Gli straordinari talenti del conte Mensdorff-Pouilly – alias “Graf Alì”

di Giuseppe Baiocchi del 24/12/2024

La fama nell’età adulta non dissipa l’oscurità dell’infanzia. Se gli archivi offrono molte pagine di studio sulla famiglia degli Asburgo, o sui suoi fratelli, che sono meno dotati di lui, si oppongono a un silenzio ostinato non appena la ricerca si evolve sotto il blasone che così recita: «D’argento al leone di blu».
Il mio viaggio per le lande austriache doveva condurmi verso la ridente cittadina di Luising nel Burgenland meridionale. Ci sono molti tranquilli villaggi di confine, ma nessuno è così popolare come questo. La comunità di 135 anime lo deve principalmente a una persona: l’umoristico Alfons Eduard Alexander Antonius Maria Andreas Hubertus Christoph Grafen von Mensdorff-Pouilly (1953). I suoi titoli professionali sono quasi altrettanto lunghi: consulente, organizzatore di caccie venatorie, agricoltore e allevatore di tacchini. Come ama affermare, proviene da una famiglia nobile povera, anche se sua madre, la nobildonna Ilona Gräfin Erdődy (1917 – 2003) possedeva vasti possedimenti in Ungheria.

Intrappolato in casa sua: Alfons Mensdorff-Pouilly scontò quattro degli otto mesi iniziali della sua condanna nel suo castello di Luising. Grazie al braccialetto alla caviglia non poteva accedere ad alcune parti del suo castello.

Nel suo castello di nuova costruzione, che lui stesso chiama affettuosamente “Glumpert” e che valuta un milione di euro, il conte accoglie i suoi ospiti in lederhosen e tracht. L’interno è dominato dallo stile della casa di campagna inglese: carta da parati verde e tende lussureggianti nel salone, rendono squisitamente elegante l’interno, dove tra una marmotta impagliata, e trofei di cervo o di gnu, vi sono anche molte armi da cinghiale incorniciate in argento. Nel tranquillo villaggio, Mensdorff-Pouilly colleziona trofei e avvia affari milionari come consulente. Ma quali sono le orme familiari di questo liberal-conservatore austriaco? Corre voce – ma non si hanno prove concrete – che sia iscritto alla Massoneria? Quante maldicenze si dicono per invidia!
Ebbene la storia doveva portare il piccolo Alfons in Austria, facendolo crescere in circostanze piuttosto modeste. Suo padre Alexander Mensdorff-Pouilly (1924 – 2009) già impoverito, si era sposato nel 1952 con la nobildonna ungherese Ilona Gräfin Erdődy (1917 – 2003), proveniente da un’antica famiglia di magnati. È cresciuto con i suoi fratelli Antonius ed Elisabeth nella vecchia dogana di Luising nel Burgenland. La famiglia viveva in gran parte dell’eredità, che comprendeva a circa 200 ettari di boschi e terreni agricoli a Luising e dintorni, che la madre riuscì a salvare, dopo aver perso le proprietà di famiglia nell’antica Cecoslovacchia e Ungheria nel 1948, a causa dell’arrivo del comunismo, che nazionalizzò le proprietà. Così gli Erdödy, che per secoli avevano avuto la loro casa ancestrale a Eberau, a circa 10 km a nord di Luising, riuscirono a mantenere alcune significative proprietà in Austria. Discendente da un’antica e venerabile famiglia baronale della Lorena “Graf Ali” così come è stato rinominato in Austria, mostra non senza un certo orgoglio, le armi araldiche della famiglia: un leone blu su sfondo argento, con un pellicano sacrificale raffigurato nella parte superiore dello stemma. In araldica il pellicano è simbolo di pietà, amore e carità per il prossimo e può rappresentare il buon padre di famiglia che alimenta i figli con la sua virtù o la carità di un buon governante verso i propri sudditi. Nel 1395 il dominio di Pouilly vicino a Stenay fu elevato a baronia. Nel 1818 alla famiglia venne conferito il titolo di conte austriaco. Da quel momento in poi, il Generale Imperiale e Regio Emmanuel von Mensdorff-Pouilly (1777 – 1852) poté fregiarsi del titolo ereditario di conte applicando il tanto controverso, oggi vietato in Austria, appellativo di “von”. È il capostipite di numerosi discendenti della nobile famiglia Mensdorff-Pouilly, tra cui il 72enne Alfons Mensdorff-Pouilly. Il ramo austriaco della famiglia ebbe alcuni personaggi noti. Il suo pro-pro-prozio Alexander conte von Mensdorff-Pouilly (figlio del conte Emmanuel) fu ministro degli Esteri austriaco e primo principe di Dietrichstein zu Nikolsburg dal 1864 al 1866. Il figlio minore di Alexander, Albert conte von Mensdorff-Pouilly-Dietrichstein, a sua volta svolse un ruolo importante come diplomatico d’Austria-Ungheria prima e durante la prima guerra mondiale. Il fratello della sua bis-bisnonna fu Eduard von Paar, l’ultimo Aiutante Generale di Campo dell’Imperatore Francesco Giuseppe I. Nomi molto più noti si trovano nell’albero genealogico Mensdorff-Pouilly se si va ancora più indietro nel tempo. Ci sono collegamenti con le famiglie reali britannica e belga e anche con gli Asburgo.

