[vc_row css=".vc_custom_1470495202139{padding-right: 8px !important;}"][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470758738010{padding-bottom: 15px !important;}"]Gli amanti si baciano sempre[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Giuseppe Baiocchi del 16/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470769074643{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Tutta la ricerca pittorica e il pensiero di Magritte sembrano essere condizionati da un shock in adolescenza: aver visto la madre annegata, tirata fuori dal fiume e non aver potute vederne il volto, ma il corpo e la testa coperti da un lenzuolo. E' evidente che se in chiave freudiana lui pensa a quel momento lo riproduce anche quando racconta una cosa diversa (è chiaro che nell'amore il riferimento alla madre c'è sempre) c'è un edipismo naturale e quindi si può pensare che la madre ritorni anche qui, dove noi vediamo un bacio. E' il bacio di un epoca, in cui fra gli esseri umani c'è un impossibilità di comunicare. Qualche anno dopo Antonioni (il registra) farà dell'incomunicabilità la sua poetica.  

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Questo è l'antefatto: siamo nel 1928 e da qualche anno Magritte aderisce al surrealismo, ultimo movimento d'avanguardia del 1924. Gli Amanti sono dipinti male, non possiamo considerarlo un buon dipinto (come gran parte dell'arte moderna), ma è molto chiaro e perfino didascalico e Magritte dice guardando il suo interlocutore: "i miei occhi hanno visto il pensiero per la prima volta" e possiamo dire che Magritte è un pittore che non dipinge la realtà, ma i pensieri degli uomini e i sogni degli uomini e tra l'altro dice anche: "c'è un interesse nel ciò che è nascosto e in ciò che il visibile non ci mostra" quindi è chiaro che qui c'è qualcosa che è nascosto: sono un uomo con la cravatta e una donna che si baciano nel pensiero di baciarsi.   10314611_574361446012311_8313801046666786040_n
Ma questo è il punto di arrivo di una serie di opere che è interessante vedere: Il Bacio di Hayez dove nel quadro romantico del 1859 (un attimo prima che Hayez diventasse il pittore dell'unità d'Italia) rappresenta un'Italia di due amanti che producono un modello che è quello dello Stil Novo, quello di Dante e Beatrice, ma anche in questo caso l'amore è così forte, che inconsapevolmente e non per una ragione di pensiero o filosofica non si vedono i volti: i due si baciano e in qualche modo il bacio diventa un fatto interiore.  
10313037_574361769345612_3371002097200841837_n   Passa qualche anno e dal bacio di Hayez passiamo al Bacio di Klimt: anche qui siamo un'attimo prima di qualcosa, del futurismo, delle avanguardie (1907/1908, il futurismo nasce nel 1909) e qui non c'è avanguardia, c'è un mondo bizantino che rinasce, c'è il mosaico e l'idea di questi corpi che sono uniti in questo motivo decorativo, non hanno profondità, si vedono appena le gambe e anche in questo caso il volto di lei è quasi esibito come il sacrificio e il viso maschile non si vede.

Arrivando a pochi anni fa un autore d'avanguardia Maurizio Cattelan (che ha fatto molte cose divertenti e discutibili), con il marmo di Carrara ha creato una scultura in cui la morte domina la nostra mente (alluvioni, stragi, terremoti, guerre) dunque vi sono dei corpi, coperti da un sudario: in questo caso l'opera resiste al tempo perchè l'ha realizzata in marmo di Carrara e non è più idea, ma diventa corpo e il corpo del divenire non è altro che quello dell'opera d'arte e il corpo reale non si vede, ma lo intuisci e quindi in qualche misura questa opera di Cattelan è figlia di quella di Magritte e rappresenta qualcosa che sta dietro alla realtà: tutto il surrealismo è in realtà questo, perchè quando noi sogniamo, mentre nella realtà le nostre azioni sono determinate dalla ragione (quindi so quello che farò, so dove andrò) il sogno mi prende e non sopporta imperativo. Ci sono alcuni verbi come amare, non puoi ordinare ad uno di amarti, sognare (non puoi ordinare di farlo) però quel sogno ti prende ed è più forte di te: ed è come se questo bacio degli Amanti di Magritte avesse la caratteristica di un bacio sognato di cui il pittore rappresenta non quello che la realtà è, ma quello che può accadere contro la sua stessa volontà.

