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di Giuseppe Baiocchi del 10/04/2025

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È innegabile il ruolo significativo della nobile famiglia Batthyány nella storia d’Europa e d’Ungheria nell’ultimo mezzo millennio. Una delle famiglie Batthyány ancora in vita ha sede a Budapest. Abbiamo così effettuato una intervista ad uno degli eredi di questa storica casata, il giovane conte Batthyány Ádám Boldizsár che vive nella capitale ungherese, ed è presidente della “Fondazione Circolo della Gioventù Batthyány”. Il conte Ádám Batthyány, discendente di Lajos Batthyány, il padre di Boldizsár, imparò l’ungherese all’età di cinquant’anni per via della persecuzione comunista nel paese, mentre sua madre Margit Batthyány-Schmidt aiuta nella direzione delle due associazioni di famiglia, tra cui in particolare non si può menzionare il “Programma di istruzione e sostegno per le donne contadine” partito nel 2023. Boldizsár ha due sorelle: la maggiore, Nathalie, vive a Francoforte e lavora nel settore bancario; sua sorella, Kata, lavora a Londra presso la più antica casa d’aste del mondo, la famosa Christie’s; ma un elemento unisce tutti loro: la preservazione delle tradizioni e dei valori del classico nucleo famigliare naturale.

[caption id="attachment_25639" align="aligncenter" width="1100"] A sinistra: Stemma araldico della famiglia presso il palazzo di Budapest in piazza Dísz nr. 3. Il blasone, confermato nel 1481 dal re Ladislao II di Boemia, rappresenta una triplice collina verde in campo azzurro, con una roccia dorata e sopra un pellicano bianco con le ali spiegate che dona il sangue a due suoi nati; sulla collina di destra c’è un leone d’oro che tiene in bocca una spada curva con l’elsa dorata. A destra: Discorso del conte Batthyány Ádám Boldizsár al quarto premio “Fondazione Lajos Batthyány” nel 2023.[/caption]

Prima di addentrarci nell’interessante intervista, il lettore meriterà certamente di acquisire alcuni cenni storici su questa straordinaria famiglia, ancora oggi immersa nella politica sociale ungherese. Se il capostipite della famiglia fu probabilmente un certo Gastaldo Miska (1207 - 27), sarà nel 1398 - con la presa del castello di Batthyán -, che il ramo familiare (precedentemente denominato Eörsi) acquisì il cognome recente. Tra il XV e XVI secolo alcuni membri della famiglia ebbero una certa rilevanza nella vita politica del paese magiaro. Furono i discendenti di Boldizsár e Ferenc (1497 - 1566), a portare alla famiglia il titolo baronale (1628) e successivamente quello comitale (1630). Ancora nel XVII secolo, incontriamo il Capitano Generale del Transdanubio Ádám Batthyány (1662 - 1703): eccezionale comandante ungherese nelle guerre antiturche. Egli cacciò gli ottomani dall’Ungheria e riconquistò del Castello di Buda nel 1686; svolse un ruolo importante nella riconquista di Székesfehérvár e Kanizsa nel 1688 e nel 1690. Nel 1692 sposò la contessa Eleonóra Strattmann, da cui discende il ramo dei Batthyány-Strattmann attuale. Il secondogenito di Ádám, Károly Batthyány, ottenne da Francesco I d’Austria, nel 1769, il titolo di principe del Sacro Romano Impero; spentosi il ramo di Károly, il titolo di conte passò al fratello Ernő Lajos Batthyány – l’ultimo palatino nazionale – e ai suoi discendenti. Spentosi anche questo ramo, se lo attribuì il conte László, con il diritto di continuare il nome di Batthyány-Strattmann. Infine andando avanti nei secoli, tra qualche Primo Ministro e qualche Ministro degli Esteri troviamo László Batthyány-Strattmann (1870 - 1931) modello esemplare di vita per il XX secolo, che ha vissuto una esistenza familiare e religiosa esemplare ed è stato beatificato nel 2003 dal Papa Giovanni Paolo II. Il principe László Batthyány-Strattmann, definito “medico dei poveri” è stato un grande mecenate: ha costruito scuole e sostenuto la ricerca scientifica. Una delle caratteristiche della famiglia Batthyány, è la consapevolezza che l’istruzione, l’apprendimento e lo spirito creativo sono condizioni essenziali per la crescita economica e la stabilità. In ogni generazione dei Batthyány, che per mezzo millennio hanno fatto parte della classe dirigente ungherese, c’è stata una personalità eccezionale che, pur gestendo bene l’enorme ricchezza e il potere di cui il loro rango disponeva, non solo ha servito i propri interessi e quelli della propria famiglia, ma ha anche fatto seri sacrifici per la causa della nazione.

