[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di  Francesco Di Turi del 04/08/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470932223359{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Cosa significa fare i conti con la crisi del Soggetto? Cosa significa «crisi del Soggetto» nel senso di dissoluzione della metafisica in quanto decentramento e smottamento del punto di appoggio fondamentale, del fondamento sul quale e intorno al quale è venuto a costituirsi il «discorso filosofico della modernità»? Quando la struttura stessa di ogni categorizzazione a partire dal principio inconcusso che, per strati archeologici, appare sotto le vesti di Idea o di energheia al culmine greco della filosofia, di Summum bonum, Summum ens teologico, quindi di Soggetto rappresentante al principio della modernità, di Sostanza, Causa Sui in Spinoza? Passando per l’Io penso di Kant; o ancora in forma di Spirito come Soggetto Assoluto in Hegel fino alla sua estrema propaggine, vale a dire nella forma della Volontà di Potenza in Nietzsche?
A partire dalle radici greche del fenomeno si fa risalire la nascita del Soggettomoderno a Cartesio. Il Soggetto, a partire da Cartesio e via via fino alla sua dissoluzione nietzscheana è il luogo in cui l’autocomprensione dell’uomo moderno si riduce innalzandosi fino alla persuasione di poter assoggettare a sé tutto il conoscibile, tutto il reale, tutta la verità.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text]

di Francesco di Turi del 03-08-2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1705246931831{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Cominciamo in via provvisoria con il localizzare il nichilismo nella storicità europea attraverso due nodi interni ad esso che determinano le sue tre direttrici di senso storiche.
Che cos’è «nichilismo»? Nichilismo è l’erosione del senso, l’impossibilità dello stesso domandarsi il «perché» delle cose. L’inutilità e l’illusione che la domanda sussista. Nichilismo non è semplicemente il fatto, già di per sé stesso inquietante, della mancanza di una possibile risposta al «perché» ma, più radicalmente, è la stessa insensatezza della domanda, la sua interna natura dialettica. Questa è un’accezione precisa di nichilismo e pur tuttavia non l’unica; più precisamente essa è la forma che il nichilismo europeo assume solo con Nietzsche e dopo Nietzsche ma non necessariamente in Nietzsche, è il luogo in cui il nichilismo precipita in se stesso facendosi assoluto nel senso rigoroso della nozione. La condizione della possibilità di un simile precipitare assoluto del nichilismo ha nome Immanuel Kant.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470866407403{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 02/08/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470932542705{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Tutti i movimenti della storia compreso quello in corso, e a maggior ragione le soglie che discriminano le epoche storiche, sono eventi che agiscono sulle strutture psichiche consce e subconsce dell’individuo e delle comunità a cui esso appartiene. Il riflusso storico attuale che caratterizza pressoché tutte le culture globali e che proviene da differenti situazioni storiche analogiche passate e dissolte, determina un rifluire, un riemergere carsico anche delle condizioni psichiche consce e subconsce delle situazioni storiche che ritornano.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 01/08/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1706452367738{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]