Albero genealogico della famiglia Mensdorff-Pouilly e stemma araldico.

Il duca Franz Friedrich Anton di Sassonia-Coburgo-Saalfeld (1750 – 1806) fu nonno della regina Vittoria di Gran Bretagna e Irlanda e trisnonno della defunta regina britannica Elisabetta II. Sua figlia Sophie Friederike Karoline Luise di Sassonia-Coburgo-Saalfeld si sposò con il conte di Emmanuel Mensdorff-Pouilly, il capostipite. Quest’ultimo era a sua volta il padre di Alexander conte von Mensdorff-Pouilly, il trisavolo del “Conte Alì”. A causa di questo legame familiare, diversi media hanno riferito nel 2011 che Mensdorff-Pouilly sarebbe dovuto essere il 124esimo in linea di successione al trono britannico.. tuttavia, i cattolici ne sono esclusi dal 1701 per l’Act of Settlement. Esiste anche un legame con la famiglia reale belga e con gli Asburgo: lo stesso Franz Friedrich Anton di Sassonia-Coburgo-Saalfeld fu anche padre di Leopoldo I del Belgio, primo Re dei belgi. Suo figlio, Leopoldo II del Belgio, fu a sua volta sposato con Maria Enrichetta Anna d’Austria della Casa d’Asburgo-Lorena.
Il quadro sembra così perfetto per riprendere la celebre frase di apertura di Anna Karenina, noto romanzo dello scrittore russo Lev Tolstoj: «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo».
Intorno al 1990 Alfons Mensdorff-Pouilly fece costruire sul confine settentrionale di Luising un castello neostorico, che divenne noto al pubblico soprattutto grazie alle cacce sociali che vi si svolgevano. Secondo i media, nella tenuta di Mensdorff erano ospiti frequenti imprenditori, manager e politici, tra cui l’allora Ministro degli Interni Ernst Strasser e l’allora vicecancelliere Hubert Gorbach. Nella percezione pubblica, il castello è visto come il luogo in cui Alfons Mensdorff-Pouilly allaccia nuovi contatti politici ed economici e mantiene quelli esistenti, nonché dove avvia e, se necessario, conclude affari milionari.
Il castello è costituito da un edificio quadrato ad un solo piano su pianta rettangolare con tetto a mansarda. La facciata a flangia ha una proiezione centrale con timpano triangolare a nord-ovest e sud-est. Nella salita nord-ovest è presente un portale ad arco a tutto sesto che dà accesso al cortile interno. La salita sud-est fa parte del fronte del giardino e presenta un’ampia scalinata esterna , sopra la quale si trova una terrazza sorretta da colonne in mattoni nel sottotetto. Del complesso fanno parte anche gli edifici della guardia doganale su lato nord.

