02 Feb Hermann Goering e la mania per l’arte
di Liliane Jessica Tami del 04/02/2019
Nel 2015 la casa editrice francese Flammarion ha mandato alle stampe il catalogo completo delle opere d’arte appartenute alla collezione privata del Reichmarschall Hermann Goering (Rosenheim, 1893 – Norimberga, 1946). La pubblicazione del catalogo, curata da Jean-Marc Dreyfus, elenca 1376 dipinti appartenuti al secondo uomo più importante del Nazional-socialismo.
La prefazione del volume è di Laurent Fabius (1946), ministro degli Esteri francese. L’interdisciplinarietà dell’opera, che tange diritto internazionale, storia dell’arte, economia e politica, è stata affrontata grazie all’intervento da un team di archivisti e storici: Isabelle Richefort, conservatore generale degli Archivi Diplomatici di Francia; Anne Liskenne, conservatore capo degli Archivi del Ministero degli Esteri; Pascal Even, conservatore generale e direttore degli Archivi di Francia e Frédéric Baleine du Laurens, direttore degli Archivi diplomatici del Ministero degli Esteri.
Il catalogo originale della collezione Goering, oggi conservato presso gli Archivi diplomatici francesi, è un registro di 268 pagine di circa 23 x 35,5 cm redatto a mano tra il 1940 e il 1945. I fogli, suddivisi in colonne in cui vengono elencati i nomi delle opere, le relative descrizioni, gli artisti, il luogo di provenienza e la nuova collocazione sono stati compilati perlopiù da Gisela Limberg, la segretaria di Hermann Goering, che lavorava accanto al negoziante d’arte Walter Andreas Hofer, direttore della collezione di Goering.
Il ricercatore Jean-Marc Dreyfus (1968) descrive la controversa figura di Hermann Goering come un principe del Rinascimento: egli sfruttò la sua carriera politica per promuovere le belle arti in Germania mediante il mecenatismo, istituì scuole artistiche e creò svariate collezioni e musei. Goering, infatti, il 9 giugno 1938 a Kronenburg, come un grande mecenate rinascimentale, inaugurò la sua scuola d’arte per promuovere la Weltanschauung hitleriana nell’ambito creativo. In questa scuola, l’artista veniva visto come il depositario d’un sapere iniziatico e pagano da divulgare al popolo e l’arte stessa assurgeva ad una dimensione religiosa e persino escatologica. L’idea che l’arte abbia la funzione di educare ed elevare il popolo sta alla base dei grandi espropri artistici che i nazionalsocialisti svolsero nei confronti di privati ebrei facoltosi e di diversi musei pubblici europei. Quando alla Francia, dopo la sconfitta militare del 1940, gli fu imposta la visione del mondo socialista e nazionalista, della Repubblica di Vichy, questa lasciò agli eserciti di Hitler (Wehrmacht e SS) di fare irruzione nei musei pubblici e nelle case degli ebrei più facoltosi, per prelevare tutto ciò che di prezioso fosse presente, compresi gioielli , mobili e tappeti. I tedeschi confiscarono ai ricchi ebrei inestimabili tesori, che finirono nei musei germanici, come il Kunst Museum di Linz in Austria, per essere contemplati dal popolo alemanno. Alcuni capolavori, invece, vennero trasportati nelle dimore private dei vertici del Reich. Hitler, per la propria collezione personale, raccolse circa 5mila pezzi e Goering circa 2mila. Dai preziosi manufatti appartenuti alla collezione Goering se ne evince la vasta e raffinata cultura umanistica, unita al più estremo fanatismo politico. Egli possedeva tantissime cariche ed onorificenze (presidente del Reichstag, ministro-presidente di Prussia, fondatore della Gestapo, eroe di guerra, asso dell’aviazione, ministro della Luftwaffe, grande imprenditore e insignito da Adolf Hitler come protettore supremo della natura e dell’ambiente, capo dei cacciatori ecc.), e vantava anche una passione per la poesia, la mitologia e la letteratura, dovuto al suo animo da esteta. Ovviamente per lui la trinità composta da razza, paganesimo e arte era basilare, perciò il suo gusto estetico non poteva che essere fortemente influenzato dalla propria etica fondata sul superomismo ariano.