Diceva Hegel che l’ovvio, proprio perché tale, resta sempre non conosciuto poiché assunto come mero dato senza pensarlo. Se nelle cose della filosofia quasi sempre ciò che è ovvio è anche fragwürdig, ossia «degno di essere domandato»; nei suoiarcana, questo stesso ovvio diventa das Fragwürdigste, «la cosa fra tutte che è più degna di domanda». E cosa c’è di più ovvio sul piano storico di affermare che l’uscita da un conflitto qual è stato la Seconda Guerra Mondiale sia stata un’uscita con conseguenze profonde per tutta l’Europa e non certo solo per la Germania? Quindi, proprio perché cosa ovvia e proprio perché prendiamo sul serio Hegel, c’è da chiedersi se siamo davvero sicuri di aver già meditato a sufficienza cosa è stato per l’Europa lo scontro tra le tre ideologie più potenti della storia: il liberalismo-democratico, il comunismo e il fascismo-nazionalsocialismo. Tre ideologie legate a doppio filo al senso stesso della filosofia occidentale la quale si pone nei loro confronti come madre.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470986041836{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Esiste un popolo, in realtà è più un crogiolo di popoli storicamente uniti, che ha lo strano ed unico destino di essere pienamente europeo e pienamente asiatico in un sol tempo; parliamo della Russia naturalmente. Il mondo storico russo poi, ciò che ruota intorno come un cardine allo «spirito russo», certo non si limita semplicemente all’interno degli immensi confini politici dell’attuale Federazione che, già di per se stessi, costituiscono un vero e proprio continente che si estende dagli Urali alla Kamchakta sull’asse est/ovest, e dai molteplici Mari del Nord al Mar Nero e all’Asia più profonda interamente tagliata a metà su quello Nord/Sud. La sfera d’influenza russa infatti parla a tutto il mondo slavo aspirando anche, cosa tutt’altro che secondaria nella nostra nuova epoca, alla leadership politico-religiosa all’interno dell’Ortodossia, e ciò in virtù della posizione di Mosca quale terza Roma naturalmente legittimata alla guida delle autocefale e litigiosissime chiese nazionali ortodosse.
Nel corso della sua lunga storia, ma soprattutto a partire dalla svolta occidentalista fondamentale impressa da Pietro I il Grande (1682-1721), il mondo storico russo è stato un Giano bifronte assorbendo e rielaborando alla luce della propria anima tutto ciò che proveniva dall’Asia e dall’Europa. La dialettica Est-Ovest, Europa-Asia, che fonda il russo, lo pone oggi quale uno dei massimi interpreti e protagonisti del nuovo mondo storico figlio del riflusso in atto. Tuttavia oggi, la Russia, non ha semplicemente la possibilità di ripensare la propria storia in termini propositivi al fine di plasmare il suo domani ma, alla luce della crisi radicale e profonda dell’Europa che, come già detto, non riesce a fare strutturalmente altrettanto, si candida di diritto e di fatto come l’unica vera Potenza che (oltre alla Chiesa di Roma e, forse ma solo forse, alla Germania) può realmente «salvare» il mondo storico europeo dalla sua dispersione, dalla sua Selbstvernichtung.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701915108964{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Così come, infatti, il neoconservatorismo USA credette di forzare bellicamente l’instaurazione della forma democratica nei territori mediorientali, allo stesso modo, ma politicamente poiché già «giardino dell’Impero», il nuovo spazio europeo ormai riunito di fatto dal venir meno dell’altro polo, fu prima consolidato con la nascita dell’Unione Europea (1993), quindi gradualmente espanso non senza essere prima preceduto dalla ben più strategicamente rilevante annessione militare alla Nato di molti paesi ex Patto di Varsavia, a cui, infine, è seguito il sempre maggiore e graduale «allargamento» alle strutture istituzionali della UE.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471002220780{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Europa, uno spazio culturale che per storia e convenzione attribuiamo all’«occidente»; anzi, che questo stesso occidente fonda.
L’Europa, uno pseudo-continente che agli occhi di un cinese deve sembrare soltanto e a ragione una modesta appendice dell’Asia, sembra ormai incapace di capire e vivere gli elementi accennati in conclusione dell’ultimo articolo, in positivo e in negativo.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern" css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text css=".vc_custom_1470986972611{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]Forse il fatto che più desta stupore ai nostri occhi occidentali è quello di dover riconoscere che il sistema di potere dello Stato islamico sui territori in cui opera presenta un carattere socialmente riconosciuto, giuridicamente rispettato nella sua legittimità e, soprattutto, condiviso nelle sue aspirazioni politiche, storiche ed escatologiche; ognuno di questi fattori contribuisce sia a rendere il califfato tutt’altro che inviso alle popolazioni ad esso sottomesse sia ad essere guardato con indubbia simpatia nelle sue pretese e azioni da un’alta percentuale delle popolazioni arabo-sunnite mediorientali. Dal canto suo, il sistema della propaganda occidentale offre una narrazione degli eventi mediorientali che omette di far risaltare queste componenti decisive sul consenso preferendo marcare l’altro elemento fondante di Isis, quello della violenza, delle azioni di stampo terroristico di portata globale o la sistematica pulizia religiosa e culturale dei territori ad esso soggetti. In occidente, insomma, manca una seria presa di coscienza pubblica e soprattutto politica sulla reale portata di questa minaccia che non si limiti semplicemente a liquidarla come distorsione ideologica di una religione che esercita un potere feroce – ma pur sempre valutato come residuale e provvisorio – nei confronti di una popolazione considerata esclusivamente come da esso vessata ed intimorita.

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1701915410659{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Quando si parla di “storicità” un termine che riprendiamo da Heidegger, intendiamo nient’altro che la concentrazione attiva e sempre operante di tutte le esperienze che forgiano un determinato popolo, uno specifico individuo nella sua irripetibile unicità, o una particolare comunità religiosa. Essa è cosa diversa dalla mera «storia» di ognuno di essi. É per questo che nei contributi pubblicati si usa questo termine in alcuni contesti. Lo «storia di un popolo», infatti, così come il suo studio, è solo un passato messo a disposizione di ognuno, o per intrattenere la curiosità di qualche studioso, o perché si accresca qualche nozione e conoscenza astratta sulle vicende di quel determinato popolo. La «storicità di un popolo», al contrario, non è mai declinabile come «studio», non è qualcosa che possiamo maneggiare con le nostre mani e le nostre menti; essa è carne viva, agisce al di là di ogni volontà di manipolazione e non ha nulla a che vedere con la conoscenza, la cultura o il sapere; è, semmai, un fenomeno che sempre accompagna le individualità e le comunità. Verso di essa ciò che conta non si valuta sul piano della conoscenza bensì su quello dell’adesione o meno al senso di questa «storicità».

[vc_row css_animation="" row_type="row" use_row_as_full_screen_section="no" type="full_width" angled_section="no" text_align="left" background_image_as_pattern="without_pattern"][vc_column css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_separator type="normal" color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]

di Francesco Di Turi del 30/06/2016

[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471003586829{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Il ritorno quali tratti dominanti degli elementi identitari e, diciamo pure, tradizionali, non è un semplice fatto che riguarda alcune nazionalità o la maggior parte di esse. Quello in atto è un vero e proprio rivolgimento storico che sta riplasmando l’intero globo. Per usare un linguaggio hegeliano, oggi più che mai appropriato, diciamo che è uno snodo nella storia dello Spirito che si scrolla di dosso il vecchio mondo per crearne uno nuovo dai caratteri inediti e pur tuttavia figlio di ciò che abbandona.
Questa marea di ritorno del fattore culturale è ormai un fatto più che assodato, tanto che alcuni autorevoli studiosi di diverse discipline hanno rilevato fin dal principio questa tendenza fondamentale, collocandola storicamente, e a ragione, allo spartiacque costituito dal dissolversi della Cortina di ferro.