L'evento si è svolto presso la libreria Rinascita, dove il critico cinematografico ha tracciato un'analisi sulla città degli anni quaranta, la quale è radicalmente diversa da quella precedentemente rappresentata: se prima era un luogo fisico da conquistare, pezzo di territorio prestigioso per affermare la propria potenza criminale, durante i quaranta, essa acquista sempre più autonomia, rendendosi entità a sé stante capace di spaesare e dominare l’individuo assoggettandolo ai suoi meccanismi.
Il dott.Poli e il dott.Fioravanti hanno toccato anche il binomio "città e follia": due tematiche che spesso si incontrano nel genere noir perché la prima inevitabilmente genera la seconda ma, con uno sguardo doppio incentrato sulla produzione cinematografica degli anni quaranta e cinquanta.Il trait d’union che lega il cinema noir e l’architettura, se non in senso stretto l’urbanistica, è la vocazione e base socio-spaziale del genere e della disciplina.
L’incontro negato, la mancata realizzazione del naturale bisogno di comunione, ambizione duratura dell’architettura, relegano l’uomo all’universo delle paure e delle aspirazioni inibite, quelle espresse dal noir. Un ringraziamento speciale va - come di consueto - al pubblico, sempre numerosissimo, al quale va il nostro ringraziamento. L'associazione ringrazia l'Ordine degli Architetti di Ascoli Piceno, la Fondazione Carisap e l'università dell'UNICAM per la concessione dei crediti formativi.
L'incontro - presentato dal presidente l'arch.Giuseppe Baiocchi -, ha estrapolato la figura novecentesca del dandy, tra stile, gusto e decadenza operando una vera e propria riflessione sul nichilismo e la perdita del soggetto all'interno dell'epoca contemporanea. ll Sole a Occidente è questo in fondo, un parallelismo tra secoli diversi, governati dagli stessi problemi.
Laddove i valori cadono, la nostalgia incombe; laddove l’uomo non ha più una tradizione, la società crea idoli decadenti, un nuovo che puzza di marcio. Intanto si ammirano le rovine, i segni della trascorsa Bellezza e in questo vuoto esistenziale ognuno salva il salvabile.
Donfrancesco non ha paura di usare tinte forti, cariche. Non scade mai nella volgarità, d’altronde già la modernità è la più sublime delle volgarità.
L'Italia non è stato un paese per dandy, ma per gagà - una imitazione del dandy che abbracciava più l'arte che la vita stessa - poichè il dandismo ha affascinato l'italiano, ma solo in chiave modaiola, ed è stato il suo esatto opposto, poiché il dandy ha creato sempre la Sua moda. La vita del dandy è stata una provocazione vivente alla società ed è per questo che divenne un fenomeno scomodo, soprattutto per l'Inghilterra Vittoriana. Questo movimento è stato una possibilità che ha voluto offrire alla civiltà occidentale una alternativa alla volgarità dell'utile. Nessun dandy è voluto mai essere un esempio, ma oggi nell'epoca del nichilismo, lo è diventato proprio per il suo ideale sulla bellezza e sulla visione di un mondo, oramai inabissatosi nella Gaia Scienza di Nietzsche.
Ospite dell'associazione il giornalista romano Sebastiano Caputo, il quale ha presentato il suo ultimo saggio "Alle porte di Damasco, viaggio nella Siria che resiste". L'incontro è stato presentato dal presidente l'arch.Giuseppe Baiocchi, che ha nel finale gestito il dibattito. Sulla guerra in medio-oriente si sono dette molte notizie errate e l'associazione ha fatto chiarezza con uno dei migliori inviati di guerra sul panorama nazionale.
Prossimo incontro sabato 18 febbraio con lo scrittore Orlando Donfrancesco, il quale presenterà il suo ultimo romanzo: "Il Sole a Occidente".