Vista aerea del Castello Luising, presso l’omonima cittadina.

Da alcune cornici si può osservare come il “Graf Alì” sia stato sposato con una nota politicante del partito popolare austriaco (Österreichische Volkspartei, ÖVP) di stampo liberal-conservatore: Maria Rauch-Kallat (1949), oggi – dopo aver ricoperto il ruolo di Ministro della Salute e delle Donne dal 2003 al 2007 nel governo austriaco – è una consulente aziendale. Contrariamente alla legge sui nomi matrimoniali dell’epoca, Rauch-Kallat mantenne il suo doppio cognome dal suo primo matrimonio. Questa “Lex Rauch-Kallat” portò all’eccitazione dei media e dell’opposizione, che portò successivamente ad una riforma delle leggi sui nomi coniugali. Oggi il conte vive separato dalla moglie da molti anni, mantenendo comunque un ottimo rapporto. Mensdorff-Pouilly ha anche un figlio, Ferdinand Mensdorff-Pouilly, da una precedente relazione. Ferdinand dal 2021 è sposato con la contessa Franziska von Walderdorff. La coppia si è conosciuta ad un corso di danza nel 2009 e si sono fidanzati dal 1° gennaio 2013. Ferdinand, che è agricoltore e guardaboschi e lavora nell’azienda di famiglia, ha proposto alla sua dolce metà tedesca di sposarsi durante una battuta di caccia a Luising nel maggio 2020.
Piccole storie di paese narrano con malizia, che il conte viva solo in una stanza del castello. Il resto è a servizio della sua fiorente attività venatoria. Difatti Mensdorff-Pouilly che ama farsi chiamare “un agricoltore, senza talenti particolari” è un grande proprietario terriero e lavora come guardia forestale. In questa veste è presidente dell’Associazione delle tenute agricole e forestali del Burgenland. Per la caccia commerciale alleva fagiani e anatre nella sua proprietà a Luising nel Burgenland. Molti anni fa provò l’allevamento di struzzi e l’idea di vendere carne di cervo in scatola negli Stati Uniti come parte della sua “Burgenland Game Specialties Production Company”, ma ahinoi tutti i tentativi di produrre con successo carne macinata di cervo o zuppa in scatola caddero in un fallimento.
Il 7 novembre del 2015, circa 25 attivisti per i diritti degli animali si sono riuniti davanti alla proprietà di caccia a Bildein per documentare quelle che credevano fosse una pratica di caccia illegale. In verità gli ambientalisti sono stati sempre il suo primo nemico atavico. Tuttavia, una zona di interdizione di 200 metri intorno alla zona di caccia, fu controllata dagli agenti di polizia, i quali hanno impedito agli attivisti di avanzare. Il presidente dell’associazione contro gli allevamenti di animali, Martin Balluch, è però riuscito a raggiungere la recinzione della porta di caccia sul lato ungherese. «Dato che ero in Ungheria, qui non esisteva alcuna zona di esclusione», ha affermato con una nota di malizia Balluch, che ha presentato una denuncia contro Mensdorff-Pouilly per crudeltà sugli animali. I giornali distrettuali hanno avuto l’opportunità di visitare la proprietà di caccia di Mensdorff-Pouilly. La prima impressione: una vasta zona boscosa, nella quale gli animali si vedono con molta difficoltà. Solo dopo pochi minuti di guida si videro in lontananza alcuni cinghiali. «L’area in cui cacciamo qui è di 200 ettari. Spesso abbiamo cacciatori in postazione per tutto il fine settimana e non sparano a niente», afferma Mensdorff-Pouilly, rispondendo alle accuse secondo cui gli animali vengono portati «proprio davanti alle armi dei cacciatori. Preferirei essere un cervo che sta nel prato e mangia e poi eventualmente muore indolore con un colpo di carabina, piuttosto che un toro che attraversa mezza Europa e poi si prende una pallottola in testa. Morire non è mai divertente, ma centinaia di migliaia di animali morirebbero ugualmente se noi non cacciassimo. Il signor Balluch ha detto che il povero cervo sembrava terrorizzato, ma non abbiamo un cervo in tutta la zona».