Che effetto fa portare il nome di una famiglia storica nel XXI secolo? Un orgoglio immenso. Sono davvero poche le persone che possono avere un albero genealogico così lungo. È un grande orgoglio avere antenati simili. Allo stesso tempo, è una responsabilità enorme, perché è un nome che quasi tutti conoscono in Ungheria, poiché tra i tanti, almeno un membro della famiglia viene sempre studiato. Ma tutti sanno anche che questa è una famiglia che agisce per la patria ungherese. Ecco perché il cognome non deve essere macchiato e bisogna fare attenzione affinché resti intatto, e tutto ciò è responsabilità della persona che porta quel nome.

Che tipo di rapporto hai con i membri di altre famiglie storiche? Abbiamo relazioni con quasi tutti. Ciò è dovuto in parte alle precedenti relazioni di mio padre e in parte al lavoro attuale di mia madre. Tuttavia, trovo che non ci sia molta coesione tra famiglie aristocratiche, forse perché non esistono problemi importanti, tali per cui queste famiglie debbano agire all’unisono. Inoltre, non credo sia propositivo per il Paese avere delle persone che concentrano le energie del Paese per l’abolizione del decreto del 1947 sull’uso dei titoli nobiliari. Penso che ciò sia nocivo più a loro che a noi. Il blasone, per buona pace del politicamente corretto, è parte della nostra storia. Che ci piaccia o no, rimarrà. Il fatto che ora mi presenti come Boldizsár Batthyány non fa alcuna differenza rispetto al fatto che possa presentarmi come conte Boldizsár Batthyány. Così tutti sapranno chi sono i miei antenati. La cameriera chiama mio padre il “Conte Cacciatore”, lui adora questo soprannome e non se ne è separato più, ma io non potrei mai immaginare di essere chiamato così (sorride).

Cosa significa per la tua famiglia avere già un membro che è stato beatificato e un altro membro è in procinto di esserlo? In cosa consiste questo processo? È un processo interessante. Quando l’ho sentito per la prima volta, non volevo credere che fosse così complicato. Nel caso del mio bisnonno, László Boldog Batthyány-Strattman, morto nel 1931, tutto iniziò negli anni Quaranta. Il processo di beatificazione inizia con la compilazione di un lunghissimo documento sulla sua vita, che viene esaminato in Vaticano. Esiste un comitato speciale per questo, e se questo comitato lo approva, allora si scoprirà un miracolo che potrebbe essere collegato a quella persona. Nel caso del mio bisnonno, ci volle molto tempo, quindi il processo si bloccò per decenni e riprese solo negli anni Ottanta. Il miracolo associato al suo nome era che un bambino che non riusciva a vedere pregava ogni giorno il mio bisnonno affinché riacquistasse la vista. I medici avevano ormai rinunciato alle cure: non gli davano alcuna possibilità di recuperare la vista. Poi un giorno si svegliò e vide. Questo incidente si verificò decenni dopo la morte di László Batthyány-Strattman. Speriamo che per la mia bisnonna, la contessa Maria Theresia Coreth di Coredo e Starkenberg, il processo di beatificazione sia più breve. Ma sono sicuro che sarò ben oltre la mezza età quando lei sarà beatificata. Come è noto, il 19 marzo è iniziato il processo di beatificazione a suo carico, promosso sia dalla diocesi di Szombathely sia da quella del Burgenland.

[caption id="attachment_25679" align="aligncenter" width="1000"] I veri sentimenti cristiani di Ladislao Batthyány-Strattmann si dovevano manifestare nella più grande prova della sua vita, cioè durante la sua grave malattia. Scriveva a sua figlia Lilli dal sanatorio Löw a Vienna: «Non so per quanto il buon Dio mi farà soffrire. Mi dava tanta gioia nella mia vita perciò adesso, a 60 anni, devo accogliere anche i tempi difficili con gratitudine». A sua sorella diceva: «Sono felice. Soffro atrocemente, però amo i miei dolori e mi consola il fatto che li sopporto per Cristo». Il 22 gennaio 1931 Ladislao Batthyány-Strattmann moriva, dopo 14 mesi di gravi sofferenze, a Vienna, in fama di santità e veniva sepolto nella tomba di famiglia a Güssing. Dopo la sua morte veniva invocato da tante persone come intercessore. Perciò l’Arcivescovo di Vienna, insieme al Vescovo di Szombathely, apriva il 30 agosto 1944 il processo per la Beatificazione. Questo processo però cadde poi in oblio. Grazie all’iniziativa del Vescovo di Eisenstadt, DDr. Stefan László, il processo veniva riaperto nel 1982. Il giorno 11 luglio 1992 il Santo Padre dichiarava che Ladislao Batthyány-Strattmann aveva praticato le virtù cristiane eroicamente. Nel 1989 avveniva un miracolo per intercessione del Servo di Dio Ladislao Batthyány Strattmann: un paziente che soffriva di un cancro insanabile veniva guarito in modo scientificamente inspiegabile. Questa guarigione veniva esaminata dettagliatamente e, dopo 12 anni, dichiarata autentica da una commissione di medici e teologi. Finalmente la Beatificazione veniva fissata per il 23 marzo 2003 a Roma. Il Dott. Ladislao Batthyány-Strattmann ha perfettamente realizzato nella sua vita il proprio motto: fidelitate et caritate.[/caption]

