L’uomo moderno e contemporaneo – che fonda i suoi cardini intorno al concetto di metafisica, derivante dall’idealismo tedesco –, ha sostituito il divino, con il credo di poter essere proprio “lui” il fondamento ultimo del reale, in quanto soggettività assoluta: individualismo. Non a caso Friedrich Wilhelm Nietzsche scrisse che: “Dio è morto”, annunciandolo nelle piazze. Tuttavia il grande filosofo tedesco, era consapevole che non si trattasse di una chiacchiera da pazzo, di un folle. Di contro, la presa di coscienza drammatica di un avvenimento che ha completamente ribaltato la comprensione di tutta la nostra epoca.
Con la prima Restaurazione del 1815, la situazione si modifica in modo significativo: in effetti, in un disegno permanente di riconciliazione e pacificazione nazionale, Luigi XVIII deve soddisfare sia coloro che lo accusano di voler dimenticare i sacrifici fatti dai suoi seguaci per il suo ritorno sul trono di Francia, sia i liberali che augurano una nuova Francia. Il re, sempre tiepido per non scomodare tutti, ordinò nel 1816 di ritrarre postumi i generali vandeani, da collocare nella sala delle guardie del castello di Saint-Cloud. I primi dipinti prodotti furono presentati all’Esposizione parigina del 1817. Le famiglie coinvolte e sopravvissute alle plurime guerre vandeane furono chiamate da Luigi XVIII per recepire le risposte che il re riceveva dopo la richiesta emessa ai pittori ufficiali.
Le opere presentarono fin da subito alcune contraddizioni: alcune delle famiglie non riconobbero i loro generali che avevano cresciuto, altri hanno stigmatizzato le posizioni scelte. Ad ogni buon conto le famiglie che fornirono ai pittori elementi di autenticità furono generalmente soddisfatte.
Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson (1767 – 1824) è uno dei primi pittori francesi ad aderire al progetto del Regno. In questo ritratto a figura intera, si mostra il generalissimo dell’Esercito Cattolico e Reale l’umile Jacques Cathelineau (1759 – 1793) rappresentato in piedi, di fronte, con la testa rivolta verso sinistra. Esposto al Salon tra il 1831 e il 1869, questo olio su tela del 1825 è alto 2,20×1,50m.

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson, Jacques Cathelineau, olio su tela del 1825 è alto 2,20×1,50m.
Le saint de l’Anjou, così come venne ribattezzato, non è nel mezzo di una battaglia, ma è intento a dare ordini vicino ad una vegetazione dal gusto romantico. Afferra in mano una sciabola su cui è inciso il suo nome e un giglio. Porta il rosario reliquiario conservato tutt’oggi al Museo della Dobrée a Nantes. Sullo sfondo, dietro gli alberi, sono rappresentati due elementi simbolici: una croce e una bandiera bianca bianca con fleur-de-lis: Dio e il Re, sono in realtà un unicum. Questo ritratto è stato dipinto su richiesta della Maison du Roi e già nel 1817, Luigi XVIII l’aveva ordinato per il suo castello a Saint-Cloud. Successivamente, il Re accettò l’esecuzione di repliche di questo capolavoro destinato alle famiglie. Completato nel 1825, dopo la morte di Luigi XVIII, ha inciso sul retro il marchio del Re Carlo X e dei Musei reali.
Secondo generale eseguito da un pittore dalla non minore bravura è quello dello storicista Léon Cogniet (1794 – 1880), famoso per aver insegnato ad una generazione artistica di fenomeni. Anche lui non sfugge al fascino di dipingere un generale vandeano. Ne sarà un esempio “il principe di Talmont Antoine-Philippe de La Trémoille”, (1765 – 1794) olio su tela del 1825, conservato al Museo di storia dell’arte di Cholet.

