08 Dic Architettura e Psiche nel Mausoleo di Santa Costanza
di Elisa Di Agostino del 09/12/2016
Corre il III secolo d.C. quando inizia il declino dell’Impero romano. L’instabilità politica, economica e sociale si aggrava con le invasioni barbariche. In questo momento di profonda crisi, si diffonde il cristianesimo, grazie soprattutto all’editto di Flavio Valerio Aurelio Costantino, l’imperatore romano (274/ 337 d.C.) che nel 313 d.C. riconosce la libertà di culto, con la capitale imperiale traslata a Costantinopoli, antica Bisanzio – oggi Istanbul. Le tipologie architettoniche romane, come la basilica e gli edifici a pianta centrale, vengono adattate alle nuove esigenze del culto cristiano. Anche i soggetti delle figurazioni sono ripresi dalla mitologia greco-romana, ma acquistano nuovi significati legati al messaggio cristiano.
Alla morte dell’imperatore il secolare Impero romano si dividerà in due porzioni principali: quella occidentale con capitale Roma e quella orientale con capitale Costantinopoli. Dunque, soffermandoci sugli edifici di culto, la prima architettura cristiana prende il nome di architettura Paleocristiana, la quale comprendeva manufatti a forte influenza classica. Le Basiliche sono grandi sale dove si potevano riunire i fedeli per la celebrazione dei riti e riprendono proprio il nome delle Basiliche romane. Gli interni sono similari, ma la struttura spaziale è molto diversa e risponde a funzioni diverse.
Oggi possiamo classificare due tipologie di Basiliche, quella romana e quella cristiana. La prima presenta due absidi ed aveva una funzione civile, diversamente la seconda solitamente era provvista di un solo abside, possedeva un altare ed era riservata al rito. L’ingresso delle basiliche cristiane aveva un asse preferenziale che va dall’ingresso all’altare: percorso obbligato che stava a simboleggiare l’avvicinamento a Dio. Altro simbolo divino era dato dalla luce, che significava proprio lo sguardo della divinità filtrante dalle finestre. Alle volte la struttura era preceduta dal quadriportico: un cortile porticato destinato ai non battezzati.
Nella città eterna di Roma – di forte rilievo – il mausoleo di Santa Costanza è un edificio a pianta centrale, di forma circolare situato, sulla via Nomentana, nei pressi della basilica di Sant’Agnese. Il mausoleo è costruito tra il 337 e il 361 e nel VII secolo, sorta S. Agnese, ne diviene il battistero.
In questo mausoleo fu sepolta Costanza, figlia del già citato Costantino. La struttura e la decorazione risalgono all’incirca al 350 d.C., ma questa struttura presenta delle particolarità che la rendono unica ed importantissima dal punto di vista storico artistico.
L’impero romano – dopo l’editto di libertà religiosa – era ancora a maggioranza pagana. Per promuovere la nuova religione – scelta dall’imperatore – anche per avere appoggi politici, era necessario progettare un edificio che potesse ospitare la celebrazione delle cerimonie in una modalità artistica che potesse trasmettere, in maniera originale, i nuovi contenuti sacri.
Quasi come in una campagna pubblicitaria si decise di utilizzare la basilica, date le caratteristiche di ampiezza e perfezione che le permettevano di ospitare il culto cristiano. L’entrata, che di solito avveniva sui lati lunghi, venne spostata su uno dei lati corti, con la conseguenza della perdita di un abside. In questo modo l’attenzione del visitatore venne concentrata sull’altare, ospitato nell’abside in fondo alla basilica.
L’organismo è formato da un’aula centrale e circolare, coperta a cupola, inscritta in un deambulatorio voltato a botte. Aula e deambulatorio sono ritmati da 12 coppie di colonne di granito disposte in senso radiale, a sostegno di altrettanti archi a tutto sesto su pulvini e architravi convergenti verso il centro dell’aula. Gli intercolumni (spazio che intercorre fra le colonne) corrispondenti agli assi sono più larghi e più alti degli altri. La serie degli archi è sovrastata, al livello del tamburo, da altrettanti finestroni centinati.
La struttura è in laterizio, e la cupola – dal diametro di 22,5 metri – è alleggerita (come per il Tempio di Minerva) da nervature e archi tra concrezioni più leggere di tufo e pomice. In origine, l’interno era rivestito con marmi disposti a tarsia, con volte e cupola decorate da mosaici.
onstantino dispose prudentemente la costruzione delle prime enormi basiliche al di fuori delle mura della città, sulle tombe dei martiri a cui erano dedicate (San Pietro, San Lorenzo, Sant’Agnese). In questo modo il Senato non poteva rimproverargli di riempire di edifici cristiani il centro della città e allo stesso tempo le basiliche divennero i primi edifici monumentali che si incontravano lungo le vie più importanti, prima di entrare in città.
