23 Feb Il fermento culturale nella vita politica italiana
di Antonella Leonardi 23/02/2017
La storia del nostro Paese, ha il privilegio di possedere radici profonde e ricche di eventi storici sulle scienze, sulle lettere, sulle arti che ancora oggi molti addetti ai lavori – delle corrispettiva discipline – studiano con vivo interesse per ricercare sempre qualcosa di nuovo nei carteggi che sono stati già visionati dai propri predecessori, ma il nobile fine di questi studiosi è la divulgazione delle informazioni storiche, in ogni ambito, ad ogni fascia di età e ad ogni livello di istruzione.
Grazie a questi contributi scientifici, riuniti in numerosi volumi con altrettante numerose firme, vi può essere una consultazione senza preconcetto e soprattutto senza la paura della scoperta di sapere cosa è accaduto nel corso della storia.
Dall’arte figurativa, alle correnti letterarie, fino alle scienze come la fisica, la medicina, la biologia o la scienza politica, abbiamo l’opportunità di consultare, in forma cartacea o multimediale, ogni genere di informazione.
E proprio l’informazione, ad oggi, in specie quella quotidiana, ci porta a partecipare alla vita politica, istituzionale, scientifica, letteraria minuto per minuto dimenticando delle volte il valore delle basi storiche.
Spesso e volentieri, si dibatte per vie multimediali di problemi attuali e si perde la via della riflessione che era svolta davanti ad un buon the o ad un caffè; si preferisce dare spazio alla tastiera piuttosto che al dibattitto faccia a faccia. Si perde l’opportunità di sentire il tono della voce, di leggere gli sguardi di chi ci comunica un pensiero o un opinione personale davanti ai quotidiani cartacei che oggi sono in forte crisi perché si è perso un modus operandi quotidiano di sfogliare un cartaceo ricco di notizie scritte in maniera, molte volte, esaustiva.
Una previsione, su questo aspetto, meditata e scritta con grande lungimiranza da Vittorio Frosini sulla “Nuova Antologia” dal titolo “I giovani e la Costituzione“, Fascicolo n. 2206 (aprile – giugno 1998), p. 296, spiegava il beneficio del ruolo del mondo multimediale e dell’avvicinamento dei giovani e non, ai personaggi politici che rivestono ruoli istituzionali in carica in ogni ente: locale, regionale e nazionale con l’obiettivo di esporne i motivi.
Ma proprio su questo aspetto, nasce un problema: la crisi del cartaceo.
Ogni dibattito politico, fino a qualche anno fa, aveva una presenza fisica di liberi cittadini o tesserati di partito che partecipavano e dibattevano, delle volte con fervore, delle problematiche che investono l’Italia su ogni aspetto attraverso i partiti politici che esponevano le problematiche degli italiani all’interno dei palazzi istituzionali per intervenire nei tempi utili. Vige a questo punto, tenere in considerazione l’importanza dei partiti politici.
La conoscenza storica della monarchia sabauda e dei partiti politici pre-unitari, concilia perfettamente con gli eventi storici del nostro paese sin da prima dell’Unità d’Italia – risalente al 1861 – che vide movimenti strutturati per unire il Paese politicamente – tramite la figura del Re -, poiché nei decenni precedenti vi erano stati tentativi fallimentari per unificare la penisola. Se culturalmente l’Italia poteva ritenersi “unita” tramite i poeti e scrittori medievali come Dante e Boccaccio, l’intento dell’unificazione politica e geografica italiana nasce nel 1848 con Carlo Alberto. Il fermento culturale del paese è stato sempre molto forte: L’Antologia di Vieusseux (1823-1831) fu una testimonianza scritta, tutt’oggi consultabile nelle biblioteche italiane che posseggono – o hanno la fortuna di possedere – questo prezioso carteggio che attuò un processo di unità culturale e politico, ma che successivamente fu chiusa per via degli amari veti che il Gran Ducato di Toscana apportò alla rivista.
Cultura e politica, sono due aspetti apparentemente distanti; nella realtà dei fatti sono un connubio inseparabile che ha bisogno di essere tutelato, salvaguardato e promosso. E nei partiti politici storici (Repubblicano, Comunista, socialista e democristiano) nessuno poteva fare politica se non aveva posto tra i primati per compiere azioni di buon governo la preparazione culturale.
Negli ultimi anni, in specie dal periodo della Seconda Repubblica, che personalmente preferisco chiamare “secondo tempo dell’era repubblicana“, il sistema organizzativo dei partiti nelle fasi di reclutamento, istruzione, scuola di partito, organizzazione e soprattutto strutturazione di questo, sono venuti meno e i partiti sorti dallo scioglimento dei partiti storici, hanno preferito pensare alla comunicazione politica piuttosto che alla strutturazione e alla organizzazione del partito su ogni fronte.
Ed in questa fase storica del nostro Paese, così complessa e confusionaria, per meglio comprendere il compito dei partiti politici, dei suoi personaggi più conosciuti e non, per capire il perché si è arrivati ad avere oggi questa condizione nelle realtà istituzionali locali, regionali, nazionali e sovranazionali, dobbiamo fare i conti con la storia. Non è semplice argomentarne, ma non è impossibile raccontarla.
Il fine ultimo di questa rubrica, è quello di conoscere la vita politica e dei partiti per avere una maggiore consapevolezza di questo momento storico, per conoscere e trarre suggerimenti al fine di proporli a chi accanto a noi, svolge l’attività politica all’interno dei palazzi istituzionali, a chi può smuovere le coscienze in un epoca storica dove la crisi culturale ha preso il sopravvento, a chi vuol cominciare o ricominciare a credere nella storia del nostro paese e nel valore aggiunto che l’Italia possiede ma che noi stentiamo a promuovere, ai valori morali e nazionali che ci appartengono; e nei partiti politici, possiamo leggere la nostra poliedrica ed inestimabile identità.
Concludo questa breve premessa a favore di questa rubrica, con una affermazione di Niccolò Machiavelli, padre della Scienza Politica: “La storia è maestra delle nostre azioni“.
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