Cosa significa per te il percorso di vita dei tuoi bisnonni? Potrei esprimere lo stesso orgoglio di cui parlavo prima. Allo stesso tempo, non sono mai stato interessato ad intraprendere una carriera nel settore sanitario. Ho sempre saputo che volevo proseguire nella direzione dell’economia e della vita pubblica. Tuttavia, tutto l’amore e l’accettazione che i miei bisnonni mi hanno dimostrato, hanno avuto un impatto sull’atteggiamento di tutti i membri della mia famiglia. Siamo stati cresciuti per fare ciò che sappiamo fare meglio, e quanto sia importante essere il più onesti possibile in un determinato ambito. Abbiamo portato con noi anche la responsabilità di trattare al meglio le persone che incontriamo e di sfruttare al meglio ogni momento.

Quale ruolo sociale svolge oggi la tua famiglia? Inizierei con mio padre, Ádám Batthyány, che è il più anziano. È nato nel 1942 a Budapest, Ungheria. Vivevano nel castello di Körmend. Trascorse i primi tre anni della sua vita in Ungheria, da nobile bambino, nel castello principesco di Körmend. Nel 1945 dovette lasciare il paese perché la nobiltà era perseguitata dal nuovo regime comunista. Fu agricoltore e banchiere per tutta la vita e ha alle spalle una vasta carriera professionale. Ma già prima del cambio di regime, durante il periodo di distensione, sentiva che doveva tornare in Ungheria perché lì aveva del lavoro da fare. Mi ha detto più volte che è stato dopo il 1945, trascorse una notte su un treno in Ungheria senza poter scendere, perché in tutti quei decenni un Batthyány non poteva mettere piede nel paese! Ma torniamo all’epoca del cambio di regime. Fu allora che József Antall (1932 - 93) lo contattò, dicendogli che voleva fare una colletta per gli ungheresi in Transilvania. Chiese a mio padre di usare la sua rete di contatti nel mondo finanziario per trovare sostenitori che avrebbero sostenuto gli ungheresi in Transilvania con una somma economica maggiore. Mio padre, una volta appoggiato il progetto, chiese a József Antall di aiutarlo a finanziare la sua campagna e fu così che iniziò la sua campagna come sostenitore di Antall, coinvolgendo molte persone che volevano creare un liberalismo di stampo conservatore, per una nuova Ungheria borghese.

[caption id="attachment_25650" align="aligncenter" width="1000"] Il castello di Körmendi, noto anche come castello Batthyány-Strattmann, si trova a Körmendi, nella contea di Vas. Fu costruito in stile classicista nel centro di Körmend, nel 1730-45 a sud di Szombathely, vicino al fiume Rába. lavori del XVIII secolo modificarono nuovamente la facciata esterna, aggiungendo un altro piano alle ali residenziali, un tetto mansardato e un enorme balcone poggiante su sei colonne sopra l'ingresso, secondo i progetti dell'architetto italiano Felice de Allio.[/caption]

Come sono stati i primi anni dopo il tuo ritorno? Dopo che Antall vinse le elezioni, mio padre divenne il suo principale consigliere economico e ambasciatore itinerante. Tra i due esisteva un rapporto di lavoro quotidiano. Anche la Fondazione Batthyány Lajos è frutto del lavoro di entrambi. Ancora oggi mio padre è il presidente onorario della fondazione. È interessante che József Antall volesse che mio padre fosse il primo presidente della fondazione, cosa che alla fine non funzionò perché lui non parlava ancora ungherese. Il motivo era che sua madre era una ragazza di Windisch-Grätz, il cui antenato era stato comandante in capo delle truppe Imperiali e Regie austroungariche durante il periodo della guerra d’indipendenza ungherese del 1848-49. Crebbe con la convinzione che in casa non fosse consentito parlare ungherese, per fedeltà all’Imperatore austriaco. Ma lui perseverò, imparò bene il magiaro e fece molto per garantire che l’Ungheria intraprendesse la strada dello sviluppo, sia economico che culturale, dopo il cambio di regime. Fece molto per garantire che l’Ungheria intraprendesse la strada dello sviluppo, sia economico che culturale, dopo il cambio di regime.

