Matteo Renzi: le crisi di governo della repubblica italiana

di Miriana Fazi del 14/12/2016

La disfatta referendaria di dicembre 2016, ha fatto dimettere Matteo Renzi, nonostante l’ampia maggioranza, all’incarico di Primo Ministro. L’esecutivo italiano, non è nuovo a turbolenze di tal genere, tanto che a seguito del governo Berlusconi si sono succeduti soltanto governi tecnici, riparatori – composti ad hoc – per traghettare la nazione fino alla successiva legislatura. Di fatto, l’insediamento del governo Monti ha posto fine a una delle più brevi crisi di governo che la storia recente vanti: soli tre giorni. Le crisi più lunghe, al contrario, sono seguite al governo Dini (1996, 127 giorni), all’Andreotti I (1972, 121), all’Andreotti V (1979, 126), fino al Prodi II (2008, 104 giorni). Nei succitati casi, tutte le crisi hanno causato lo scioglimento ante tempus delle Camere e hanno posto fine alla legislatura.
Occorre rilevare che il periodo intercorrente fra le dimissioni di un Esecutivo e l’entrata in carica del successivo permette al governo uscente di svolgere solo funzioni di “ordinaria amministrazione” (o “affari correnti”). Nei 23.845 giorni trascorsi dalla nascita della Repubblica all’ultimo giorno di “proroga” del quarto governo Berlusconi, ben 2.004 giorni sono stati gestiti da governi limitati nei loro poteri e nelle loro funzioni. In questa scheda cercheremo di evidenziare i dati statistici e politici più significativi di queste 61 crisi ministeriali, utilizzando in parte le classificazioni dello studio “L’instabilità governativa nell’Italia repubblicana” (Roma, 1992, a cura di G. Negri e L. Tentoni) e ricalcolando – aggiornandole – le cifre relative all’intero periodo e in particolare agli anni della cosiddetta “Seconda Repubblica”.

Il primo elemento significativo sta nella sostanziale continuità – nel periodo 1946-1992 – delle formule politiche a fronte di un susseguirsi di governi spesso molto simili per composizione ai precedenti (lo Spadolini II era identico, tranne che per un sottosegretario) e per i partiti che lo componevano. Talvolta, la crisi non ha portato alla sostituzione del Presidente del Consiglio. Fra il 1945 e il 1953 Alcide De Gasperi ha governato ininterrottamente per 2.808 giorni (record ineguagliato) attraversando però sette crisi ministeriali per un totale di 116 giorni. Sono rimasti al proprio posto anche Amintore Fanfani (1962, fra il suo terzo e il suo quarto governo), Aldo Moro (1964 e 1966, dal primo al terzo governo), Mariano Rumor (1969 e 1970, per i suoi primi tre governi), Giulio Andreotti (1972, fra il primo e il secondo) poi di nuovo Rumor (1974, per il quarto e quinto governo), ancora Moro (1976, quarto e quinto governo), Andreotti (1978 e 1979: terzo, quarto e quinto), Francesco Cossiga (1980, per i suoi due governi), Giovanni Spadolini (1981: il primo premier non DC della Repubblica, primo e secondo governo), Bettino Craxi (1986, fra il suo primo e il secondo governo), ancora Andreotti (1991, fra il sesto e il settimo governo), Massimo D’Alema (1999, fra il primo e il secondo), Silvio Berlusconi (2005, fra il secondo e il terzo governo).

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Da sinistra a destra: Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani , Aldo Moro, Mariano Rumor , Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Bettino Craxi.

