I poeti di ponte vecchio: emozioni e poesia

di Giuseppe Baiocchi del 21/06/2025

Come un messaggio dell’anima può arrivare dritto al cuore del lettore? Con la stessa semplicità naturale di un fiume che va al mare. Non a caso la collana “I poeti di ponte vecchio”, edito da Dantebus (2025 Vol. 2, 122 pg.) riporta in copertina il titolo di un noto luogo fiorentino, poiché “ponte”, da pontem, ha il significato etimologico di passaggio o via, unione.
Gli otto poeti selezionati nella raccolta di poesie, hanno avuto come tema fondamentale quello del sentirsi globali in un mondo sempre più “balcanizzato”, dove l’amore per l’altro, per la vita, così come per l’elemento naturale, non si riduce a semplice banalità, né si tramuta in ideologismo spicciolo, ma si eleva alle questioni ultime dell’uomo.


La raccolta non abbraccia l’elemento tradizionale organico della società, né cavalca il politicamente corretto di vuote idee in vuoti luoghi, ma si sforza di disegnare tra un testo e l’altro un disegno onirico di pace e di sentimento (a sprazzi angoscioso o inquieto), che ridisegni un cosmo ormai perduto di cui non si ha più ricordo, forse perché mai esistito. Spesso i versi sono asciutti, “fotografici” e molto diretti, in altri casi più descrittivi, ma sempre riflessivi sulle problematiche della società attuale: liquida e alienata dal reale.
Così le parole incontrano il cuore del lettore con sonetti, metriche irregolare, rime semplici, versi a senario doppio o accoppiato e versi liberi. Il libro è scevro di qualsiasi riferimento religioso occidentale, il che rende l’opera molto interessante per comprendere come l’uomo moderno che ha abbandonato il Dio cristiano (“Dio è morto e l’abbiamo ucciso noi”! amava affermare Nietzsche nella Gaia Scienza) vive una esistenza senza certezze, spesso non comprendendo più la realtà organica che lo permea e ricerca nell’individualismo una sua metrica di pensiero per coesistere con gioie e dolori, con paure e auto-certezze. Per questo la raccolta è interessante: la ricerca di una spiritualità senza Gesù Cristo, trasformata in atto poetico è il tentativo di questi uomini, prima che di questi poeti, di uscire dal nichilismo dell’epoca contemporanea dove “tutte le vacche sono nere” e dove tutto è relativo, senza uno dei pilastri della cultura occidentale: la religione cattolica. Per alcuni è un atto eroico, per altri un ultimo tentativo disperato dell’uomo contemporaneo per fuggire dal pantano in cui egli stesso è entrato.

Jan van Kessel, Vanitas Still Life, 1670.

Dalle parole, bisogna poi passare ai volti: il primo autore che troviamo nella raccolta è Edgardo Volterra (1959), poeta dall’anima errante e dall’inchiostro intriso di nostalgie primordiali, da elementi invisibili dell’esistenza, un ente disperso nell’essere – per dirla alla Heidegger. La ricerca costante, faticosa ed energica della verità dietro il “velo di maya” dell’apparenza odierna: speranze e solitudine attraverso le quali i versi alla figura della madre, alla stagione dell’infanzia, sullo spaesamento per una vita reale e del frammento poetico sono i suoi cardini principali.
Rain (1999) è una poetessa che non si svela: emozioni poetiche per una rinascita tra ombra e aurora, tra i contrasti di una vita sempre in bilico tra abisso ed elevazione, ma con una fiamma sempre accesa. I versi sono terapeutici per l’autrice e il suo carisma arriva dritto a chi la legge.
Marco Gennaro (1985) crea una poesia introspettiva, nella quale i versi divengono tesori segreti da cui svelare il significato intrinseco della vita dell’autore. Attraverso le stagioni dell’anima, il suo stile è fluido culla il lettore più attento.
Alex Stoppa (1996) ha il timbro di un ragazzo che racconta, attraverso le sue poesie, la forza interiore che ogni persona deve instillare nella propria vita per resistere ed esistere, senza fronzoli, senza cercare di ammorbidire la realtà, quanto quest’ultima presenta il conto dell’esistenza.


Liliana Federica Galli (1985) rappresenta l’astrattismo poetico che unisce la rima semplice alla metrica irregolare; un ponte sospeso tra l’incanto del kairos e l’ordinarietà della vita. Elementi fantastici e folcloristici, di carattere pagano, si intrecciano tra loro con la maestria dell’abbinamento stilistico.
Sergio Silverii non scrive poesie tradizionali, ma scintille di vita racchiusi in piccoli racconti, nei quali la metafora diviene elemento centrale per far perdere e ritrovare il lettore appassionato. Il contrasto tra riflessioni e accadimenti è similare al contrasto della luce e dell’ombra su di un edificio barocco.
Daniela Militello (1977) possiede nelle sue poesie vigore e delicatezza, sempre pronta ad osservare le sue emozioni e farne tesoro ed esperienza di vita. L’amore, la resilienza, la riflessione, sono sicuramente tre elementi presenti nelle sue poesie che rendono i versi intrisi di un fascino singolare.
Nevzat Petritaj (1958) ripercorre nelle sue poesie la sua vita toccata da nostalgia e amore. Si intuisce dai suoi versi come l’elemento poetico possa fungere anche come mezzo catartico per essere quel balsamo della mente che l’uomo tanto ricerca per trovare la personale stabilità dell’anima.
Queste storie di anime sensibili, anche coraggiose, possiedono infine anche una valenza sociale: dal ricavato della vendita di ogni copia cartacea della Collana Poetica “I Poeti di Ponte Vecchio” Edizione 2025 Vol. 2 un euro sarà devoluto a Save the Children, un’organizzazione da sempre al fianco dell’infanzia in difficoltà.
“Un euro per il sorriso di una bimba e di un bimbo, perché il sorriso non è l’effetto ma la causa della felicità”.

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