[vc_row css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470925939377{padding-bottom: 15px !important;}"]USA e Cuba: storia infinita[/vc_column_text][vc_separator css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Davide Quaresima del 16/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1480151127913{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]Sono giorni importanti quelli che stiamo vivendo. Sono i giorni che segnano un passo ulteriore riguardo la famosa “distensione” di cui si parlava molto tempo fa; e che ora è molto più reale. Stiamo parlando della riapertura dei rapporti diplomatici ed economici tra due stati (USA e Repubblica di Cuba) che hanno segnato uno dei momenti più celebri della Guerra Fredda. [caption id="attachment_2581" align="aligncenter" width="1024"] Fidel Alejandro Castro Ruz[/caption]
Tutti sono perfettamente a conoscenza di cosa è accaduto, ma le tensioni tra queste due realtà così diverse ammontano a molto tempo fa, molto prima della “crisi dei missili”. Cuba, infatti, alla fine dell’ottocento era uno dei tanti possedimenti del decrepito impero coloniale spagnolo. Il governo di Madrid non era molto amato nell’isola, anzi, sommosse e tumulti erano all’ordine del giorno e le risposte dello stato europeo, come ci si poteva aspettare, furono molto violente. L’unica speranza dei cubani era quello di un intervento di una qualche potenza in grado di liberarli e renderli finalmente indipendente, e la vicinanza degli Usa (in quel momento molto più interessati ai fatti di casa loro piuttosto che del Vecchio Continente) poteva essere d’aiuto.
Dopo una campagna giornalistica violentissima che incitava all’intervento, gli Stati Uniti nel febbraio del 1898 decisero di mandare nella zona il Maine a scopo ricognitivo. Purtroppo, la corazzata esplose a largo di Cuba provocando la morte di 266 americani. La guerra ispano-americana era iniziata.
[caption id="attachment_2582" align="aligncenter" width="1000"] Affondamento della USS Maine, 1898[/caption]

Durò solo qualche mese e la vittoria americana fu scontata. Vennero firmati armistizi tra i due stati e, fra i due contendenti, Cuba poteva festeggiare la sua (falsa) indipendenza.

