Rocket men: Glenn Hughes. Sniffarsi la dignità, il tossico talentuoso

Rocket men: Glenn Hughes. Sniffarsi la dignità, il tossico talentuoso

di Simone Ciccorelli del 30/11/2016

Glenn Hughes è il  bassista di Deep Purple e Black Sabbath: vanta una discografia da solista alle spalle. Artista Britannico nato nel 1952, diviene noto per aver apportato al Rock un nuovo suono, grazie alla sua predisposizione al canto e la sua voce calda e vibrante, che mescola al rock generi come il soul e il rhythm’n’blues.

Oggi ha 64 anni e sicuramente ricorda, con un po’ di nostalgia, i tempi in cui ne aveva da poco compiuti venticinque ed era appena stato scelto dai Deep Purple per sostituire Roger Glover.

I Deep Purple sono un gruppo musicale hard rock inglese, formatosi a Hertford nel 1968. Insieme a gruppi come Led Zeppelin e Black Sabbath, sono considerati fra i principali pionieri del genere heavy metal. Nella foto un giovanissimo Glenn Hughes (a sinistra). A destra uno dei fondatori della band: Jon Lord.

Era stato considerato un piccolo prodigio dalla scena hard rock inglese e infatti ci misero davvero poco ad accorgersi di lui ai “piani alti” dell’Olimpo del Rock.
Da quel giorno si ritrova catapultato in una realtà – a lui molto cara –  che con il passare del tempo gli si rivolterà contro.
L’uso spropositato di cocaina lo trascina notti e giorni interi, senza sonno e senza nemmeno sentire la necessità di mangiare. E’ successo tutto gradualmente, ma ad una velocità tale che quasi non si riesce a cogliere la fase di progressione. La cocaina arriva infatti ad essere il suo unico pensiero e il suo unico vero amore.
Nonostante questo, il suo rapporto con la musica non cambia mai e riesce comunque a confermare le sue qualità, tanto che Steve Wonder, che registrava nel suo stesso Studio, arriverà a dire che è proprio Glenn Hughes il suo cantante bianco preferito.
Le groupies, nemmeno a dirlo, non si facevano mancare nulla e Glenn si perde in un mare infinito; Groupies, cocaina, musica, feste: un vortice da cui potrebbero nascere sillogismi metaforici da fare invidia a Dalì. Ci sono squadroni di spacciatori in lotta per accaparrarselo come cliente.
Una volta, durante la tappa in Canada del tour di fine 1974, Glenn conosce lo spacciatore dei Rolling Stone. Solo per chiarire l’affettività della cosa: questo “signore” girava con due cucchiai, che aveva ribattezzato Mick e Keith. Come i leader dei RS, esatto. Erano di due misure diverse, uno era il doppio dell’altro.
Ecco, giochino: come era chiamato il più grande secondo voi? Ma certo, Keith, e fu proprio quello che Glenn scelse.
Un’altra volta, invece, verso la fine del 1974 – a una settimana da Natale – Glenn decide di dare una festa a casa sua. Senza una vera ragione, naturalmente. Ma non servono ragioni a Glenn Hughes per dare una festa e così decide di invitare nella sua camera d’hotel decine di persone, le quali in poco tempo si precipitano nell’appartamento e passano l’intera notte a suonare, sniffare e fare baldoria, mentre il vicino di stanza passa l’intera notte a battere colpi sul muro e a sbraitare implorando la fine.

Glenn Hughes (Cannock, 21 agosto 1952) è un bassista e cantante britannico, soprannominato dai fan The Voice of Rock.

