29 Lug Storia delle guerre di Vandea (1793): del drappo bianco e della Coccarda Rossa
di Giuseppe Baiocchi del 29/07/2024
La Rivoluzione francese è un evento determinante per la nostra epoca, poiché segna il passaggio tra l’epoca dell’Antico Regime e l’epoca definita “moderna”. Dopo il crollo della Monarchia Costituzionale (1791-92), viene fondata in Francia la Prima Repubblica e sarà proprio durante la Convenzione Montagnarda che esploderà la prima e più importante guerra di Vandea.
La Convenzione ha tre fasi: la prima è quella dominata dai Girondini, la seconda dai Montagnardi (Terrore giacobino) e la terza si definisce termidoriana.
La storiografia ufficiale conta circa 5 Guerre di Vandea, le quali estendono il loro solco storico su di un arco temporale molto lungo, poiché spaziano dal 1793-94; 1795-96; 1799-1800; 1815 ed infine 1832. Anche se i confini tra una guerra e l’altra sono abbastanza labili, la prima certamente è la più grande guerra di Vandea, di stampo militare e non organizzata, come le successive, nella forma della guerriglia. Quello che poi sarà nominato Esercito Cattolico e reale ha avuto dei leader, degli obiettivi militari, un esercito con i gradi e stendardi per i reggimenti, ed infine un equipaggiamento quasi regolare.
La seconda guerra di Vandea (1795-96) è sicuramente uno strascico della prima, che trae le sue origini dalla caduta del terrore e dall’installazione del governo della Convenzione termidoriana, certamente meno autoritario del precedente.
La terza guerra di Vandea, (1799-1800) è una piccola insurrezione che approfitta della debolezza del Direttorio, il quale stava per trasformarsi nel consolato napoleonico.
La quarta insurrezione vandeana (1815) si sviluppa durante l’epopea napoleonica, in particolar modo durante i 100 giorni nei quali Napoleone si riapproprio del potere.
Infine l’ultimo strascico delle guerre di Vandea, risale al 1832, durante la monarchia costituzionale di Luglio di Luigi Filippo, due anni dopo l’abdicazione del Re legittimo Carlo X. La nipote di Carlo X, la duchessa di Berry cercò di risollevare una insurrezione in Vandea con scarsissimi risultati.
Innanzi tutto vorrei analizzare il territorio, che gli storici francesi definiscono come “Vandea militare”. Oggi la Vandea è un dipartimento francese, che non corrisponde del tutto con l’area in cui ci fu la sollevazione contadina. Difatti un Dipartimento francese è un’entità amministrativa creata dalla stessa Convenzione per creare un distacco culturale con tutte le provincie di Antico Regime, dividendo la Francia in un centinaio di zone dalla forma più regolare, applicando un nome sempre riferito ad un elemento naturale al suo interno. La Vandea prende il nome da un piccolo fiume, abbastanza insignificante, che scorre all’interno del nuovo dipartimento creato. Parlando della “Vandea Militare” insorta, oggi possiamo unire diversi dipartimenti: quello della Vandea attuale, a tutto il Nord del Deux-Sevres, a tutto il sud-ovest del dipartimento del Maine-et-Loire e tutto il Sud della Loire-Atlantique. Contrariamente, invece, se inquadriamo la “Vandea militare” con le provincie di Antico Regime, possiamo definire il territorio degli scontri uniformato su tre Provincie: il basso Poitou, il basso Anjou, e la parte bassa della Bretagna, che non parlava bretone.
Come la geografia era variegata, anche gli insorti lo furono. Bisogna distinguere, durante le guerre di Vandea, quello che furono i vandeani, dagli Chouan bretoni: i primi erano a Sud del fiume Loira – elemento naturale che divide la Bretagna dalla Vandea -, mentre i secondi a Nord. La distinzione non è solamente geografica, ma è anche culturale, linguistica e militare. Difatti militarmente i vandeani erano organizzati in una armata regolare, mentre gli Chouan erano organizzati per effettuare unicamente imboscate , attuando la guerriglia. Le Chouannerie, termine con il quale la storiografica ha cercato di determinare queste tipologie di guerriglie, dureranno più a lungo delle insurrezioni vandeane: dal 1794 al 1800, senza grandi discontinuità. Difatti uno dei Capi bretoni Georges Cadoudal (Kerléano-en-Brech, 1º gennaio 1771 – Parigi, 25 giugno 1804) sarà ucciso dagli agenti napoleonici nel 1804.
