1 Dissentendo da Hanno-Walter Kruft (1938) riguardo alla “antica antinomia di forme fondamentali geometriche e proporzioni antropomentriche” in Storia delle teorie architettoniche da Vitruvio al Settecento, Roma-Bari 1988, p. 58, gioverà sottolineare come la lunga esposizione in Vitruvio sul proporzionamento della figura umana, terminante con la descrizione celeberrima dell’homo ad circulum ed homo ad quadratum, non sia volta a un subordinamento della composizione del tempio alle misure umane in quanto tali, bensì al riconoscimento dell’esistenza in natura di regole compositive matematiche alle quali è sottoposto tutto ciò che è, in primis il corpo (e l’anima confrontando Platone, Timeo) del mondo e quindi dell’uomo. Il confronto con il corpo umano è esemplificativo e valido più come paragone che come modello, o se come modello valido non già rispetto alle singole partizioni quanto alle regole e ai princìpi di simmetria ai quali esso risponde: «Ergo si ita natura composuit corpus hominis, uti proportionibus membra ad summam figurationem eius respondeant, cum causa constituisse videntur antiqui, ut etiam in operum perfectionibus singulorum membrorum ad universam figurae speciem habeant commensus exactionem», «Dunque se così la natura compose il corpo dell’uomo così che le membra rispondessero nelle proporzioni all’intera sua figura, a buona ragione gli antichi stabilirono che anche nelle loro opere si debba rispettare l’esatta proporzione simmetrica delle singole membra con la figura complessiva», Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Liber III, cap. 1, 4. I vincoli forti delle misure delle membra umane nella composizione, invece, seguono nel momento riguardante il proporzionamento rispetto all’utilizzo della struttura (come nell’apertura delle porte o le correzioni dell’intercolumnio centrale per permettere il passaggio delle matrone in processione di due a due), perocché, essendo il fruitore l’uomo, sarà necessario prendere come metro le misure proprie di esso.
2 «La composizione del tempio si fonda sulla simmetria, il cui princìpio gli architetti devono rispettare con la massima diligenza […]. Infatti nessun tempio può avere una ratio compositiva senza simmetria e proporzione, come si ha di quella perfetta delle membra di un uomo ben figurato», M. Vitruvio Pollione, De Architectura, Liber III, cap.1, 1.
3 Tesi fondamentale della filosofia dei Pitagorici, che passerà a Platone e da questi alla scienza moderna: la matematica costituisce il più importante codice interpretativo della realtà.
4 Filolao di Crotone, Fr. 6, integrato in base a Nicomaco di Gerasa, Manuale di armonia (Egkheiridion harmonikes), da I Presocratici. Testimonianze e frammenti da Talete a Empedocle, Milano 1991, a cura di A. Lami, p. 268.
5 Oswald Mathias Ungers «Ordo, pondo et mensura: criteri architettonici del Rinascimento», in Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo, Milano 1994.
6 Sapienza, 11,21: «Tu hai tutto ordinato secondo misura, calcolo e peso».
7 «Il Suo Ordine, quando Egli vuole una cosa, non è che dirle: “Sii”, ed essa è», CORANO, XXXVI, 82.
8 Cfr. Yunus ‘Abd Al-Nur Distefano, Causa prima e cause seconde, in Il messaggio, anno VI, n. 13. Milano, 2006.
9 Luca Pacioli, Summa de Arithmetica, Venezia 1494, dist. VI, tract. 1, art. 2.
10 «La bellezza è accordo e armonia delle parti in relazione a un tutto al quale esse sono legate secondo un determinato numerus, finitio e collocatio, così come esige la concinnitas, cioè la legge fondamentale e più esatta della natura» Leon Battista Alberti, De re aedificatoria, IX, 5.
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