Anche sua madre, Margó Batthyány-Schmidt, non è sconosciuta nella vita pubblica. Nel 2015 mio padre ha fondato la Fondazione ungherese Batthyány, di cui mia madre è presidente del consiglio di amministrazione. La fondazione si impegna a preservare l’eredità di Batthyány e a trasmetterne i valori. Inoltre, dal 2013, dirige anche l’Unione delle donne ungheresi, anch’essa riconosciuta a livello internazionale e organizzazione partner dell’ONU. La sua missione principale è quella di rivolgersi alle donne rurali e di rafforzarle. Lontana da ogni forma di femminismo, l’associazione trasmette il messaggio con cui sono d’accordo, ovvero che l’uomo e la donna insieme formano un tutt’uno, ma i due ruoli sono separati l’uno dall’altro. Mia sorella Kata e io siamo coinvolti nelle attività di queste organizzazioni fin dall’infanzia. L’ispirazione ricevuta dai miei antenati e queste esperienze mi hanno spinto anche verso l’impegno sociale.

[caption id="attachment_25651" align="aligncenter" width="1000"] Al centro il conte Ádám Batthyány, In secondo piano da sinistra a destra: Margit Batthyány-Schmidt, Batthyány Ádám Boldizsár e la sorella minore Kata.[/caption]

Durante il suo viaggio in Ungheria, Papa Francesco ha visitato la casa per ciechi del Beato Batthyány-Strattmann László. Cosa ha significato questo per la tua famiglia? Siamo anche colmi di immenso orgoglio per questo riconoscimento, in quanto ogni ungherese è stato orgoglioso di questo. Il fatto che il Santo Padre ci abbia visitato due volte in un breve lasso di tempo dimostra che egli vede e sà che l’Ungheria è un Paese che può fungere da esempio positivo per una vita cristiana in relazione agli altri paesi europei. Rispettiamo le nostre radici cristiane, possiamo praticarle e persino esserne orgogliosi e abbracciarle con coraggio. Oggi in Ungheria essere cristiani è un vantaggio, non uno svantaggio, come in molti altri paesi. A maggio, la mia famiglia ha fatto una visita speciale in Vaticano per il 20° anniversario della beatificazione del mio bisnonno e abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il Papa.

Cosa provi nella tua fascia d’età: quanto i giovani sono ricettivi rispetto alla conservazione delle trazioni organiche e archetipe? Penso che nella mia fascia d’età ci siano sempre stati giovani conservatori, ma esprimono meno le loro opinioni in pubblico. La responsabilità nel rappresentare la mia famiglia, come già detto, è grande per la vita sociale e politica di questo paese e avere una storia lunga, non dà ci fa vivere sugli allori, ma ci deve far capire come la storia deve continuare sempre nella correttezza che il passato ci ha trasmesso. Di contro, la mia esperienza personale rappresenta un cambiamento per l’intero Paese. Penso che dobbiamo lasciare che le persone della mia età e quelle più giovani di me si classifichino secondo un’idea basata sulle loro esperienze e sul loro modo di pensare. Non si deve mai forzare nulla, perché è decisamente controproducente. Nei momenti difficili, spesso penso a cosa avrebbero fatto i miei antenati e traggo forza dalle loro azioni. Oltre a tutto questo, spero di avere in un certo senso del dovere nel cercare di continuare ciò che la mia famiglia ha fatto per più di cinquecento anni, vale a dire, devo lavorare per proteggere e realizzare gli interessi della nazione ungherese. Ecco perché, fin dal liceo, ho capito che non vorrei mai lasciare definitivamente il mio Paese e che, se mi trovo all’estero, dovrei rappresentarlo nel modo più degno possibile. Naturalmente ognuno vive questa esperienza in modo diverso. [caption id="attachment_25661" align="aligncenter" width="1000"] I membri della famiglia Batthyány organizzano regolarmente incontri al castello di Güssing in Austria.[/caption]