[caption id="attachment_2583" align="aligncenter" width="1000"] La caduta di Santiago di Cuba nel 1898.[/caption]
Difatti il controllo statunitense sull’isola fu pressoché totale. Si passava da una dipendenza economica (investimenti massicci nell’industria della canna da zucchero, bene primario dell’isola e motivo di scontro anche sessant’anni dopo) ad una soggezione politica importante con l’introduzione del diritto per gli Stati Uniti, fissato all’interno della costituzione cubana, di poter intervenire nell’isola ogniqualvolta essi ritenessero necessario per la sicurezza degli abitanti.
Come si può ben capire la tensione rimase altissima per molto tempo e gli scontri che avevano caratterizzato l’isola nei confronti degli spagnoli adesso si rivolgevano contro gli americani. Ormai, nel 1952, si poteva parlare tranquillamente di dittatura con Fulgencio Batista che, d’accordo col governo statunitense, stava cercando di trasformare Cuba in una nuova Las Vegas.
Non è difficile comprendere perché, nel 1956, i rivoluzionari guidati da Fidel Castro e da Ernesto “Che” Guevara decisero di insorgere, riuscendo ad abbattere il governo di Batista nel 1959.
[caption id="attachment_2584" align="aligncenter" width="1000"] Fidel Castro e Ernesto Guevara de la Serna[/caption]
Castro iniziò a promuovere riforme che colpivano gli interessi economici americani sull’isola e la risposta statunitense fu il boicottaggio nei confronti della produzione della canna da zucchero (principale risorsa dell’isola). Fu a seguito di questa azione che il governo cubano decise di avvicinarsi alla potenza sovietica, allora la principale nemica degli USA e unico stato in grado di tenergli testa. L’avvicinamento si tradusse in aiuti economici (l’URSS si impegnava ad acquisire lo zucchero cubano a prezzi superiori a quelli di mercato) e cambiamenti politici a sfondo socialista (nell’isola venne imposto il regime a partito unico).
Nel dicembre dell’anno successivo venne eletto presidente il democratico John Fitzgerald Kennedy. Di origine irlandese, primo cattolico alla Casa Bianca, Kennedy seppe infondere nel popolo americano nuova speranza e freschezza (con i suoi 44 anni era il presidente più giovane della storia americana). La sua celebre politica della “nuova frontiera” mirava alla creazione di un paese più egualitario senza distinzioni razziali (ancora oggi fortemente presenti) con forti investimenti nel settore aereospaziale. In politica estera, invece, si trovò immediatamente di fronte al problema cubano, di difficile risoluzione.
Kennedy ritenne più opportuno seguire due vie: soffocare economicamente il governo castrista e promuovere inoltre una spedizione militare sull’isola con il compito di far insorgere la popolazione contro la sua nuova autorità. Lo sbarco avvenne nella famosa “baia dei porci”, ma si risolse in un nulla di fatto. Gli USA si erano spinti troppo oltre e l’URSS colse l’occasione per avvicinarsi ancora di più verso il suo nuovo alleato, riuscendo addirittura a convincerlo a posizionare delle basi di lancio per testate nucleari sull’isola. Gli Stati Uniti vennero a conoscenza del pericolo nel loro “cortile di casa” e come unica seria risposta decretarono un blocco navale contro Cuba. Ci si trovò sull’orlo di un conflitto nucleare per sei giorni che rimarranno per sempre nell’immaginario di tutti (16-21 ottobre 1962), poi, il cedimento di Kruscev fece sì che le basi venissero smantellate e una prima distensione poté essere annunciata. L’embargo verso l’isola però rimase, e anche a lungo.
[caption id="attachment_2585" align="aligncenter" width="1000"] "La crisi di Cuba" 1962[/caption]
Nel dicembre 2014 il presidente americano Barack Obama ha ufficialmente riaperto la via diplomatica tra i due stati, una decisione epocale, appunto perché segna un altro decisivo passo verso un disgelo totale sentito oramai come qualcosa di necessario. L’accordo stabilito tra le due parti prevede l’impegno statunitense per la fine dell’embargo (dopo 54 anni), la riapertura delle ambasciate, il rilascio di prigionieri da parte di Cuba ed un miglioramento in generale delle relazioni riguardanti il trasferimento di informazioni, l’apertura di conti correnti americani nelle banche cubane e maggiori possibilità di movimento tra i due paesi.
Da parte di Barak Obama e Raul Castro (e non solo) si spera possano aprirsi degli spiragli di cambiamento decisivi per entrambi i paesi, i quali possono auspicare ora in miglioramenti economici e finanziari (Cuba in particolare a seguito della possibile caduta delle spese riguardanti l’embargo mentre gli Usa potrebbero attuare nuovi investimenti nell’isola), seguiti da riforme politiche sentite come necessarie in un paese come quello comunista, caratterizzato da una sofferente ricerca di libertà da parte della propria popolazione.
Ancora non vi è nulla di assolutamente certo in un’operazione di così difficile lettura, ma tutti oramai sono concordi nel ritenere questo un passo avanti epocale tra due nazioni, così tanto diverse e distanti tra loro in ogni aspetto, che stanno cercando di lascarsi alle spalle le scorie di un passato troppo pesante ed ingombrante.
 