In un’altra occasione gli attivisti per la protezione degli animali ebbero la meglio, liberando 16 pernici dalla proprietà del conte a Luising. L’Associazione contro le fabbriche di animali (VGT) vuole protestare contro l’allevamento di pernici, fagiani e germani reali, come viene praticato da Mensdorff-Pouilly. «Migliaia di questi uccelli vengono trattenuti, solo per essere rilasciati in scatole e immediatamente abbattuti. Le autorità evidentemente non vogliono o non possono confiscare gli uccelli – affermò il presidente della VGT Martin Balluch, giustificando l’azione –, le azioni di Mensdorff-Pouilly erano illegali e la liberazione degli animali era il mezzo più blando per ripristinare la situazione legale». Inutile dire che “Graf Alì” vinse anche questa sfida.
Il conte possiede anche numerose aziende e investimenti in Austria e in altri paesi europei che non si occupano di agricoltura e silvicoltura. È azionista unico (settembre 2008) ed ex amministratore delegato della “MPA Handelsgesellschaft mbH” di Vienna, fondata come società commerciale per tutti i tipi di merci, ma il cui scopo dichiarato è quello della consulenza aziendale. Fu da questo semplice ed onesto lavoro che Mensdorff-Pouilly fu definito dai media come il “conte Alì”, il lobbista delle armi.
A Luising c’era sempre qualcosa da fare: feste in smoking, dopo una stancante giornata di caccia al Drive per fagiani, colazioni, pranzi e avvenne per molti anni una sorta di pellegrinaggio al castello di politici di primo piano e top manager. Sarà forse per aver contato troppe banconote, che iniziarono le prime piccole disgrazie del conte, poiché attirò gli invidiosi media progressisti, che iniziarono a creare intorno al nobiluomo una sorta di romanzo criminale fatto di tangenti e corruzione. Quando Mensdorff-Pouilly se ne accorse affermò sprezzante: «Non sono l’Einstein della corruzione. Credete davvero che quando un uomo si siede su di una poltrona, possa affermare al suo vicino di fare qualcosa di sbagliato? Se voglio fare qualcosa di storto, è più probabile che mi rechi da solo sulle rive del Danubio e non vada più a caccia».
Si venne poi a sapere che una sua foto albergava nel clubbing anti-corruzione dei Verdi al Volksgarten di Vienna. Inizialmente l’allegro Alì, insieme agli amici Grasser e Meischberger ridevano della notizia: creò, per hobby pomeridiano, numerose caricature e fotomontaggi di se stesso dietro le sbarre: correva l’anno 2007 e così passava la gloria.
Non tutti potevano entrare facilmente nella sofisticata tenuta del conte Mensdorff-Pouilly: sia in Austria, che nel suo possedimento scozzese. Ha acquistato il “Dalnaglar Castle” a Glenshee, a due ore di macchina da Edimburgo nelle Highlands, attraverso la sua società ungherese MPA, acquistata il 24 settembre 2008. Chi vuole affittare il castello nelle Highlands del conte, per un fine settimana paga 15.000 sterline (19.000 euro). Naturalmente, i membri dei gabinetti dei ministri dell’Interno e dell’Agricoltura non dovevano pagare così tanto, poiché erano invitati dal conte Alfons e certamente non se lo fecero ripetere due volte. «Faceva piuttosto freddo perché il riscaldamento non funzionava bene – ecco cosa ricorda l’ex compagno di caccia di Mensdorff-Pouilly –, per il resto le battute di caccia al castello di Dalnaglar in Scozia erano piuttosto piacevoli».
La vicenda è sicuramente politicamente altamente esplosiva perché il Nostro, non è solo un cacciatore, ma anche un proprietario terriero e uno dei lobbisti delle armi più noti d’Austria. Ma secondo gli avvocati, questa “accettazione illegale di doni” di tipo venatorio non dovrebbe violare il diritto penale. In ogni caso, si tratta di una grave violazione della legge sul pubblico impiego.
Nascono per il povero “Graf Alì” i primi sospetti di corruzione: i buoni contatti al Ministero dell’Agricoltura, ma soprattutto al Ministero dell’Interno, secondo l’accusa valgono come oro. In definitiva, per la legge sui materiali bellici è responsabile il Ministero degli Interni: è lui che autorizza l’importazione, l’esportazione e il transito di materiale bellico.