Futuro-Passato, oltre il già detto. L’aristocrazia che ruolo ha oggi e quali valori continua a conservare? Anche se la nobiltà ha avuto un ruolo molto importante nella nostra storia nazionale, oggi stesso un’altra élite politica ed economica decide le sorti del paese, ma – così come nel passato – se la maggioranza della popolazione si oppone, può esprimere una resistenza particolarmente forte, quindi l’ultima parola spetta sempre al popolo. Nella seconda metà del XX secolo furono fatte molte azioni per stroncare sul nascere l’orgoglio storico della nazione ungherese. Ma sono felice di vedere che all’epoca i nuovi “valori” dei totalitarismi furono fallimentari, perché imposti contro la volontà del popolo e oggi possiamo vivere in un Paese che rispetta e onora le grandi famiglie della sua nazione e i suoi principi cardine: Dio, Patria, Famiglia, così come accadde in passato.

Cosa c’è da sapere sul Circolo dei Giovani Batthyány? L’idea del Batthyány Youth Circle è nata nel dicembre 2021 insieme al prof. Tamás Dezső, l’attuale presidente della Fondazione Batthyány Lajos. Come primo passo, ho radunato tra i miei conoscenti alcuni giovani che ritenevo capaci di svolgere un lavoro di organizzazione comunitaria e credibili nel farlo. Abbiamo dichiarato fin dall’inizio che il nostro obiettivo principale è quello di avere una comunità di giovani con idee simili alle nostre, sui valori tradizionali riconducibili alle radici europee. Un luogo del pensiero per scambiarsi visioni politiche diverse, dialogare e ragionare insieme. Fin dall’inizio, uno dei nostri obiettivi principali è stato quello di eliminare dalle bolle di opinione la fascia di età compresa tra i 16 e i 35 anni. Una delle prime parole di Tamás Dezső durante il processo di pianificazione è stata: “Non importa chi sostieni, vivi in una bolla di opinione imposta da sistemi esterni”. Ecco perché nei nostri programmi poniamo domande che sono domande reali che interessano e riguardano non solo noi, ma credo la maggior parte del Paese, la maggior parte della popolazione, e a cui spesso non è facile rispondere. Nel prossimo futuro vorremmo che quante più persone possibili prendessero conoscenza delle nostre attività e partecipassero ai nostri eventi.

[caption id="attachment_25676" align="aligncenter" width="1000"] Il Dott. Tamás Dezső è Direttore del Migration Research Institute, storico, antropologo e professore universitario. Dal 2001 è stato Professore Associato presso il Dipartimento di Assiriologia ed Ebraismo dell'Università di Scienze Applicate ELTE, Vicedirettore dell'Istituto di Studi Antichi e successivamente Vice Preside della Ricerca presso la Facoltà. Dal 2006 al 2015 è stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Eötvös Loránd ed ex Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Pubblica Tempus. Dal 2014 ha effettuato otto visite nel Kurdistan iracheno, durante le quali ha condotto ricerche archeologiche e sul patrimonio culturale, ha indagato la situazione dei cristiani perseguitati e ha visitato le linee del fronte nella lotta contro lo Stato Islamico in sei occasioni. Ha recentemente pubblicato diverse analisi sugli aspetti migratori della popolazione e sulla situazione della sicurezza in Medio Oriente.[/caption]

Sta sponsorizzando il progetto culturale? Sì, ora che operiamo come fondazione da diversi anni. Stiamo cercando candidature da persone di età compresa tra 16 e 35 anni che pensano in termini di fede in Dio, patria e famiglia. Vogliamo diventare una sorta di organizzazione ponte tra Fidelitas e i giovani che praticano la dottrina sociale della Chiesa. Oltre al CV e alla lettera di motivazione, ai candidati verrà richiesta anche una raccomandazione da parte di un membro attuale. Oltre a tutto questo, stiamo estendendo la costruzione alle università, creando organizzazioni studentesche presso Corvinus, Pázmány e l’Università del servizio pubblico. Aumenteremmo l’attrattiva delle organizzazioni studentesche offrendo a chi vi aderisce una sorta di opportunità di carriera, con tirocini e opportunità di lavoro; inoltre, per un certo periodo di tempo, gli studenti universitari potrebbero diventare membri della Fondazione Batthyány Youth Circle e del Batthyány Youth Circle. I nostri piani a lungo termine prevedono che la comunità che abbiamo creato si espanda, sia in grado di rappresentare la propria posizione e, in seguito, di acquisire un proprio potere di advocacy. Dicono che saremo il prossimo partito politico, ma non è questo l’obiettivo: il focus è avere una cittadinanza consapevole dei problemi nazionali, europei che faccia sempre l’interesse del nostro Paese, ricordando il motto di famiglia: fidelitate et caritate.

     
 
 
 
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