Léon Cogniet “il principe di Talmont Antoine-Philippe de La Trémoille”, olio su tela del 1825.
L’energico e simpatico personaggio, di rilievo nelle guerre vandeane, è letteralmente in posa. Stride leggermente con lo sfondo cupo di un bastimento repubblicano ligneo che sta per essere assaltato e preso. Sempre sulla destra dello sfondo, si intravedono contadini realisti che impugnano il vessillo bianco e oro del Re di Francia Luigi XVI. Talmont rappresenta l’eroe classico, in prima fila, che senza paura incoraggia, alzando il cilindro, i suoi uomini. L’impatto cromatico è di una perfezione sconvolgente se osservato da vicino, così come dettagliatissimi sono i particolari del quadro.
La monarchia zoppa di Louis-Philippe I d’Orléans (1773 – 1850) adottò un nuovo atteggiamento nei confronti della memoria delle guerre di Vandea. Dal 1830 al 1848, il regime mise tutta la sua energia nel combattere ciò che poteva ricordare la guerra civile e di conseguenza rievocare rancori mai sopiti. Tutte le forme di espressione artistica sono influenzate da questa volontà ostile, che si impegna contemporaneamente in una politica di riabilitazione repubblicana.
Molti architetti e scultori sono certamente preoccupati, poiché la monarchia di luglio interrompe i lavori di costruzione della cappella neogotica di Mont-des-Alouettes (1825 – 1968) su progetto dell’architetto diocesano Maurice Ferré e demolisce la statua di Charrette del 1826 davanti alla La cappella di Notre-Dame della pietà presso Legé e interrompe il progetto di costruzione del monumento di Fortuné Parenteau (1814 – 1882) a Quatre-Chemins-de-l’Oie.
Durante la costituzione delle Gallerie storiche di Versailles, i ritratti dei leader vandeani vengono catalogati per essere respinti. L’assenza di alcune memorie militari è quindi giustificata: «Se ci sono alcuni che sono sorpresi di non trovare i dipinti, la motivazione è data dal pensiero che ha presieduto questo lavoro, che non ha voluto perpetuare il triste ricordo della nostra discordia civile» .
Fu così che il dipinto di Thomas Degeorge (1786 – 1854) evocante “La morte di Bonchamps” commissionato nel 1828, fu rifiutato dalla giuria del Salon nel 1837. Lo Stato si impegnerà a proporre un compromesso acquistando l’opera per donarlo alla città di Clermont-Ferrand. Tale opera sarà particolarmente singolare nello stile, poiché possiede anche molti elementi dello stile artistico neoclassicista: innanzi tutto la posa, poiché Bonchamps è adagiato morente come nelle antiche tragedie greche e spirando con la sua celebre frase «Ho servito il mio Dio, il mio re, la mia patria. Ho saputo perdonare», lasciava le sue ultime volontà, tra cui il perdono di circa 5.000 repubblicani catturati il giorno prima nella battaglia di Cholet (1793) al suo attendente Charles Marie di Beaumont conte d’Autichamp (1770 – 1859). Oltre ai due protagonisti principali in pose greco-antiche – da osservare con attenzione anche il panneggio delle vesti e dei teli –, un prete sta per concedergli l’estrema unzione e un contadino vandeano invoca il miracolo, ma per i martiri Dio ha sempre altre vie. Infine la luce è magnificamente inserita per dare risalto al gruppo principale del dipinto ad olio.

A sinistra possiamo osservare due particolari del dipinto di Thomas Degeorge, “La morte di Bonchamps”, olio su tela del 1828. A destra una foto del sepolcro del generale nella chiesa di Saint-Florent-le-vieil, capolavoro dello scultore David d’Angers.
Ancora più neoclassica è l’opera marmorea per la tomba del generalissimo, eretta nella chiesa di Saint-Florent-le-vieil, capolavoro dello scultore David d’Angers (1788 – 1856), e sicuramente il più bel monumento elevato alla memoria di un generale vandeano. Qui in questo angolo di pace, sopra le insegne borboniche e della famiglia, tutto si rifà squisitamente alla scultura classica della Roma antica, grazie all’estremo pathos che la scultura trasmette.
Le morti eroiche o il ricordo dei generali sono i motivi che attirano di più l’adrenalina degli artisti: è il caso del celebre Julien Le Blant (1851 – 1936). Pittore storicista del periodo, è considerato uno dei massimi artisti del genere vandeano: molte le scene della chouannerie e delle guerre della Vandea. Nel 1874 partecipò al Salon di Parigi e fu più volte premiato. Una delle sue opere più celebri è il cupo quadro “Esecuzione del generale Charette a Place de Viarmes a Nantes, marzo 1796” un olio su tela, del 1883 alto 1,60 m. e largo 2,80 m. Il 29 marzo del 1796, fu eseguita un’altra esecuzione celebre che stroncò la controrivoluzione: a Nantes in Place des Agriculteurs, che in seguito divenne Place Viarme, il generale vandeano François Athanase de Charette de la Contrie (1763 – 1796), è posto in primo piano di spalle. Il dipinto anche se scuro, attira l’attenzione proprio sul generale in veste bianca con dettagli rossi. Il portamento è fiero, nobile, sereno.

Julien Le Blant,“Esecuzione del generale Charette a Place de Viarmes a Nantes, marzo 1796”, un olio su tela, del 1883, alto 1,60 m. e largo 2,80 m.
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