Alfons Mensdorff-Pouilly al lavoro nella sua azienda a Vienna. La società commerciale MPA.

Il Serious Fraud Office (SFO) di Londra accusò Mensdorff-Pouilly di essere coinvolto come lobbista per la società di difesa britannica BAE Systems “in processi di corruzione attiva e passiva nei processi di approvvigionamento nazionali e internazionali di attrezzature militari”.
Così conquistò i titoli dei giornali britannici, svedesi, cechi e ungheresi nel 2007, quando lui e la sua rete di società sono stati coinvolti nella distribuzione di commissioni in vista della conclusione di contratti per l’acquisto o il leasing di aerei da caccia Saab-Gripen da parte di Repubblica Ceca e Ungheria, tra il 1999 e il 2006. In relazione al suo lavoro di consulenza per BAE Systems è stato accusato di corruzione e riciclaggio di denaro in diversi paesi. L’intermediazione di queste transazioni, che includevano anche il pagamento di commissioni a politici cechi e ungheresi, è stata infine gestita dalla società Valurex, con sede a Ginevra, del brigadiere e multimilionario britannico Timothy Landon, con sede a Ginevra , registrata a Panama. Solo un caso vuole che, fino alla sua morte nel 2007, Landon è stato sposato con Katharina Esterházy, cugina di Mensdorff-Pouilly, la quale era rappresentante autorizzata per le sue proprietà in Austria. A loro nome nel 2006 ha venduto il castello di Pottendorf all’omonimo comune. Anche Mensdorff-Pouilly aveva un contratto di consulenza con Valurex, ma secondo le sue stesse dichiarazioni solo dopo la conclusione dei contratti con la Repubblica Ceca e l’Ungheria.
Nell’ottobre 2008 è stato fermato dalla polizia britannica mentre si recava dalla sua tenuta scozzese Dalnaglar Castle a Glenshee (Perthshire) all’aerodromo. Gli è stato chiesto di seguire la polizia a Carlisle, in Inghilterra, per essere interrogato perché l’OFS non ha giurisdizione in Scozia. Alla fine gli aerei da caccia Saab Gripen non furono acquistati dallo Stato ceco, ma furono noleggiati per dieci anni nel 2005. Il 29 gennaio 2010, Mensdorff-Pouilly è stato interrogato e arrestato dall’SFO a Londra. L’arresto è stato una sorpresa per l’avvocato di Mensdorff-Pouilly. L’SFO ha tuttavia reso noto che l’operazione è stata coordinata a livello internazionale dall’Unità europea di cooperazione giudiziaria. Il 4 febbraio 2010, la Corte distrettuale di Westminster ha deciso di rilasciare Mensdorff-Pouilly dietro cauzione dell’equivalente di oltre 570.000 euro. Tuttavia, ha dovuto consegnare i suoi passaporti e restare a disposizione per ulteriori interrogatori in qualsiasi momento. Tuttavia, il 5 febbraio 2010, il procedimento contro Mensdorff-Pouilly in Inghilterra è stato definitivamente archiviato. Il motivo di ciò sono stati gli accordi tra l’SFO, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e la BAE Systems sul pagamento di sanzioni per circa 280 milioni di sterline, volute dal governo britannico, ma che poi si sono rivelate illegali. Dopo il pagamento delle multe, tutte le ulteriori indagini da parte delle autorità statunitensi e dell’SFO contro persone che avrebbero potuto essere coinvolte in questi casi sono state interrotte. Il direttore dell’SFO Richard Alderman ha dichiarato che “non è più nell’interesse pubblico portare avanti le indagini sui singoli individui”. L’inchiesta Mensdorff-Pouilly in Austria non è influenzata da questa interruzione dell’indagine in Inghilterra. Il 25 maggio 2011 è stato annunciato che a Mensdorff-Pouilly era stato riconosciuto un risarcimento carcerario di 430.000 euro per il periodo in cui era stato detenuto a Londra. Così, con qualche piccola arrabbiatura per le gravi accuse il conte “Alì”, ne uscì indenne e con qualche centinaio di mila euro in tasca. Appena uscito dalla carcerazione, affermò sarcastico: «La prigione non è mai divertente. Dovevo usare rasoi usa e getta e la biancheria intima, era di pessima qualità. Se potessi scegliere, sceglierei la prigionia austriaca e non c’è dubbio che la magistratura sarebbe felice di soddisfare anche questo mio desiderio».
