A proposito di Bandini
di Marzia Casilli del 31/08/2016

Chiedi alla polvere (Ask the Dust) è un film del 2006, diretto da Robert Towne, con protagonisti Colin Farrell e Salma Hayek, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di John Fante.
Arturo Bandini, in tutta la sua sprovveduta romanticheria da scrittore ossessionato dalla scrittura è stato uno dei miei primi amori, uno dei primi in cui mi sono timidamente specchiata. Ventitreenne squattrinato, di origini italiane abitante abusivo di Los Angeles, vive nella camera sudicia malamente ammobiliata di un motel, che non riesce mai a pagare. Ruba del latte, mangia solo arance perché non ha soldi per comprare altro, quindi stomaco sconquassato, succhi gastrici e tensioni di ogni genere lo attanagliano, ansia perenne, angoscia e inquietudine, ma a casa ( una casa in cui a nessuno frega niente di racconti, romanzi e scrittori, anzi: perché diavolo si sia intestardito a voler fare un mestiere così strano? Ma poi è un mestiere? Certo che no. Che tornasse a casa piuttosto!), lui scrive che tutto procede alla grande nella metropoli, è in contatto con famosi editori e il suo romanzo-capolavoro è quasi pronto. Ancora un po’ di pazienza e con il suo immenso talento farà una gran fortuna.

John Fante (Denver, 8 aprile 1909 – Los Angeles, 8 maggio 1983) è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense.
Ma poi Bandini lo fa, fa quello che ogni scrittore sincero, onesto e disperato dovrebbe fare: riassume la sua inabilità di vivere nella sua incapacità di amarla, di confessarsi a lei, nel suo palpitante, disagiante, vivo, misero e immenso sentimento di uomo. Perché certi brividi, quelli come Bandini è difficile che li confessino persino a se stessi. Mani in tasca, sguardo in alto e si fa finta di niente “Sentii le sue mani che mi cercavano, e le mie che cercavano invece di scoraggiarle”. Oh ma se tu sapessi Camilla…se solo tu sapessi. Arturo Bandini è per me il giovane Holden Caufield ormai ventitreenne, vago e solitario per le strade color ruggine di Bunker Hill. Arturo Bandini è ogni sacrosanto scrittore degno di questo indegno nome. E’ il prototipo dell’illuso per eccellenza, del sognatore povero custode di un grande talento artistico che gli permette di vedere il mondo, i rapporti, i sentimenti da una prospettiva del tutto singolare. E John Fante, beh basterebbe dire che era uno dei pupilli del vecchio Bukowski,stilisticamente perfetto in una prosa leggera, asciutta e pulita, cosparsa da uno humor sottile, un registro linguistico che a leggerlo d’un fiato, come accade a me, fa pensare a una canzone, i racconti ispirati a Bandini sono i miei preferiti, Chiedi alla polvere, lo considero uno strambo manuale di sopravvivenza per gli scrittori e Aspetta primavera,Bandini in cui Arturo era ancora bambino, il bozzolo di uno scrittore, è il primo capolavoro Fantiano. Fante è emozionalmente imparagonabile, lo leggo e lo rileggo da anni, lo studio, lo imito, lo ammiro, lo odio per questo talento spropositato, lo amo per la capacità che ha di estraniare da se stesso chi lo sta leggendo, con lui si vive in parallelo. Ed ora: aspettiamo insieme primavera, Bandini!