Ben 37 governi sui 62 che si sono alternati fino al 16 novembre 2011 si sono “concatenati”: hanno avuto, cioè, continuità nella premiership rispetto al gabinetto ministeriale precedente o successivo. Questa cifra esprime bene il “cambiamento senza rinnovamento” che spesso ha caratterizzato le crisi, originate il più delle volte non dall’esaurirsi di un ciclo politico e neppure dalla contestazione all’operato o alla figura del Presidente del Consiglio, ma da altri fattori spesso interni alla coalizione o – in certi casi – al partito di maggioranza relativa (la DC, fra il ’46 e il ’94). Dunque il famoso riadattamento della frase presente nel “Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sembra essere sempre attualissima: “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”.
Il secondo elemento degno di nota – per certi versi collegato al primo – sta nel numero di dicasteri formati dai Presidenti più “longevi” al governo (31 sono stati formati dai primi cinque: De Gasperi, Andreotti, Moro, Berlusconi e Fanfani, contro i 31 governi degli altri 20 Premier; per i primi cinque l’ “ordinaria amministrazione” è durata 1.094 giorni contro i 910 degli altri, soprattutto perchè Andreotti detiene il record di “proroga”: è stato per ben 454 giorni a Palazzo Chigi per il disbrigo degli affari correnti, gestendo da solo il 22,7% di tutta l’ordinaria amministrazione della storia repubblicana). Fra i più presenti a Palazzo Chigi (definizione non del tutto propria, perchè il trasferimento della presidenza al Viminale nell’attuale sede è avvenuto solo nel 1961) ben tre dei primi dieci sono personalità riconducibili alla “Seconda Repubblica” (Berlusconi, Prodi, Amato); fra i primi sei sono addirittura due (Berlusconi e Prodi). Fra i più presenti al governo in veste di Premier figurano Silvio Berlusconi (3.330, 4 governi), Alcide De Gasperi (2.808 giorni, 8), Giulio Andreotti (2.669, 7), Aldo Moro (2.277, 5), Amintore Fanfani (1.660, 6), Romano Prodi (1.608, 2), Bettino Craxi (1.351, 2), Mariano Rumor (1.098, 5), Antonio Segni (1.087, 2), Giuliano Amato (717, 2). Fra gli undici Presidenti della Repubblica (De Nicola, Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano), quattro sono stati Premier, ma solo Segni per più di mille giorni. Nessuno di loro (Segni, Leone, Cossiga, Ciampi) ha guidato più di due governi (Ciampi solo uno) e, in genere, per periodi non molto lunghi.
Un terzo elemento interessante riguarda il rapporto fra la durata dei governi e i giorni di crisi. Mentre la durata media delle crisi di governo è di 32,85 giorni, quella dei dieci più duraturi è di 23,4 (in otto casi è addirittura inferiore ai 20 giorni) per il 2,6% della durata complessiva dell’Esecutivo (in carica e in ordinaria amministrazione) contro l’8,4% del periodo 1946-2011. Formare un governo “longevo” è stato spesso molto difficile. Solo 14 su 61 sono rimasti in carica almeno 18 mesi, contro i 15 che sono rimasti in carica meno di sei mesi (due sono durati addirittura rispettivamente 32 e 23 giorni).
Una differenza significativa per quanto riguarda la durata dei governi e delle crisi, può essere riscontrata dividendo la storia della Repubblica in periodi:
1) L’Assemblea Costituente (1946-1948). Caratterizzata da governi – almeno inizialmente – di grande coalizione, ha avuto Esecutivi di scarsa durata (media 170 giorni compresa l’ordinaria amministrazione) ma crisi brevi (media 10,5 giorni).
2) Primo centrismo (1948-1953). E’ il quinquennio degasperiano, della formula DC più alleati minori (PRI, PLI, PSDI). I governi durano di più (627 giorni) e le crisi sono ancora brevi (14 giorni).
3) Secondo centrismo (1953-1960). La formula politica (DC più alleati minori: PRI e PSDI, ma anche PLI e monarchici) è stabile ma va logorandosi: governi e premier si alternano più spesso. La durata media diminuisce a 302 giorni dei quali 14 di crisi.
4) Transizione (1960-1962). Sono i governi della crisi centrista e della transizione verso il centrosinistra. Se il governo Tambroni è uno dei più brevi (116 giorni più 7 di crisi), il terzo governo Fanfani è più duraturo (556 più 19 di crisi), perchè è la vera e propria prova generale del centrosinistra.
5) Primo centrosinistra (1962-1968). E’ l’esordio dell’alleanza fra DC, PSI, PRI e PSDI, che segna l’avvio di un nuovo ciclo dopo quello centrista (1948-1960). Ogni governo dura in media 434,4 giorni più 29,6 per gli affari correnti (in tutto: 464 giorni). In questo periodo Moro vara l’Esecutivo che resterà a lungo (fino ai tempi di Craxi) il più longevo della storia repubblicana: 833 giorni (più 19 di crisi) fra il 1966 e il 1968.
6) Secondo centrosinistra (1968-1972). E’ una fase di declino del quadripartito, durante la quale la durata media dei governi scende sotto i 200 giorni e quella delle crisi sale verso quota 50.
7) Transizione (1972-1976). Fra il ritorno del centrismo e la preparazione di una nuova stagione (il “compromesso storico” fra DC e PCI) si susseguono cinque governi che restano in carica 297 giorni, 43 dei quali in “proroga”.

Enrico Berlinguer segretario del partito comunista italiano e un giovanissimo comunista a suo fianco: Massimo D’alema. Segue Achille Occhetto.

