
03 Nov Teologia e magistero nel Pontificato di Papa Francesco I
di don Mauro Tranquillo dello 03-11-2020

Don Mauro Tranquillo, è sacerdote, della Fraternità Sacerdotale di San Pio X, ordinato dal vescovo Bernard Fellay nel 2002 a 24 anni. È un catechista con formazione tomista e risiede a Montalenghe (TO), dove svolge lezioni di catechismo.

Potere temporale: il 28-01-2017, Fra Matthew Festing (1949), già Gran Maestro dell’Ordine di Malta ha presentato le sue dimissioni al Sovrano Consiglio dell’Ordine di Malta, dopo che il Papa gli ha chiesto chiaramente di abbandonare il suo incarico. Le dimissioni di Festing sono arrivate dopo che nel dicembre dell’anno precedente l’Ordine aveva licenziato Albrecht Freiherr von Boeselager (1949), il Gran Cancelliere, con l’accusa di avere permesso la distribuzione di preservativi in paesi in via di sviluppo in Africa e in Asia da parte di una Ong che collaborava con l’Ordine. A quel punto, forse prendendo in esame la questione dei preservativi, Festing, in accordo col cardinale tradizionalista Raymond Leo Burke (1948), patrono dell’Ordine di Malta, avevano voluto l’allontanamento di Freiherr von Boeselager. Ma Papa Francesco non era mai stato d’accordo con questa decisione, anzi, pare non fosse proprio convinto della politica autorevole di Festing nell’affrontare le questioni interne all’Ordine. Per questo il Papa è intervenuto. Il Vaticano ha vinto la sua battaglia dentro l’Ordine di Malta. Ottenendo quanto voleva: le dimissioni del Gran maestro, Matthew Festing (in foto), e il reintegro del barone von Boeselager estromesso il 6 dicembre 2016.

Interreligiosità: Nel testo del discorso di Papa Francesco I alla comunità ebraica nella Sinagoga di Roma, andato in scena il 18-01-2016, il Pontefice Massimo afferma come “Voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, nella fede”, riprendendo le storiche parole pronunciate da Giovanni Paolo II, primo Papa a visitare la Sinagoga di Roma.
Per continuare il nostro esame con uno dei temi-chiave del pontificato bergogliano, da noi ampiamente commentato negli ultimi convegni, esamineremo ora il messaggio che il Papa ha rivolto ai partecipanti del XVI Congresso internazionale della Consociatio internationalis studio Iuris canonici promovendo, del 6 ottobre 2017, in occasione del centenario della promulgazione del codice piano-benedettino (1917). Per Papa Bergoglio, il lavoro di Papa Sarto sul diritto «segnò, all’indomani ormai della fine del potere temporale dei Papi, il passaggio da un diritto canonico contaminato da elementi di temporalità a un diritto canonico più conforme alla missione spirituale della Chiesa». Non c’è nemmeno da commentare l’inesattezza storica di questa affermazione; ma appare chiaramente il disprezzo per l’aspetto visibile e giuridico della Chiesa, aspetto che è la forma stessa, filosoficamente intesa, che definisce la Chiesa (non è, come sembra sempre dire Papa Francesco, una sorta di accessorio che è meglio perdere che conservare); la natura “spirituale” della missione della Chiesa viene, nella migliore tradizione gnostica, messa in contrapposizione con la sua essenza di società giuridicamente perfetta. Ma il discorso del Pontefice è molto esplicito nel seguito: il codice viene elogiato (nella visione bergogliana) per aver svolto un ruolo fondamentale “«nella emancipazione dell’istituzione ecclesiastica dal potere secolare, in coerenza col principio evangelico che impone di “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (cfr. Mt 22,15-22). Sotto questo profilo, il Codice ha avuto un doppio effetto: incrementare e garantire l’autonomia che della Chiesa è propria, e al tempo stesso – indirettamente – contribuire all’affermarsi di una sana laicità negli ordinamenti statali». Al di là della falsità dell’asserto, è chiaro che il Papa vuol presentare la laicità dello Stato in termini positivi, secondo il concetto tipico di Dignitatis humanae e di tutti i Papi post-conciliari, concetto condannato dal Magistero in numerosissime occasioni, e definito “manicheo” da Bonifacio VIII in Unam Sanctam, quasi che le due società non avessero un medesimo Principio da cui derivano, e l’inferiore non dovesse rispondere alla superiore.
C’è un’insistenza particolare sulla revisione del ruolo del diritto nella Chiesa, «dove il dominio è della Parola e dei Sacramenti, mentre la norma giuridica ha un ruolo necessario, sì, ma di servizio». Revisione che è legata direttamente alla dottrina del Vaticano II: Francesco parla infatti del codice del 1983, ricordando come Giovanni Paolo II lo abbia presentato come la traduzione dell’ecclesiologia conciliare in linguaggio canonistico: «L’affermazione esprime il capovolgimento che, dopo il Concilio Vaticano II, ha segnato il passaggio da un’ecclesiologia modellata sul diritto canonico a un diritto canonico conformato all’ecclesiologia. Ma la stessa affermazione indica anche l’esigenza che il diritto canonico sia sempre conforme all’ecclesiologia conciliare e si faccia strumento docile ed efficace di traduzione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II nella vita quotidiana del popolo di Dio. Penso, ad esempio, ai due recenti Motu proprio che hanno riformato il processo canonico per le cause di nullità del matrimonio». Se da un lato si ammette che il ruolo del diritto, da costitutivo della società, è diventato accessorio (e che l’ecclesiologia conciliare non corrisponde alla precedente, anzi ne è il capovolgimento), dall’altro si ricorda che, anche in questo caso, il processo è lungi dall’essere concluso. Il richiamo alla nuova legislazione matrimoniale ci fa capire che non si può congelare nemmeno il diritto in una forma conchiusa, ma che la «traduzione degli insegnamenti del Vaticano II nella vita quotidiana del popolo di Dio» è un processo in infinito divenire, anche a livello canonico: l’influenza che deve esercitare il Concilio è «lunga nel tempo».
La natura di tali insegnamenti è esplicitata dal pontefice nella conclusione del messaggio: «collegialità, sinodalità nel governo della Chiesa, valorizzazione della Chiesa particolare, responsabilità di tutti i christifideles nella missione della Chiesa, ecumenismo, misericordia e prossimità come principio pastorale primario, libertà religiosa personale, collettiva e istituzionale, laicità aperta e positiva, sana collaborazione fra la comunità ecclesiale e quella civile nelle sue diverse espressioni». Il diritto canonico è visto quindi come strumento di irreversibilità e stabilizzazione della rifondazione della Chiesa. L’ecclesiologia conciliare, con il tocco di “profetismo” bergogliano, garantisce che lo spirito “pastorale” possa continuare il suo corso riaprendo la dialettica su nuovi temi.