Inizialmente Goering collezionò soprattutto autori tedeschi: il suo favorito era Lucas Cranach, di cui aveva 54 opere. In seguito si interessò anche agli olandesi e fiamminghi del Seicento, ritenuti appartenere al medesimo ceppo razziale nordico dei germani. Fra i Cranach collezionati alcuni erano assai belli come il pagano Giudizio di Paride oggi a Basilea o il Piramo e Tisbe. Pian piano Goering ampliò il proprio settore di nicchia ed iniziò a procurarsi anche opere delle più disparate epoche storiche e regioni geografiche. Nella sua collezione figurano il capolavoro pagano la Leda con il cigno, allora ritenuta di Leonardo da Vinci (oggi nel Museumslandschaft Hessen di Kassel), numerosi Canaletto, Tintoretto, Masolino da Panicale e tantissimi altri autori Italiani, come Botticelli, Tiziano, Sebastiano Ricci, Francesco Padovanino e altri artisti rinascimentali. Tra le sue opere di autori italiani figura anche il ben più moderno Boldini, con due splendidi quadri prelevati dalla galleria del miliardario ebreo Maurice Rothschild. Dalla scuola di Fontaine Bleu sino agli impressionisti francesi, Goering è riuscito a comporre un vero e proprio tempio alla storia dell’arte moderna europea.
La vita pubblica di Hermann Goering è stata fortemente influenzata dalle sue inclinazioni private da esteta stravagante, in bilico tra il rigore e la purezza classici e l’impeto sentimentale romantico. Colto dandy in grado di disegnarsi da solo le proprie uniformi e sprezzante dei diritti fondamentali dell’uomo, sensibile amante del bello e ex-impietoso soldato, meticoloso collezionista e devoto fanatico, ha conservato la maggior parte delle sue opere d’arte a Carinhall, una bellissima e sfarzosa villa nei boschi presso Berlino. Qui Hitler teneva gli incontri diplomatici più importanti del Reich, ed aveva espressamente chiesto a Goering di rendere il luogo quanto più bello e lussuoso possibile. Di fatto, la collezione di Goering al Carinhall era sì a lui intestata a titolo privato, ma ne potevano fruire tutti i vertici del sistema politico tedesco. Nel cortile di questo spettacolare museo immerso nella natura, ricchissimo ed imponente, è stato persino eretto un piccolo castello intitolato ad Edda, la figlia di Goering. Carinhall non era però solo il cuore dell’arte e della diplomazia germanica: era per Goering anche un monumento alla sua defunta Carin von Kantzow, fervente nazionalsocialista ed aristocratica svedese morta precocemente il 31 ottobre 1931.
Per assemblare la sua grandiosa collezione Goering ha impiegato tanti anni e tanti esperti. Tra questi il più celebre è sicuramente il seducente Bruno Lohse (1911 – 2007), elegante ufficiale parigino delle SS, integrato nella Luftwaffe e laureato in Storia dell’Arte con specializzazione in pittura fiamminga. A soli 29 anni divenne il negoziante d’arte di fiducia di Goering. Questo ragazzo colto, elegante e di spicco nella Parigi bene era riuscito a procurare quadri di inestimabile valore ai vertici del Reich e, come riporta Isabelle Richefort, assistente del direttore degli Archivi diplomatici, si è sempre impegnato affinché nessun quadro venisse portato via dai musei pubblici francesi. Lohse lavorava molto, sia nel suo ufficio presso l’ERR (Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg, una sorta di università nazionalsocialista) che nel museo Jeu de Paume, accanto al Louvre, dove era stato provvisoriamente installato il deposito delle opere confiscate agli ebrei, ma non volle mai essere pagato per ciò: comprare, espropriare, valutare e vendere opere per conto dei vertici del Nazionalsocialismo era per lui un gesto di filantropia verso l’Europa e una vocazione ideologica. Un altro esperto d’arte che collaborò col Reichsmarschall fu Gustav Rochlitz, un gallerista tedesco che si è specializzato in transizioni verso la Svizzera, ed in particolar modo con Theodor Fischer (1878 – 1957), di Lucerna. Il Giornale dell’Arte, numero 363, pubblicato nell’aprile 2016, a pag.14, riporta un elenco di ben 34 commercianti d’arte, tra cui nobili, professori, galleristi, che si arricchirono vendendo a Goering.
