18 Feb L’architettura del Male. La città nella cinematografia noir (1)
L’architettura del Male. La città nella cinematografia noir. Fioravanti
Il cinema noir possiede una ambientazione prettamente urbana dove la città appare allo spettatore maligna e nello stesso tempo si impone per la sua monumentalità.
Il noir ci descrive una società in gran parte priva di spirito comunitario: demistifica un mondo ove si è erosa sia la fede nella lealtà verso un bene comune, sia la fiducia, disattesa, nell’American Dream. Questo genere cinematografico, che accresce la sua diffidenza e critica sociale dopo il crollo di Wall Street, si lega sin da subito all’architettura, se non in senso stretto l’urbanistica: questa è la vocazione e base socio-spaziale del genere e della disciplina, dove l’incontro negato e la mancata realizzazione del naturale bisogno di comunione si discostano dall’ambizione duratura dell’architettura. Spesso nel cinema noir i paesaggi urbani diventano i veri attori assoggettando, attraverso l’ortogonalità e la longitudinalità della prospettiva, i protagonisti, sempre più inseriti in un contesto meccanico e schizofrenico.
La crisi del soggetto è quindi uno dei temi centrali e più indagati nel cinema americano dagli anni Venti e fino agli anni Quaranta grazie ai capolavori di grandi maestri quali Friedrich Wilhelm Murnau, Howard Hawks, Fritz Lang, John Huston, Otto Preminger, Orson Welles, Billy Wilder.
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