Interreligiosità: Viaggio apostolico di Sua Santità Francesco I negli Emirati Arabi Uniti dello 03-02-2019. Nella foto il Pontefice firma il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” con Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb (sulla destra).

Il 4 ottobre 2019 Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama. Ha permesso che questo culto avesse luogo nei Giardini Vaticani, profanando così la vicinanza delle tombe dei martiri e della chiesa dell’Apostolo Pietro. Ha partecipato a questo atto di adorazione idolatrica benedicendo un’immagine lignea della Pachamama. Il 7 Ottobre, l’idolo della Pachamama è stato posto di fronte all’altare maggiore di San Pietro e poi portato in processione nella Sala del Sinodo. Papa Francesco ha recitato preghiere durante una cerimonia che ha coinvolto questa immagine e poi si è unito a questa processione. Quando le immagini in legno di questa divinità pagana sono state rimosse dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina dove erano state collocate e successivamente furono gettate nel Tevere da alcuni cattolici oltraggiati da questa profanazione della chiesa, Papa Francesco, il 25 ottobre, si è scusato per la loro rimozione, e una nuova immagine di legno della Pachamama è stata restituita alla chiesa. In tal modo è incominciata un’ulteriore profanazione. Il 27 ottobre, nella Messa conclusiva del Sinodo, ha ricevuto una ciotola usata nel culto idolatrico della Pachamama e l’ha collocata sull’altare. Lo stesso Papa Francesco ha confermato che queste immagini in legno sono idoli pagani. Nelle sue scuse per la rimozione di questi idoli da una chiesa Cattolica, li ha chiamati specificamente Pachamama, nome di una dea della madre terra secondo una credenza religiosa pagana del Sud America. Svariate caratteristiche di queste cerimonie sono state condannate come idolatriche o sacrileghe dal cardinale Walter Brandmüller, dal cardinale Gerhard Müller, dal cardinale Jorge Urosa Savino, dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, dal vescovo Athanasius Schneider, dal vescovo José Luis Azcona Hermoso, dal vescovo Rudolf Voderholzer e dal vescovo Marian Eleganti. Infine, anche il cardinale Raymond Burke ha dato la stessa interpretazione in un’intervista.

La Chiesa Evangelica Luterana in Italia (ELCI) esprime la sua gioia per la visita di Papa Francesco alla Christ Church della Congregazione Evangelica Luterana Roma. Qui con Jens-Martin Kruse (1969), pastore della Congregazione del Cristo romano nel suo caloroso benvenuto il 15-11-2015.
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