evento che l'autore descriverà nella novella "I Cosacchi". A Sebastopoli durante la guerra di Crimea - in veste di comandante di divisione -, si trova in uno dei più pericolosi posti della città assediata, singolare scenario da cui trae spunto un ciclo di racconti intitolato "Racconti di Sebastopoli" che analizza nuovamente il tema della guerra. La tecnica di raccontare le scene di battaglia tramite la descrizione caratteriale dei personaggi e di sottoporre questi all'interno del conflitto, renderà i suoi scritti unici dove la moralità entra sulla scena letteraria con piena forza.

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21-22 ottobre 2016 - Libreria Rinascita (Piazza Roma n°7 - 63100 Ascoli Piceno)
Introduce: Giuseppe Baiocchi 
Modera: Primo De Vecchis
Intervengono: María Belén Pérez Chada, Dolores Pérez Demaria
Si esibisce: Luigi Travaglini e Luigi Sabbatini
 

Il cortile della frontiera è un seminario interculturale diviso in due sezioni, tenuto da María Belén Pérez Chada, artista e architetto, e Dolores Pérez Demaria, drammaturga e laureanda in Storia. Si tratta di due giovani artiste argentine, che hanno unito le proprie competenze per portare avanti orizzonti di ricerca comune. Attualmente sono concentrate attorno all'indagine urbano-drammaturgica, un tentativo di far emergere esperienze urbane narrative. Il tema del seminario, pur partendo quindi dal preciso contesto argentino, si dirama verso storie a noi vicine, ma spesso dimenticate. Stiamo parlando della grande emigrazione italiana all'estero, un fenomeno vastissimo e articolato, che interessò l'Argentina in varie ondate, dal 1880 circa fino almeno al 1960. Questa storia collettiva complessa e in parte caotica, vissuta da tante famiglie e individui, caduti nell'oblio, viene inquadrata grazie all'analisi perspicace e rapida di una spazialità architettonica ancora presente e visitabile nel contesto della metropoli di Buenos Aires. Si tratta dei conventillos, edifici una volta signorili, situati nella zona vicino al porto (si pensi alla Boca) trasformati poi in abitazioni per immigrati. Lo schema classico del conventillo prevedeva una forma a parallelepipedo, pianoterra e primo piano, con un cortile interno in cui, in comune, trovavano posto i servizi essenziali. Proprio questi umili cortili, animati dai migranti provenienti dall'Italia e dal resto d'Europa, divengono i protagonisti del seminario, che spiega con dovizia di particolari come da quella cultura popolare (frutto di una forte mescolanza anche linguistica) siano nati il tango e altri fenomeni assimilati dalla cultura colta: si pensi alla drammaturgia, ma anche a una certa letteratura "neorealista" in voga negli anni Venti e Trenta del Novecento. Quindi dallo spazio architettonico si passa all'esperienza teatrale di Alberto Vacarezza, autore di tanghi e farse teatrali popolari. Successivamente viene anche affrontato un autore di grande spessore, attualmente rivalutato anche in Italia (dove è stato ristampato e tradotto di recente) ovvero Roberto Arlt, scrittore per certi versi opposto e speculare a Jorge Luis Borges. Roberto Arlt, cronista e romanziere, è stato infatti un grande narratore urbano e ha descritto con sagace perspicacia la vita quotidiana della città negli anni Trenta. Non era l'unico: proveniva da un gruppo chiamato di Boedo, che rivalutava autori russi come Dostoevskij e che si nutriva di idee anarchiche e socialiste (importate non a caso dai migranti). L'osservazione della vita brulicante della città non si può quindi scindere dalla critica sociale, che mette in luce le disuguaglianze e la miseria, ma anche la "disperata vitalità" (per citare Pasolini) del sottoproletariato urbano e persino della piccola-borghesia urbana, resa più povera e cattiva dalla crisi economica del 1929. Nel seminario ad ampio raggio, che vuole fornire una serie di spunti da approfondire, si affrontano anche temi più astratti come il conflitto in atto tra globalizzazione culturale e identità nazionali, meticciato e autonomia delle culture. Come si vede si tratta di temi cocenti nell'attuale contesto italiano ed europeo, che affronta problematiche legate alla sempre crescente crisi dell'unione economica e monetaria europea, la quale si accompagna alla crisi umanitaria dei nuovi flussi migratori, che generano reazioni di stampo populista e identitario. Tuttavia i temi affrontati non evadono dal circuito comparatistico di storia-architettura-arte. Il seminario si terrà in spagnolo. Sarà chiamato a moderare e a tradurre i testi Primo De Vecchis, dottore di ricerca in Letterature comparate e studioso di Roberto Arlt.