Per approfondimenti:
_Storia Contemporanea. Il novecento - G.Sabbatucci/V.Vidotto, Laterza 2008
 
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  [caption id="attachment_2301" align="aligncenter" width="1384"] Riccardo II Plantageneto[/caption]
Fermo, nella Marca, tra i Monti Sibillini e il Mare Adriatico, venerdì 14 febbraio dell’anno 2015, il giorno di San Valentino
Se mi concentro, il ricordo più antico che riesco a pescare nella mia memoria è quello di un bambino che mi fissa, mirandomi da un mondo lontanissimo in cui avevo la sensazione di essere già stato, ma al quale non potevo assolutamente ritornare. Mi ci volle del tempo per capire che quel bambino che mi fissava non era qualcun altro: ero io stesso e che quel posto strano, misterioso che vedevo intorno al bambino di fronte a me, non era affatto un regno perduto, bensì il mondo in cui mi trovavo ad abitare, la mia camera. La teoria lacania-na dello stadio dello specchio, di cui avrei letto una quindicina d’anni dopo, mi avrebbe spiegato che, nella formazione psichica del fanciullo, questa è una fase tipica e strutturale, nella quale il soggetto, di solito tra i 6 e i 18 mesi di vita, realizza che il riflesso nello specchio è il suo: che “quello” è proprio lui.

[vc_row][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470928541741{padding-bottom: 15px !important;}"]Agnelli, Pirelli e la guerra di Etiopia. Le ragioni di una sconfitta (3)[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Giuseppe Baiocchi del 15/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470933095993{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Nel ventennio fascista girano soldi, come si è scritto, per corrompere, per comprare silenzi o consensi. Chiudendo un occhio su arricchimenti esagerati, su conflitti di interessi evidenti, su tante e piccole grandi truffe quotidiane e dove questo non basti a garantire la totale fedeltà, c’è il sesso come arma di ricatto e l’accusa di omosessualità, quella che il regime ha deciso essere la più grave, la più infamante. Ora il nostro racconto arriverà a segreti di ben altro genere: a quegli affari e a quegli accordi, tenuti nascosti agli italiani, con poteri così forti da determinare le sorti del paese.
Rapporti stabiliti fin dagli albori con il fascismo, da prima della Marcia su Roma, prima del 28 ottobre 1922.
Cominciamo dalla massoneria, l’associazione segreta per eccellenza.

[vc_row][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470949936138{padding-bottom: 15px !important;}"]Sottomissione di Michel Houellebecq: un romanzo Controcorrente[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Primo De Vecchis del 01/07/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470950062198{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]
Che cosa accadrebbe in Francia se un partito islamico "moderato" (la Fratellanza musulmana) andasse al potere nel 2022? A partire da questa domanda, che delinea un'ipotesi, uno scenario, lo scrittore francese Michel Houellebecq costruisce il suo romanzo "satirico", che prende il titolo di Sottomissione.
Il titolo è polisemico: il vocabolo è la traduzione letterale della parola islam (sottomissione a Dio), ma allude anche alla dimensione erotica del sadomasochismo così come viene tratteggiata nel romanzo Histoire d'O di Dominique Aury.
Il protagonista, nonché narratore del libro, è un docente universitario di Lettere presso la Parigi III-Sorbona, di nome François, esperto di Joris-Karl Huysmans, il padre del decadentismo europeo. La vita sessuale di François, che in queste pagine si mette a nudo con disincantato cinismo, è alquanto variegata, ma insoddisfacente, infatti nell'arco degli anni egli passa da un'amante all'altra (in genere studentesse), senza riuscire a formare relazioni affettive stabili. Ciò crea un vuoto esistenziale, che il protagonista riesce a colmare in parte con gli studi letterari: non è un caso che si sia occupato così a lungo di Huysmans, un decadente, e che sia rimasto affascinato proprio dalla sua metamorfosi esistenziale, da agnostico libertino a casto credente. La conversione di Huysmans al cattolicesimo, che ha avuto una lunga gestazione, è una delle chiavi di volta del libro: non a caso il titolo della tesi di dottorato di François evidenzia come tale adesione alla fede costituisca una sorta di "uscita dal tunnel". Si tratta del medesimo tunnel esistenziale nel quale si dibatte il povero François, che ostenta un certo cinismo con le donne, forse per celare un'eccessiva ipersensibilità suscettibile. Nel frattempo però un evento socio-politico arriva a toccare la stessa vita del professore, che prima di allora non si era mai occupato di politica, del tutto immerso nei suoi studi eruditi e nei suoi impegni universitari. Al primo turno delle elezioni presidenziali francesi del 2022 la Fratellanza musulmana, il partito di Mohammed Ben Abbes, si posiziona al terzo posto (con un 21,7 % di voti) subito dopo il Partito socialista (21,8), mentre al primo posto troneggia il Fronte nazionale di Marine Le Pen (34,1); la destra liberale e moderata si accoda con un 12,1. Per sconfiggere al secondo turno il partito nazionalista di destra della Le Pen si forma così un'inedita alleanza di governo tra socialisti, partiti della destra liberale e Fratellanza musulmana, appoggiando come candidato proprio Ben Abbes, musulmano "moderato" di seconda generazione. I socialisti fanno delle concessioni molto larghe alla Fratellanza: in caso di vittoria a loro sarà di certo affidato il Ministero dell'Istruzione. Ciò che preme di più a Ben Abbes sono infatti due aspetti: l'aumento demografico (di musulmani) e l'educazione religiosa (non laica) dei bambini. Ovviamente il "fronte repubblicano allargato" riuscirà ad arginare il "pericolo" di consegnare il potere a un partito xenofobo, che chiaramente si rifà al fascismo europeo. Tuttavia accade qualcosa di paradossale. Complice la debolezza (laica) soprattutto dei socialisti, Mohammed riuscirà a portare avanti (con moderazione e astuzia) un ambizioso progetto politico di progressiva islamizzazione soft della società francese, debole e secolarizzata. François vive sulla propria pelle questi mutamenti repentini, poiché viene licenziato (o meglio invitato a pensionarsi in anticipo con ampi vantaggi) dall'Università Parigi III-Sorbona (che adesso riceve lauti finanziamenti dalle petromonarchie saudite), non essendo egli di fede musulmana. Occorre inoltre precisare che le elezioni che hanno decretato la vittoria di Ben Abbes sono state accompagnate da disordini e rivolte, portate avanti e fomentate da una parte da gruppi dell'estrema destra identitaria (non affiliati al Fronte nazionale, che è contrario alla lotta armata) e dall'altra da giovani estremisti salafiti jihadisti delle periferie (che non condividono del tutto le posizioni "moderate" di Mohammed, alleatosi con socialisti e destra liberale).