Tra le cause del sollevamento della Vandea vi sono diversi correnti tra gli storici francesi: una prima versione filo-repubblicana asseriva che tale rivolta fosse sobillata dai nobili e dai preti insistendo sulla superstizione religiosa dei contadini, per effettuare un colpo di Stato. Certamente il cristianesimo ha giocato un ruolo fondamentale, per via della grande religiosità delle campagne francesi, poiché plasmava non solo l’aspetto religioso, ma anche educativo e sociale: non a caso la vita sociale dei villaggi girava intorno alla parrocchia. Proprio partendo da tale consapevolezza, negli ultimi cinquant’anni di studio, gli storici d’oltralpe sono giunti ad una nuova versione delle cause principali dello scoppio della prima guerra di Vandea: la coscrizione obbligatoria di 300.000 uomini per le guerre che la Convenzione aveva dichiarato agli Stati Trono e Altare e la Costituzione civile del clero del 12 luglio 1790 attraverso la quale si modificarono i rapporti tra Stato e Chiesa: i preti, vescovi e cardinali dovevano rispettare i dogmi della rivoluzione francese, senza prendere più ordini da Roma (anche le ordinazioni dovevano essere approvate dalla convenzione).Appare lampante e cristallino che ad un contadino analfabeta della Francia feudale del Settecento, lo stravolgimento dell’orario con l’introduzione del nuovo calendario, della geografia, della Santa Messa e la coscrizione obbligatoria venivano viste come un procedimento di aggressione. Inoltre la vendita diretta dei beni ecclesiali non confluisce ai contadini, ma a ricchi borghesi provenienti spesso addirittura da altri territori.
Non dobbiamo osservare l’insurrezione delle guerre di Vandea come qualcosa di isolato a quattro provincie francesi, ma tra il 1793 e il 1794 avvenne in tutta la Francia un sollevamento generale di moltissime provincie francesi. Tale opposizione era molto variegata e spesso anche di carattere conservator-liberale. Una di queste forze erano ad esempio i Federalisti, chiamati anche “Girondini” (1791-93) guidati da Jacques Pierre Brissot de Warville (1754-93) che dominano la convenzione nazionale tra il 1792 e l’inizio del 1793. Essi sono politicamente all’opposto dei Montagnardi (sfera radicale di sinistra, la quale si suddivideva nei club dei giacobini e dei cordiglieri, periodo 1792-99), poiché ambiscono ad una distribuzione del potere di tipo federale e sono molto potenti nelle grandi città di provincia della Francia. Quando i montagnardi, con i loro decreti, espellono i girondini dalla Convenzione nazionale, molte città sotto l’influenza girondina si sollevarono contro il governo centrale.
Tra le principali città in rivolta, troviamo Marsiglia, Lione, Bordeaux e Rouen in Normandia e proprio in questo caos – da guerra civile – molti movimenti monarchici si inseriscono all’interno delle compagini girondine. Ovviamente non si può parlare di controrivoluzione in questi casi, ma unicamente di opposizione al regime centrale montagnardo, poiché nessun girondino (anche se appoggiato da correnti monarchiche) voleva inserire nuovamente la monarchia costituzionale. I due episodi più marcanti di queste rivolte sono l’assedio di Lione (1793) durato diversi mesi tra l’estate e la fine dell’anno, finito con la quasi completa distruzione, da parte dei giacobini, della città definita “città senza nome”, quasi a monito per altre eventuali proteste; e la città di Marsiglia che subisce più o meno la stessa sorte.
Il sollevamento contadino, dunque, si presenta inizialmente come una “jacquerie” contadina, poiché l’aspetto “monarchico” è arrivato dopo l’aspetto “cattolico”. Difatti inizialmente la nobiltà locale, a carattere feudale, non ha avuto nessun tipo di reazione ai moti rivoluzionari di Parigi (per parte monarchica, ci fu solo la reazione del barone di Sainte-Croix Jean Pierre de Batz, si salvare Luigi XVI dal patibolo). Così rispetto ad un regime lontano, confiscatorio, oppressivo, esterno all’organicità del sistema feudale, portano i primi moti della Vandea a poter essere qualificati come una iniziale rivolta contadina disordinata, senza alcun tipo di obiettivo: con la sola intenzione di colpire i reclutatori repubblicani e i persecutori della fede cattolica. I primi episodi della prima guerra di Vandea iniziano a metà marzo del 1793 con iniziali sporadici episodi di ribellione di braccianti, mezzadri e alcuni artigiani, soprattutto tessitori per via della città di Cholet, famosa per i suoi atelier di filatura e tessitura. Questi attacchi alle sedi locali della milizia della Guardia Nazionale hanno fin dalla prima ora successo, anche per via della scarsa opposizione degli stessi gendarmi che – anch’essi di umile estrazione -, abbandonavano spesso il posto di guardia per sottrarsi al conflitto. Fu così che con queste vittorie, i gruppi di insorti iniziarono a riunirsi e presto dovettero trovare dei leader che li guidassero e che iniziassero a pianificare l’evolversi della rivolta che stata per trasformarsi in una guerra civile. Da notare inoltre che fino a quel momento la Vandea non era una terra militarizzata, per cui non vi era motivo di inserire grandi cantonamenti militari. Caso unico di tutte le ribellioni controrivoluzionarie di quella Francia settecentesca, i vandeani iniziano ad assumere una struttura militare organizzata: nasce l’Armée Catholique Royale (l’Armata Cattolica e Reale), la quale si divise inizialmente in tre grandi armate, secondo la geografia del territorio; nascono così l’Armata del Basso Poitou, l’Armata del Centro (insorti intorno a Cholet) e l’Armata dell’Alto Poitou ed Anjou. Tale struttura militare non aveva conoscenza dell’arte militare, per via dell’estrazione sociale dei propri componenti: i contadini conoscevano il territorio, ma non sapevano delineare una strategia militare; così entrò in gioco quella nobiltà locale composta da tutti ex militari in congedo forzato per il Re di Francia. Il ricorso ai nobili fu coatto, poiché l’aristocrazia locale aveva percezione che tale esercito non poteva tenere testa a quello regolare, ed inoltre era consapevole che i loro possedimenti sarebbero stati – nel corso della guerra – bruciati o confiscati. Perdita di patrimonio e consapevolezza pragmatica delle forze in campo avevano spinto la nobiltà a non intervenire a favore della causa, ma dopo le insistenze – che spesso hanno sfiorato la violenza – diversi aristocratici, si arruolano e saranno poi quei leader che ancora oggi la storia pone a memoria.