Queste enormi manufatti erano oggetto di grande venerazione tra i fedeli, che iniziarono a pagare cifre sempre più alte pur di essere sepolti accanto ai santi più importanti: fu in questo contesto che sorse il mausoleo di Costantina, addossato all’antica basilica di Sant’Agnese di cui oggi non rimangono che i resti di alcuni muri.
All’interno del mausoleo si possono ancora ammirare i bellissimi mosaici che corrono lungo l’anello esterno e nelle due piccole nicchie. Per i romani non era usuale utilizzare i mosaici per decorare i soffitti: l’arte era solitamente riservata ai pavimenti.
Fu proprio sotto Costantino, che si iniziò ad utilizzare il mosaico per rivestire catini absidali e porzioni di parete. Forse un tempo anche la cupola del mausoleo era ricoperta da un mosaico, ma oggi ci rimangono solo quelli della volta.
Proprio in questo mausoleo vi è uno dei primi passaggi dall’arte “classica” all’arte “bizantina”. Proprio l’Impero romano d’oriente fu denominato in epoca medievale “Bizantino o greculo” – denominazione fondamentale per permettere un distinguo temporale fra l’età tardo-antica e l’età medievale. L’arte cosiddetta “bizantina” difatti subì nei secoli un progressivo distaccamento dalla riproduzione della realtà perché il suo ruolo era di rappresentare santi e sante di un mondo che non è terreno. Per questo le figure medievali divennero sempre più statiche, ieratiche, immateriali e bidimensionali, schiacciate un fondo d’oro, simboleggiante l’immortalità e il divino.
Sulle volte del mausoleo di Santa Costanza vi sono mosaici con motivi geometrici e tipici del repertorio classico: frutta e fiori, piccole girali e scene di vendemmia. Queste ultime sono però state interpretate come allegoria del sacrificio di Cristo il cui sangue (vino) fu versato per l’umanità. Nelle nicchie invece troviamo le scene della consegna della legge in cui si vede Gesù tra i santi Pietro e Paolo e la scena della traditio clavium, in cui il Salvatore consegna le chiavi a San Pietro. Le scene sono costruite in modo molto semplice se paragonate ad altri mosaici romani sia per come sono rappresentati i personaggi, che per come sono inseriti nello spazio e nel paesaggio, che risulta appena accennato da qualche elemento vegetale.
In un solo monumento troviamo a confronto due correnti artistiche, due obiettivi diversi, che testimoniano un periodo di passaggio delicato e fondamentale non solo per la storia dell’arte, ma per la storia dell’Europa intera.
Nel 1254 è trasformato in chiesa (di S. Costanza) e successivamente nel 1620 i mosaici della cupola sono sostituiti da affreschi. Dal 1600 al 1720 il tempio diviene il luogo di convegno di artisti fiamminghi; per la dedizione a piaceri, baccanali e riti pagani non confacenti alla “città santa“, il gruppo è ricordato come i Bentvogels, ossia, la “banda di uccelli”.
Arrivando ai giorni nostri l’architetto Valter Vannelli nel suo rinomato saggio “Architettura e psiche” citando il mausoleo riporterà:
“Sontuosità e cromatismo lasciano ora spazio al fascino di una struttura potente e luminosa, sobria e raccolta, discreta anche per l’isolamento dal tessuto edilizio più immediato. L’immagine dominante è quella irriducibile della centralità, della circolarità, della riduzione del tutto al suo centro: il luogo assoluto che, all’origine delle cose, appaga lo spirito. Il carattere, anch’esso dominante, è quello della razionalità della riflessione; ossia, di questa proprietà della coscienza che la psiche esercita quando è vissuta in armonia ai giudizi di valore sul senso della memoria (delle sue permanenze, delle sue ricorrenze), e in accordo sia alle potenzialità dell’intuizione destate dalle suggestioni della bellezza, sia al piacere dei sensi quando sono impregnati da tanta evidenza e verità (anche storica) dei materiali”.
Per approfondimenti:
_Angola Maria Romanini, L’arte medievale in Italia, Sansoni
_Pierluigi De Vecchi, L’arte nel tempo, Bompiani
_Richard Krautheimer, Early Christian and Byzantine Architecture, Penguin Books
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