[vc_row][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470755043041{padding-bottom: 15px !important;}"]L'Urlo nel 2016[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text]di Giuseppe Baiocchi del 14/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470841646410{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
"camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco; i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura, sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura"

[vc_row][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470402358062{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470930165672{padding-bottom: 15px !important;}"]I panni sporchi del regime – Le ragioni di una sconfitta (1)[/vc_column_text][vc_separator color="black" css=".vc_custom_1470414286221{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Giuseppe Baiocchi del 13/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470935201269{padding-top: 35px !important;}" el_class="titolos6"]
Si è aggirato per anni negli Italiani un luogo comune, un pensiero ripetuto come una convinzione sottaciuta e condivisa, una certezza tramandata a mezza bocca, un qualcosa che si pensa, ma non si dice. In molti hanno creduto che il fascismo fosse stato, sì è vero, una dittatura che ha strappato con violenza la libertà agli italiani e avesse eliminato ogni opposizione, dissenso, libertà di stampa, partiti politici, ma almeno (è questo il pensiero segreto, forse indicibile) i fascisti non rubavano, non erano corrotti, non corrompevano, non abusavano, non favorivano, non piegavano lo stato ai propri interessi, anzi (è questo il luogo comune) apparivano disinteressati, puliti, irreprensibili. In molti, anche in buona fede, lo credevano, ma non era vero, almeno per i dirigenti.
 
Le ragioni di una sconfitta.