Risolta questa delicata questione ecco che un certo Michael Piatti-Fünfkirchen , proprietario terriero ceco-austriaco e cugino di terzo grado del conte, ha sporto denuncia per frode proprio contro il suo “cugino-serpente” nel dicembre 2008, sostenendo che quest’ultimo gli aveva offerto un milione di dollari nel 1998 se avesse “contattato le persone coinvolte nella decisione che fu presa dai rappresentanti del governo della Repubblica Ceca coinvolti nella procedura di appalto”. Secondo Piatti-Fünfkirchen ci sono stati incontri con rappresentanti del governo ceco, dirigenti della BAE e un rappresentante della Mensdorff-Pouilly. Tuttavia, lui stesso non ha ricevuto alcun pagamento da Mensdorff-Pouilly. L’avvocato di Mensdorff-Pouilly, Harald Schuster, ha respinto le accuse e ha affermato che il pagamento non era possibile perché lo stesso Mensdorff-Pouilly non aveva ricevuto alcuna commissione per l’attività nella Repubblica ceca. Quando tutto sembrava essere tornato alla normalità, tra un viaggio in Scozia e una caccia nel suo fondo chiuso con solo qualche piccola festa insieme ai suoi amici più stretti, ecco il grande caso dell’Eurofighter che preoccupa l’Austria da 20 anni ormai.
Dopo che all’inizio del 2007 era venuto alla luce come Christer van der Kwast, procuratore capo dell’agenzia anticorruzione svedese, aveva avviato un’indagine contro Valurex a causa degli eventi legati all’aggiudicazione dell’appalto per gli aerei da caccia Saab Gripen da parte della Repubblica ceca, Alfons Mensdorff-Pouilly fu nominato nell’indagine. Il 21 maggio 2007 in Austria è stato convocato presso la commissione parlamentare d’inchiesta sulle procedure di appalto degli aerei da caccia Eurofighter. Tuttavia, il Serious Fraud Office ha sequestrato un rapporto dell’MPA – la società del conte “Alì” –, indirizzato alla BAE in data 27 marzo 2003, in cui si affermava che l’MPA aveva “esercitato pressioni” per annullare la prima gara per l’acquisto di aerei militari da parte della Repubblica d’Austria. Dopo la gara d’appalto la scelta sarebbe ricaduta sull’F-16 della Lockheed Martin. Il contratto è stato nuovamente bandito, dando all’Eurofighter la possibilità di presentare una nuova offerta in cui l’Austria ha annunciato un ordine da 1,79 miliardi di euro per l’Eurofighter Typhoon.
Secondo un resoconto dei fatti inviato da Pilz alla procura austriaca il 1° ottobre 2008, il pubblico ministero responsabile ha avviato dal gennaio 2009 un’indagine contro Alfons Mensdorff-Pouilly perché sospettato di falsa testimonianza davanti alla commissione investigativa parlamentare dell’Eurofighter. Il 27 febbraio 2009 Mensdorff-Pouilly è stato arrestato nel suo castello di Luising. La custodia cautelare è durata cinque settimane. Quando il matrimonio stava andando ancora meglio, la moglie Rauch-Kallat fece visita anche ad “Alì” in custodia cautelare. In coda aveva sempre il cappello sceso sul viso. Tuttavia accadde un evento poco piacevole per la signora, la quale fu riconosciuta da un ubriacone che le gridò: “Signora Ministro”.
Quasi un anno dopo la sua custodia cautelare presso il Tribunale penale regionale di Vienna, in Austria non era ancora stata presentata alcuna accusa contro Alfons Mensdorff-Pouilly, ma la procura ha continuato a lavorare sul caso.