Fino a quando, verso le sei del mattino, si decide finalmente di andare a suonare alla porta e lo fa con insistenza. Sembra un’imposizione, lui di lì non se ne va senza aver ottenuto quello che vuole. Così Glenn aprendo si ritrova Yul Brinner! Uno degli attori simbolo degli anni ’50 e ’60. Il bassista inglese smette all’istante di fare chiasso e chiude la festa. Tutto questo soltanto dopo aver richiesto un autografo: in fondo è pur sempre un ragazzotto di provincia.
Ad aprile del 1975, Glenn è ormai in un punto di non ritorno. E’ completamente dipendente dalla cocaina e nient’altro ha più importanza. Le persone intorno a lui lo guardano ormai come un tossicodipendente e talvolta con disprezzo. Ma sempre con una nota di rammarico per quello che era, per quello che avrebbe potuto ancora essere e per quello che invece era ormai diventato.
Tommy Bolin entra a far parte dei Deep Purple poco dopo l’aprile del 1975 e da subito tra lui e Glenn si instaura un rapporto basato sull’abuso di cocaina in ogni dove.
Il primo agosto dello stesso anno i Purple sono a Monaco per registrare Come Taste The Band e i due decidono, dopo le registrazioni, di fare un giro in qualche locale del posto in cerca di alcool, ma soprattutto della “roba”, la quale iniziava a scarseggiare dall’ultimo rifornimento fatto. 
Si siedono in un locale e conoscono un signore che alla loro richiesta, gli stende sul bancone qualche riga di polvere bianca che i due fanno scomparire senza complimenti. Non passano molti minuti prima che il ragazzo di Cannock, cominci a sentirsi male e entra in una situazione di disorientamento fisico, quasi tale da spingerlo alla follia. Sente addosso un calore che non sentiva prima e si precipita fuori dal bar. Lo portano di corsa in una sauna in cui trascorre tre ore consecutive per espellere con il sudore quello che aveva preso e che lo stava facendo impazzire. Era eroina. Lo spacciatore nel frattempo viene pestato dagli amici di Glenn, su sua richiesta esplicita. Asserirà dopo l’episodio: “Mai più questa merda”. Tal frase in riferimento all’eroina, non era certamente rivolta alla sua amata cocaina.
I purple avevano a quel punto pochi giorni ancora di vita, poco dopo la mini-tournee Inglese in cui Glenn sotto l’effetto di cocaina rimase sveglio dal 10 al 15 marzo, date di inizio e di fine tour, sei date dopo.
L’addio della band, ormai sciolta definitivamente, non gli fa bene. Raschia il fondo, conciandosi malissimo e dando più di una volta l’impressione di andarsene da un momento all’altro. Ma gradualmente torna in sé, seppur rimanendo comunque fedele alla sua inesauribile dipendenza. Il suo amico Tommy muore proprio in questo periodo per overdose di whisky, champagne, cocaina ed eroina mentre Glenn, anche se travolto dalla sua dipendenza, resiste.
A dicembre dello stesso anno, 1976, Glenn si ritrova alla cena della vigilia di Natale con i suoi futuri suoceri, a casa loro in un contesto riconducibile alle commedie americane in cui le famiglie sono tutte perfette e profumate, colorate, felici e, categoricamente, con un cane. Un doberman chiamato Thor, appunto.
Glenn passa la notte nella dépandance ed è completamente fatto. Il suocero lo invita a rimanere e lui accetta, pur sapendo che non avrebbe mai potuto addormentarsi in quello stato e che molto più probabilmente avrebbe passato il resto della notte con gli occhi spalancati a fissare il soffitto e a contare i secondi passare, rivoltandosi su se stesso con l’impossibilità di mantenere la calma e di placare la bestia che si era ormai impossessata di lui.
Trascorrono diverse ore e finalmente, riesce ad addormentarsi e a rilassarsi, forse troppo: arriverà fino al punto di defecarsi addosso. E’ “normale”, nella dimensione di un tossico. Il corpo non ti appartiene quasi più. Viene svegliato dal cattivo odore e immaginare la sua faccia in quel momento è un’esperienza quasi mistica.
E adesso? Adesso ecco cosa. Vado a seppellirla nel giardino sul retro e nessuno se ne accorgerà” Deve aver pensato questo, Glenn. Anzi. Lo ha anche fatto e poi è tornato a dormire.

Glenn Hughes, in età avanzata.

E’ Natale, tutti in piedi e tanti auguri, è ora della colazione tutti insieme riuniti attorno a questa tavola ricca di qualunque cosa si voglia per colazione.
E’ proprio questo il momento in cui Thor, dall’alto della esperienza, entra in cucina la vestaglia tra le mandibole. Un’immagine sublime che, sei mesi dopo, trova il suo lieto fine nelle nozze tra Glenn e la sua fidanzata. Tanti auguri anche dal suocero che per perdonarlo avrà dovuto ascoltare chissà quale disco. Chissà quale. Ma forse ne sarebbe bastato uno a caso, uno qualunque, per perdonarlo.

 

Per approfondimenti:
_Dave Thompson – Smoke on the water
_Giorgio Stefanel – Sesso droga e calci in bocca
_Keith Richards – Life

 

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