[vc_row css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1470862700075{padding-bottom: 15px !important;}"]L’uomo di Pascal. Tra miserie e grandezze[/vc_column_text][vc_separator css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos8"]di Danilo Serra del 12/06/2016[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1470862794747{padding-top: 15px !important;}" el_class="titolos6"]

La dignità dell’uomo, tutto il suo merito, tutto il suo dovere consiste in questo: l’uomo deve pensare. Lo scriveva con chiarezza l’elegante Pascal, specie nell’ultimo anno della sua vita. La malattia lo aveva trasformato, piegandolo e costringendolo al dolore ed alla sofferenza. Fu probabilmente un tumore allo stomaco a condurlo alla morte il 19 agosto del 1662, a soli 39 anni. «Che Dio non mi abbandoni mai!», sarebbero state le sue ultime parole. Fino alla fine, fino all’ultimo battito, Pascal cercava di spronare sé e gli altri, senza mai cadere in esitazioni o perplessità: l’uomo è chiaramente fatto per pensare. La via del pensiero è l’unica in grado di innalzarlo verso cime sempre più estasianti. Il principio che muove la morale consiste nell’impegno arduo a ben pensare. Ma a cosa pensa la gente? Pensa mai alla propria condizione? Pensa la gente alla propria vita?

[vc_row css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1473700118190{padding-bottom: 15px !important;}"]17° incontro DAS ANDERE[/vc_column_text][vc_separator css=".vc_custom_1470767563136{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos55"]“Riuso Urbano, Ri-abitare  Ri-pensare la città” di Luigi Prestinenza Puglisi[/vc_column_text][vc_column_text css=".vc_custom_1471093675289{padding-top: 45px !important;}" el_class="titolos6"]Presso l'ex pescheria sita in Piazza della Verdura (sala Cola dell'Amatrice), presso Ascoli Piceno, si è svolto il 16°evento della associazione Das Andere il 10 Giugno.

[vc_row css=".vc_custom_1470767044080{padding-right: 8px !important;}"][vc_column width="5/6" css=".vc_custom_1470767053433{padding-top: 30px !important;padding-right: 20px !important;padding-left: 20px !important;}"][vc_column_text el_class="titolos5" css=".vc_custom_1471028755338{padding-bottom: 15px !important;}"]Riuso Urbano, Ri-pensare Ri-abitare la città[/vc_column_text][vc_separator css=".vc_custom_1471028711119{margin-top: -5px !important;}"][vc_column_text css=".vc_custom_1476449421432{padding-top: 45px !important;}"]
10 giugno 2016 – Sala Cola Dell'Amatrice, ore 18.00 – Ascoli Piceno (AP)
Introduce: Giuseppe Baiocchi
Relatore: Luigi Prestinenza Puglisi
 
Invece di continuare a far esplodere le città, con periferie inadeguate, dobbiamo farle implodere, dobbiamo cercare di riassorbire i vuoti urbani provocati dal processo di deindustrializzazione, dobbiamo cercare di recuperare quei “vuoti” provocati dalle aree industriali che si vanno liberando, man mano che la città, crescendo, rende necessario lo spostamento delle attività produttive. L’architetto deve sanare questi vuoti e intraprendere la via della sostenibilità.
Questa battaglia ideologica durerà a lungo, poiché le periferie, ovvero quella parte urbana che possiamo anche chiamare città diffusa, compongono la città del divenire o del “non” divenire. Se questa sfida verrà perduta, l’Italia più di molti altri paesi Europei pagherà un prezzo molto alto. Mediamente l’80, il 90% delle persone vivono in periferia e non ci è nulla di male, se non che il nome periferia sia associata all’aggettivo degradato, lontano, abbandonato, triste e oggi francamente questo non può più essere immaginabile, perché proprio nella periferia risiede il futuro urbano. Questa la grande scommessa. Come primo punto, sicuramente si deve partire dal presupposto di non crearne di nuove per la semplice motivazione della insostenibilità. Oggi si parla spesso di sostenibilità e il nuovo costruito è la prima insostenibilità. Basta con le nuove periferie. Allargare a macchia d’olio le città, per esplosione, significa creare quartieri che devono essere serviti da strade, da impianti, dalla raccolta dei rifiuti, dalle fogne, da molteplici fattori che rendono insostenibile l’urbe stessa, la quale si frammenta, si disperde in forza. Questa aspetto può essere considerato sia tecnico/economico, sia umano: una periferia non connessa si trasforma proprio in una “periferia” come la si può intendere nel suo carattere di mono-funzionalità più becero.