8) Solidarietà nazionale (1976-1979). E’ la stagione in cui il PCI sostiene di nuovo un governo (trent’anni dopo essere uscito dalla maggioranza con DC e PSI). Al governo si susseguono due monocolori DC: il primo vede PCI, PSI, PSDI, PLI e PRI astenersi (“la non sfiducia”), poi (’78) votare a favore (tranne il PLI). E’ una stagione segnata da gravi crisi sociali ed economiche e dal terrorismo (il rapimento di Moro). I governi durano mediamente 367 giorni – più che nel recente passato – ma le crisi sono lunghe (76 giorni).
9) Transizione (1979-1981). Fallito il compromesso storico, si riparte dall’accordo fra DC e PSI, in vista di una nuova stagione (il “pentapartito”). In 594 giorni si susseguono tre governi (durata media: 198 giorni) durante i quali ben 70 sono occupati dalle crisi (consultazioni, trattative fra i partiti) .
10) Pentapartito (1981-1991). E’ una lunga stagione durante la quale DC, PSI, PRI, PLI e PSDI governano insieme. Si inaugura un’alternanza alla guida del governo. Dal 1983 al 1991 fra DC e PSI, ma già nel 1981-1982 il leader repubblicano Spadolini è premier, dopo 46 anni di governi a guida DC. Fra il 1981 e il 1987 la durata media dei governi “è di 440 giorni, se si escludono i ministeri pre-elettorali presieduti da Fanfani” mentre “negli anni 1987-1991 la media scende a 414 (Goria, De Mita, Andreotti VI)” (Negri, Tentoni, cit.). I giorni di crisi, che fra l’83 e l’87 sono 57, scendono a 44 nella legislatura successiva (1987-’92). Fra il 1983 e il 1986 Craxi resta al governo per 1092 giorni (compresi 33 di crisi) battendo il record di Moro.
11) Transizione (1991-1994). Col settimo governo Andreotti si consuma la fine del pentapartito: il PRI rifiuta di parteciparvi; nella successiva legislatura (1992-1994) il sistema è travolto da Tangentopoli. Si susseguono due brevi governi: il primo di Giuliano Amato e quello del tecnico Ciampi. Si tratta di Esecutivi che restano mediamente in carica per un anno. La crisi del governo Amato dura appena sette giorni.

Il procuratore Antonio di Pietro durante una delle ultime udienze del processo Enimont, 1994.

12) Seconda Repubblica (1994-2011). E’ caratterizzata dall’alternarsi al governo di due coalizioni, una di centrodestra guidata da Berlusconi e una di centrosinistra guidata da Prodi (e da altri leader che assumono la presidenza del Consiglio, nel periodo 1998-2001). Mentre i governi della “Prima Repubblica” (1946-’94) restavano in carica circa 342 giorni, 33 dei quali in proroga, nella Seconda è aumentata la durata media (625,7 tranne il governo Monti) anche se le crisi sono solo un po’ meno lunghe (30,5 giorni). A onor del vero, va detto che la cosiddetta “Seconda Repubblica” ha avuto due legislature brevi (1994-‘1996 e 2006-2008).
La percentuale dei giorni di crisi su quelli totali di governo è del 20,6% (crisi del governo Berlusconi I e del governo Dini) nel 1994-1996 e del 14,4% nel 2006-2008 (crisi del governo Prodi II).
Le due legislature portate a compimento, però, una dal centrosinistra (1996-2001) e una dal centrodestra (2001-2006) fanno registrare alte durate medie dei governi (rispettivamente 462 e 901) e mediamente solo 8,5 giorni di crisi per ogni Esecutivo (nel decennio ’96-2006 meno dell’1,5%). Anche il governo Prodi II, che caratterizza l’intera XV legislatura (è la prima volta che ad una legislatura corrisponde un solo Esecutivo) resta in carica per 618 giorni nella pienezza delle funzioni e 104 per l’ordinaria amministrazione. La stabilità della Seconda Repubblica è confermata dall’esiguo numero dei governi (undici fra il ’94 e il 2011 contro i 51 dei 48 anni precedenti). Il governo più lungo (anche dell’intera storia repubblicana) è il Berlusconi II (1412 giorni, dei quali 2 di crisi).

Governo Berlusconi 2011 – Photo Mauro Scrobogna

Un’ultima notazione: se nel periodo iniziale (1946-1948) e in quello finale (1992-1994) della “Prima Repubblica” le crisi sono state di rapida soluzione – in media rispettivamente 11 giorni e 16 giorni -, con lo stabilizzarsi del sistema politico sono diventate sempre più lunghe, con l’eccezione della legislatura corrente. Nella prima e nella quarta legislatura della “Seconda” (’94-’96 e 2006-’08) le crisi sono state più lunghe, mentre nella seconda, nella terza (1996-2006, con una stabilità di formula più o meno pari a quella di centrismo, centrosinistra e pentapartito ma anche con leadership e coalizioni più forti) e nella quinta (2008-2011, governo Berlusconi, poi governo “tecnico” con Monti) le crisi sono state brevissime.
Ora – tornando alle dimissioni di Matteo Renzi – è arrivato il tempo del Governo Gentiloni: quanto durera? Riuscirà a governare il tempo sufficiente per operare gli obiettivi che si è posto?

 

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