
30 Mar Martone e il suo tocco di classe: il giovane favoloso
di Maurilio Ginex 30/03/2017
Mario Martone è un regista dalla raffinatezza indiscutibile. Il suo film “Il giovane favoloso” rappresenta una pietra miliare nel cinema degli ultimi dieci anni. Parla di una delle personalità della letteratura italiana su cui si è più che mai discusso e scritto. Il film è molto ben strutturato ed è degno della sua profondità intellettuale di regista. Il Leopardi di Martone ha un tocco insolito, che può essere compreso dallo spettatore attraverso lo scrutare dentro le scene aiutato anche dalla colonna sonora che il regista sceglie di Sascha Ring, meglio noto come Apparat.

Nella foto di sinistra Mario Martone (Napoli, 20 novembre 1959) regista teatrale, cinematografico e sceneggiatore italiano. Nella foto di destra, Apparat, pseudonimo di Sascha Ring (Quedlinburg, 27 giugno 1978), è un musicista tedesco. Si occupa di musica elettronica, sebbene unisca nella sua musica vari generi.
Ad interpretare Leopardi Martone sceglie Elio Germano, il quale riesce a dare – con una possente recitazione – un volto cinematografico al poeta. Germano attraverso il talento e la capacità empatica riesce ad immedesimarsi dentro l’identità di un gigante dell’intelletto. Martone ripercorre le tappe della sua vita tessendo le lodi della grandezza del genio riconosciuto tale negli ambienti intellettuali del periodo. Leopardi aveva dentro un mondo al quale dava voce soltanto attraverso la scrittura e poteva esprimersi solamente in questo modo. Gentiluomo dell’Ottocento, il padre – figura autoritaria – si preoccupava con rigore della formazione dei figli, divenendo per Leopardi un argine imponente. Recanati non poteva essere abbandonata, le amicizie e le conoscenze dovevano essere controllate, bisognava far attenzione ai credi politici e alle parole che si utilizzavano nei confronti di una società radicata nella monarchia: Martone rappresenta esemplarmente la conflittualità tra i due, il padre Monaldo Leopardi, interpretato da Massimo Popolizio, e il figlio Giacomo. Il poeta marchigiano era consapevole del mondo che esisteva al di fuori di Recanati, riceveva lettere di elogio dai suoi amici letterati che vivevano in altre città d’Italia e in particolare dal suo amico Pietro Giordani, che lo invitava continuamente a recarsi a Roma. Tutto un mondo di cui il giovane favoloso veniva privato per imposizione di un padre autoritario.

Nell’immagine di sinistra il pittore A. Ferrazzi, ritrae Giacomo Leopardi, nel 1820 – olio su tela, Recanati, Casa Leopardi. Nella foto di destra Elio Germano (Roma, 25 settembre 1980) attore italiano, nelle vesti del conte marchigiano. Nel corso della sua carriera, ha ottenuto, tra gli altri premi, tre David di Donatello per il miglior attore protagonista per Mio fratello è figlio unico, La nostra vita e Il giovane favoloso. Per La nostra vita ha vinto anche il Nastro d’Argento al migliore attore protagonista ed il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes 2010.

Nella foto una suggestiva vista notturna di Piazza Leopardi con il palazzo comunale, Recanati (Mc).
Dopo un film che non smette mai di tenere alto lo stato emotivo dello spettatore il finale non poteva che essere una perfetta chiusura da cornice al tutto, ovvero, una recitazione della Ginestra che l’attore intona guardando, dal balcone della villa dove si era recato con Ranieri e la sorella: quel paesaggio articolato e descritto dall’occhio del regista. Una pellicola cinematografica che mette in luce gli aspetti più importanti di Giacomo Leopardi e che allo stesso tempo si cosparge di gloria nella rappresentazione filmica di uno dei più studiati e discussi intellettuali del mondo, poco conosciuto fuori dalla nostra penisola solo per nostra pochezza divulgativa e culturale.
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