Così la controrivoluzione vandeana cambia volto: gli obiettivi militari si delineano, insieme a quelli politici: il ripristino della monarchia e della Chiesa di Roma. Un patto tra contadini e nobili viene siglato: “guidateci in battaglia per salvare le nostre terre e noi accetteremo di buon grado il ritorno del Re”. La disorganizzazione della Convenzione di Parigi che non aveva inviato truppe sufficienti per arrestare la rivolta, unita anche allo scarso addestramento della Guardia Nazionale, consegnarono, in breve, nella prima fase della guerra – da ottobre a maggio – , quasi l’intero territorio della “Vandea Militare” in mano agli insorti; addirittura in certe porzioni della Loira, le truppe repubblicane non attraversarono mai il fiume per almeno tre mesi. Le vittorie decisive iniziano con la presa di Cholet, città centrale della Vandea, il 14 marzo del 1793. I successi continuano con presa della grande roccaforte repubblicana di Thouars, avvenuta il 5 maggio del 1793, ma l’apogeo della controrivoluzione avviene con la presa della città si Saumur il 09 giugno dello stesso anno. Dopo altre piccole vittorie, lo sguardo volge alla città di Nantes, il vero caposaldo Repubblicano in tutto il territorio: la sua presa avrebbe significato non solo il controllo di tutta la Vandea, ma anche quel ricongiungimento con le truppe bretoni degli Sciuani che combattevano al di là della Loira, senza dimenticare l’anticipato sbarco dell’Armata di Condè sulle coste bretoni, con parte dell’armata britannica. L’intero Nord-Ovest francese si sarebbe reso indipendente. Dopo un assedio furente, il combattimento campale finisce con un pareggio, che però confluisce a favore dei Repubblicani, per diverse cause tra cui diversi errori tattici tra i Generali vandeani, in primis di comunicazione, e successivamente il ferimento (che poi lo portò alla morte) del Generalissimo Cathelineau. Dopo un’intelligente vittoria di Charette, presso La Noirmoutier il 12 ottobre 1793, che aveva assicurato un importante sbocco sul mare. Successivamente nella Battaglia di La Tremblaye il 15 ottobre verrà ferito a morte anche il Generale Lescure e successivamente con la sconfitta di Cholet del 17 ottobre, arriverà anche il ferimento a morte di Bonchamps, che prima di spirare, il giorno dopo, ebbe il tempo di graziare i 1.500 prigionieri in mano ai monarchici.
L’esercito Cattolico e Reale, privato dei leader più carismatici e tatticamente più preparati, si ritrovò ben presto in balia degli eventi e dopo una riunione tra i Capi militari rimasti, ad eccezione di Charette, La Rochejaquelein avrebbe tentato quella che sarà chiamata la Virée de Galerne, ovvero una spedizione in terra di Normandia che aveva lo scopo di conquistare una testa di ponte sulla spiaggia per far sbarcare l’esercito di Condé, ma i vandeani, decimati, con il morale basso e soprattutto per via delle numerose malattie a cui già erano afflitti per il conflitto prolungato non arrivarono mai al loro obiettivo e superata la Loira, le diserzioni furono massicce. I contadini, lasciato il loro focolare, lasciata la loro terra per la quale si erano battuti, non avevano una disciplina militare propria di un esercito e non aveva l’interesse per una guerra alla Convenzione di dimensioni nazionali. Nonostante alcune vittorie in terra bretone e normanna, l’esercito perse l’iniziativa e annientando se stesso iniziò la ritirata. Successivamente la repubblica iniziò a pianificare lo sterminio di massa dei civili a partire dal 1794-95. Altri eroi sarebbero morti, i villaggi così come i boschi sarebbero stati dati alle fiamme: iniziavano le Colonne Infernali e il genocidio della Vandea Militare.
Per approfondimenti:
Baiocchi G., Storia delle Guerre di Vandea 1793 – 1795 – 1799, 1815 – La reazione di penna e spada alla rivoluzione Vol.1, Il Cerchio Srl, Rimini, 2023.
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