La vita del conte Alfons continua, così come proseguono i suoi leciti affari. Se lo si incontra, sempre affabile e gentile, ci appare come uno di quegli antichi Signori che hanno servito con amore l’antica monarchia Imperiale e Regia: certamente non un porta-valigette dagli occhi di ghiaccio, manipolatore e truffaldino. I fatti danno ragione alla mia prima impressione.
Nel settembre 2011, anche la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha iniziato a indagare su Mensdorff-Pouilly, relativamente ai suoi rapporti con Motorola. Dall’aprile 2004 l’azienda elettronica avrebbe versato al lobbista un totale di 2,2 milioni di euro. Questo avrebbe effettuato “pagamenti illegali” sotto forma di vacanze e regali a decisori politici in Europa e nel Medio Oriente, tra l’altro per influenzare l’assegnazione del progetto radiofonico del governo austriaco TETRON a favore di Motorola. Telekom Austria avrebbe trasferito altri 1,1 milioni di euro alla Mensdorff-Pouilly e avrebbe inoltre ordinato battute di caccia per un valore di oltre 170.000 euro. Leggende narrano che Mensdorff-Pouilly abbia usato il denaro per invitare l’allora ministro dell’Interno Ernst Strasser (ÖVP) e il suo gabinetto (tra cui Christoph Ulmer, Mathias Vogl, Michael Kloibmüller, Oskar Gallop e Philipp Ita) a una battuta di caccia. Il deputato verde e presidente della commissione d’inchiesta sull’Eurofighter Peter Pilz vede in ciò un’incompatibilità e un’accettazione di doni vietata per i dipendenti pubblici.
In un’intervista domenicale di due pagine sul quotidiano Kurier , condotta alla presenza del suo avvocato interno, Mensdorff-Pouilly ha difeso il suo compenso: «Ho fornito consulenza a Telekom per tre anni in diversi paesi, ero disponibile 24 ore su 24 e contribuito a sviluppare strategie. Ma il contratto durò solo otto mesi. Allora perché dovrebbe essere immorale»?
Secondo quanto riportato dai media, tra il 2006 e il 2009 il gruppo tedesco di tecnologia medica Drägerwerk ha pagato 3,146 milioni di euro alla Mensdorff-Pouillys MPA Budapest. Nel 2006, Drägerwerk ha pagato oltre 275.000 euro all’MPA Handelsgesellschaft di Vienna di Mensdorff-Pouilly. Nello stesso anno, il Ministero della Sanità austriaco, che all’epoca era subordinato a sua moglie Maria Rauch-Kallat (ÖVP), iniziò la vendita di maschere antinfluenzali e Dräger ai rivenditori. Successivamente il ministero ha dovuto riacquistare le mascherine invendute al doppio del prezzo di un prodotto concorrente.
Il 14 dicembre 2015, in relazione ai pagamenti di Telekom Austria, è stato condannato a tre anni di reclusione incondizionata per abuso di fiducia e al rimborso di 1,1 milioni di euro più interessi di risarcimento danni, ma nell’ottobre 2017, il Tribunale regionale superiore di Vienna ha ridotto la pena a due anni di reclusione, di cui 16 mesi agli arresti domiciliari nel suo castello.
Il 23 marzo 2018 si è saputo che il condannato non doveva scontare la parte incondizionata – 8 mesi – della sua pena detentiva come reclusione, ma gli era stato concesso il permesso di indossare un braccialetto alla caviglia. Il capo della prigione di Eisenstadt giustifica l’uso di un braccialetto alla caviglia con GPS – con una precisione di localizzazione di 3 m – per la particolare “fama” del conte Mensdorff. I requisiti sono: divieto di caccia, mantenimento di un raggio di movimento inferiore a quello dell’edificio del castello e divieto di viaggiare all’estero. Tutto accettabile per l’uomo, ma non per il cacciatore!