Non tutti i tesori appartenuti alla collezione Goering furono frutto di regolari scambi economici: alcuni di essi furono espropriati con la forza ai proprietari privati ebrei, ritenuti illegittimi in quanto considerati non europei. La prima azione di confisca a danno dei proprietari semiti avvenne per mano delle SS nel 1940, quando i beni delle famiglie Rosenberg, Bernheim, Rothschild e Seligmann vennero prelevati sotto la supervisione del professor Kurt von Behr (1890 – 1945). Un documento del 3 novembre 1941 redatto dal capo dell’ERR di Berlino, Gerard Utikal (1912 – 1982), asserisce che «nessun oggetto appartenente allo stato Francese o a privati francesi non ebrei è stato toccato».
Dopo la guerra la Francia ha istituito una Commissione per il recupero delle opere d’arte e con l’aiuto di Rose Valland, storica e antifascista francese, è riuscita a portarsi a casa metà di tutte le opere conservate dai tedeschi, senza minimamente curarsi se appartenessero a privati o a musei statali. I russi, invece, hanno fatto razzia di capolavori, arraffandoli come bottino di guerra, distruggendoli e usando le statue greche come bersagli per il fucile. Sebbene il laghetto di Carinhall fosse nel loro settore non si degnarono nemmeno di controllarne il fondo per recuperare le statue in esso gettate: alcuni cimeli, infatti, vennero ripescati solo dopo il crollo del muro di Berlino. Nel novembre 1945 gli americani tentano anche il recupero delle molteplici opere rubate in tutta europa dai nazisti, comprese anche quelle regolarmente acquistate. Nel 1950, quando l’operazione di spartizione della collezione Goering tra le potenze vincitrici si concluse, i comunisti spianarono Carinhall e il parco circostante con le ruspe per essere certi che nemmeno i cercatori di tesori non vi potessero più trovare nulla se non qualche vecchio coccio. Di fatto, ci si è ritrovati di fronte ad un paradosso: come Goering ha espropriato quadri, arazzi e statue a noti collezionisti d’arte ebrei, come i Rothschild, d’Alphonse Kann, Seligman, David-Weil e tanti altri, gli alleati angloamericani e francesi hanno a loro volta depredato tutti i beni artistici della Germania, sia pubblici che privati, ivi compresi quelli regolarmente comprati: un pesante tributo per la sconfitta bellica. La visione socialista del Terzo Reich ha superato la logica economica dell’appropriazione dei beni di lusso: secondo Goering l’arte europea doveva infatti appartenere agli europei e quindi andava tolta agli ebrei (ritenuti stranieri perché originari d’Israele) mediante la coercizione. La visione angloamericana ha a sua volta superato il concetto di diritto etnico di possessione delle opere d’arte, istituendo, di fatto, un nuovo diritto di possessione fondato sulla legge democratica. Il recupero della collezione Goering è stato immediato: l’intero bottino era composto da almeno 1.300 quadri, 250 sculture e 168 arazzi. Alcune opere sono tornate ai loro ex-proprietari ebrei, molte di queste sono state rivendute tramite i più disparati canali e, purtroppo, parecchie di esse sono andate perse per sempre.
Per approfondimenti:
_Le catalogue Goering, edizioni Flammarion Parigi, 2015;
_Alessandro Marzo Magno, Missione grande bellezza, gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler, edizioni garzanti Milano, 2017;
_Adolf Hitler, Il regime dell’arte, Edizioni AR, Padova, 2009;
_Il Giornale dell’Arte, numero 363, aprile 2016, pag.14.
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