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23 settembre 2016 - Corso Mazzini 90, "Biblioteca Comunale Gabrielli" Ascoli Piceno
Introduce: Giuseppe Baiocchi - Alessandro Poli
Intervengono: Danilo Serra, Adelmo Tancredi, Raffaele Mennella
Si esibisce: L'ensemble di chitarre della associazione Chitarristica Picena
 

Il progetto annuale “Costruire Abitare Pensare” vuole esaminare la crisi contemporanea dell’abitare sia in termini teorici generali, ossia ricorrendo alle spiegazioni, alle categorie ermeneutiche e alla presenza dei maggiori pensatori contemporanei, sia focalizzandosi sulla condizione specifica riscontrabile ad Ascoli Piceno, entro un confronto tra patrimonio storico-architettonico cittadino, organizzazione e sviluppo urbano attuale e rispondenza alle esigenze dell’abitare contemporaneo. Tramite la realizzazione d’iniziative dal basso impatto economico (mostre, estemporanee d’arte, convegni, presentazioni di volumi, retrospettive cinematografiche, sonorizzazioni urbane) volte all’analisi delle cause e delle conseguenze che la crisi dell’abitare contemporaneo porta con sé, l’obiettivo di tale progetto culturale è quello di incentivare lo sviluppo del capitale umano riconoscendo il valore incondizionato della persona e il senso della sua crescita, quello di esercitare una funzione “segnaletica” anticipatrice dei problemi, nonché generare valori d’uso culturali, ricadute qualitative in grado di favorire la collaborazione ed il senso di appartenenza alla comunità, incuriosire e costruire una narrazione condivisa in cui ritrovarsi, una storia, un tessuto di idee in grado di unire e far abitare realmente la città.

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Le responsabilità dell'abitare.
23 settembre 2016 - Corso Mazzini 90, "Biblioteca Comunale Gabrielli" Ascoli Piceno
Interviene: Danilo Serra

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09 settembre 2016 - Libreria Rinascita, ore 18.00 - Ascoli Piceno
Introduce: Piero Luciani
Intervengono: Armando Marozzi e Domenico Losurdo
 
Ripensare l’emancipazione dopo le esperienze comuniste. "L'esperienza comunista si è definitivamente chiusa con il crollo del muro di Berlino? Alla sinistra non resta che genuflettersi al capitale e parlare con la lingua del neoliberismo meglio di quanto non faccia la destra? Il più grande e il più radicale dei progetti di emancipazione dei popoli della terra è stato davvero sconfitto senza possibilità d'appello? Ad uno sguardo onesto nel "paradiso" capitalista sembra sopravvivere più di un problema. La storia, anzichè concludersi - come qualcuno avrebbe voluto - continua a officiare il sacrificio di intere popolazioni sull'altare del profitto. Da ciò sorge la legittimità, senza alcun intento apologetico o nostalgico, di elaborare un nuovo concetto di emancipazione. Parlare oggi di comunismo non deve significare un piatto ritorno ad esperienze storiche passate: occorre prendere atto che il comunismo novecentesco è morto, che le sue soluzioni particolari sono fallite, persino in modo tragico; significa invece che in esso vi era una scintilla che vale la pena salvare, non per ripetere il già stato, ma per riprogettare ciò che non si riuscì a costruire. Questa opera propone un contributo neo-hegeliano alla causa dell'emancipazione: tentativo inedito e paradossale sia di rovesciamento materialistico del comunismo di Marx (il cui pensiero è analizzato nel dettaglio - dagli scritti liceali fino a quelli etno-antropologici) sia di critica di principali concetti marxisti. Una nuova idea di emancipazione che passa attraverso una re-interpretazione del pensiero del gigante di Stoccarda".

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10 giugno 2016 – Sala Cola Dell'Amatrice, ore 18.00 – Ascoli Piceno (AP)
Introduce: Giuseppe Baiocchi
Relatore: Luigi Prestinenza Puglisi
 
Invece di continuare a far esplodere le città, con periferie inadeguate, dobbiamo farle implodere, dobbiamo cercare di riassorbire i vuoti urbani provocati dal processo di deindustrializzazione, dobbiamo cercare di recuperare quei “vuoti” provocati dalle aree industriali che si vanno liberando, man mano che la città, crescendo, rende necessario lo spostamento delle attività produttive. L’architetto deve sanare questi vuoti e intraprendere la via della sostenibilità.
Questa battaglia ideologica durerà a lungo, poiché le periferie, ovvero quella parte urbana che possiamo anche chiamare città diffusa, compongono la città del divenire o del “non” divenire. Se questa sfida verrà perduta, l’Italia più di molti altri paesi Europei pagherà un prezzo molto alto. Mediamente l’80, il 90% delle persone vivono in periferia e non ci è nulla di male, se non che il nome periferia sia associata all’aggettivo degradato, lontano, abbandonato, triste e oggi francamente questo non può più essere immaginabile, perché proprio nella periferia risiede il futuro urbano. Questa la grande scommessa. Come primo punto, sicuramente si deve partire dal presupposto di non crearne di nuove per la semplice motivazione della insostenibilità. Oggi si parla spesso di sostenibilità e il nuovo costruito è la prima insostenibilità. Basta con le nuove periferie. Allargare a macchia d’olio le città, per esplosione, significa creare quartieri che devono essere serviti da strade, da impianti, dalla raccolta dei rifiuti, dalle fogne, da molteplici fattori che rendono insostenibile l’urbe stessa, la quale si frammenta, si disperde in forza. Questa aspetto può essere considerato sia tecnico/economico, sia umano: una periferia non connessa si trasforma proprio in una “periferia” come la si può intendere nel suo carattere di mono-funzionalità più becero.