Ma la provvidenza agisce contro le cattiverie dell’uomo. Così cinque mesi (2024) fa Mensdorff-Pouilly è stato assolto in appello nel complesso dell’Eurofighter per riciclaggio di denaro. Il Tribunale regionale superiore di Vienna ha annullato il verdetto di colpevolezza del Tribunale regionale di Vienna del 2022 e ha assolto l’imputato. Il giudizio è definitivo.

Mensdorff-Pouilly è stato condannato a sei mesi con sospensione della pena con un periodo di prova di tre anni. Ha dovuto pagare anche 50.000 euro, che avrebbe ricevuto in contanti. Mentre il giudice di primo grado era sostanzialmente d’accordo con le affermazioni dell’accusa, il Tribunale regionale superiore ha visto la questione in modo diverso. Secondo la situazione giuridica rilevante al momento del reato contestato, il reato di riciclaggio sarebbe soddisfatto qualora i beni occultati (il “denaro riciclato”) “provenissero” da un atto criminoso. Per “riciclare denaro” in senso penale è necessario un “reato presupposto” da cui proviene questo denaro “riciclato”, secondo la dichiarazione della corte. Nel caso specifico, però, dagli accertamenti del primo tribunale non è emerso che il “predecessore” abbia ricevuto del denaro dal reato di cui è stato accusato (infedeltà ai danni della società). L’accusa contro il conte, era piuttosto quella di aver fatto trasferire a terzi i fondi dell’azienda per cui lavorava sulla base di contratti fittizi.

«Dopo la mia persecuzione, io stesso mi aspettavo un ribaltamento del verdetto. Per sostenere l’invidia e il risentimento posso solo dire: le cose ora andranno meglio che mai». Il conte però da adesso in poi si terrà lontano dalla consulenza per le aziende di proprietà della Repubblica. «Una cosa ingenua non deve essere fatta due volte», affermò in un’intervista il nobile di campagna.

Il 9 settembre del 2023, di buon umore e con quasi 300 ospiti, Alfons Mensdorff-Pouilly, il più importante lobbista del Burgenland, ma che preferisce definirsi un “contadino senza particolari talenti”, ha festeggiato il suo 70esimo compleanno nel suo castello di Luising. E quando il “Conte Alì”, organizza un party, anche il fattore celebrità è eccezionale. Oltre all’ex vicecancelliere Hubert Gorbach era presente anche l’ex Miss Mondo Ulla Weigerstorfer, ma alla festa di compleanno non potevano mancare anche i vigili del fuoco locali. Ha fornito pollo alla griglia e bevande fredde per garantire che i sostenitori non dovessero tornare a casa affamati e assetati. I suoi ospiti gli hanno fatto solo i migliori auguri di buon compleanno. Per il signor “Graf” conta solo una cosa: «rimanere in salute a lungo». La sua vita è stata spesso emozionante, anche se non sempre egli – da onesto uomo qual’era – poteva comprendere il trambusto che lo circondava.

Ma nel mondo di Mensdorff-Pouilly c’è ancora un accenno alla monarchia d’Austria-Ungheria. Quando l’imponente Mensdorff, alto 1,95 m, soggiorna nella contea pannonica, la bandiera con lo stemma di famiglia viene issata sempre sul tetto del suo castello (come per tutti i capi di Stato) in segno della sua presenza benigna. Come ama ricordarci: «Così i contadini sanno se sono lì. La mia porta è sempre aperta per loro».

 

 

 

 

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