Il XIX secolo, se osservato attraverso la cruna d’un’ago sartoriale, è stato una parabola sorta con la Jeunesse Dorée, rivali dei Sans Culottes della Rivoluzione Francese (letteralmente “senza culottes” i tipici pantaloni sotto il ginocchio indossati dalla nobiltà e dall’alta borghesia durante l’antico regime. Prende il nome di “patrioti“, cioè i più radicali tra i partigiani della rivoluzione a partire dal 1791, soprattutto a Parigi), e conclusasi col primo stilista moderno Paul Poiret, che ha aperto la sua rivoluzionaria casa di moda nel 1903. Il 1800 è stato un anno di profondi cambiamenti, dati dal fatto che con la Rivoluzione Francese l’abito ha cessato di essere un’etichetta che intrappolava le persone all’interno di una classe sociale.
L’ottocento è sorto con l’introduzione della democrazia in Francia ed è morto con l’Hoch Capitalismus globale, che ha reso i capi d’abbigliamento una merce apolide riproducibile in serie sradicata quindi da ogni cultura e tradizione.
Louis-Léopold Boilly – Incredibile-parata
Se fino alla rivoluzione francese dall’abito di una persona se ne poteva evincere il ceto d’appartenenza, con la fine del vecchio regime, dalla presa della Bastiglia del 14 luglio 1789 in poi, esso divenne un modo con cui esprimere pubblicamente la propria posizione politica. Il motto “Liberté, Egalité, Fraternité” non piaceva per nulla ai controrivoluzionari monarchici e vandeani, che decisero d’opporsi all’avanzare dell popolo ed al mal costume dei sans-culottes attraverso una raffinata ricerca estetica. I giovani monarchici, sovente di fede cattolica, aborrivano la democrazia, che definivano un’opera massonica perpetrata con l’ausilio degli americani ed in particolare del generale La Fayette, il quale diede un diverso gusto e una nuova moda. Egli disegnò di suo pugno le divise del corpo militare volontario chiamato Guardia nazionale francese, a cui Napoleone Bonaparte nel 1812, contrappose il corpo militare Guardia Municipale Francese. Il marchese de La Fayette, nato in Francia ma avente la cittadinanza Americana, amava vestirsi all’inglese e ben presto i giacobini, che sostenevano le sue idee democratiche, presero a seguire i dettami della moda anglo-americana.
a destra: Gilbert du Motier de La Fayette – a sinistra: Louis-Léopold Boilly, Ritratto di un sanculotto
I giovani monarchici si potevano distinguere facilmente dal popolo che aveva acriticamente preso parte alla rivoluzione perchè vestivano con un gusto estremamente raffinato, a volte persino un po’ caricaturale. Inizialmente cercarono di opporsi al crollo dell’ancien régime anche con le armi, ma in seguito al fallimento dell’insurrezione dei realisti del 13 vendemmiaio si limitarono a perpetrare la loro guerra attraverso pizzi e merletti, ed in particolare con la cipria, che essendo fatta di farina alimentare veniva definita uno sfregio nei confronti di chi non poteva permettersi il pane. Gli appartenenti alla gioventù dorata, così chiamati proprio per il loro cospicuo uso di accessori dorati, tra cui occhiali a pinza sul naso e grosse fibbie preziose sulle scarpe, amavano indossare capi sartoriali appartenenti alla tradizione francese, come il frac con falde quadrate, i culottes aderenti ed un colletto nero, da cui ne deriva anche il nomignolo collets noir. Questi giovani che manifestavano il loro estremismo politico nel ben vestire, anche definiti Incroyables e Merveilleuses a dipendenza del sesso, a volte portavano i capelli lunghi sul davanti e corti sulla nuca, come i condannati alla ghigliottina e, benchè fedeli difensori dell’uso della cipria, del pizzo e del profumo al muschio (da cui un altro nomignolo, muscadins) amavano accompagnarsi d’un lungo bastone decorato con motivo a spirale, che usavano a guisa d’un manganello per malmenare i nemici politici.
Frederic Hendrik Kaemmerer. Corteo nuziale olandese.
Le ragazze appartenenti alla Jeunesse Dorée, definite Merveilleuses (meraviglioso), mosse un po’ dal ribrezzo per vesti delle contadine ed un po’ da un malinconico anelare all’età dell’oro, prediligevano invece abiti lunghi dalla foggia leggera che richiamavano lo stile dell’antica Grecia. Durante i Balli delle Vittime, a cui si poteva accedere solamente se si affermava d’avere degli amici o dei parenti uccisi dai rivoluzionari, le ragazze potevano sfoggiare i loro travestimenti da Diana o Minerva, abbinati ai sandali alla greca chiamati Cothurnes o ad una vezzosa borsetta chiamata balantine, in onore della lingua ellenica che i rivoluzionari non conoscevano. Alcune Merveilleuses, per incrementare il livello di provocazione presente nell’abito squisitamente neoclassico, a volte si coprivano solamente con una tunica in leggerissima garza per lasciare intravedere la biancheria intima sottostante. Assai meno provocatorie erano le donne girondine, sempre contro-rivoluzionarie ma non estreme quanto le ragazze della Jeunesse Dorée. Sovente vedove di uomini della vandea ingiustamente accusati presso al tribunale della Rivoluzione e sterminati a migliaia attraverso la tecnica dell’annegamento, esse portavano i guanti bianchi a dimostrazione della loro innocenza e si cingevano il collo con un nastro rosso, che stava a rappresentare il sangue sgorgato dalle vittime della ghigliottina. La repressione violenta perpetrata dai democratici – e secondo Hanna Harendt legittimata moralmente dai testi di Jean Jacques Rousseau– fu tale da poter essere paragonata ad un genocidio, ed è per questo che le donne portavano spesso le vesti e le scarpe nere e bordate di rosso, in segno di lutto. È importante ricordare che il Regime del Terrore (1793- 1794) voluto dai giacobini e dai Sans-Culottes contro i preti, i vandeani ed i fedeli alla corona. Si era istituito il fittizio Tribunale Rivoluzionario con cui eliminare in massa gli oppositori politici attraverso una serie di processi-farsa, in cui gli accusati non avevano nè un giudice né un avvocato. Fu l’unico caso della storia, in cui gli imputati vennero giudicati con un “processo” per la loro fede politica di fatto non anti-giuridica. Il tribunale Rivoluzionario venne soppresso il 31 maggio 1975 e secondo la scrittrice Anne Bernet le vittime di quest’istituzione, tra cui figura anche Maria Antonietta, sono state circa 300 000. Per via di quest’onda di sangue che ha travolto la neonata Repubblica Francese anche chi si dichiarava neutro prediligeva indossare funesti capi di colore nero e rosso.
Il Tribunale rivoluzionario (Tribunal révolutionnaire) era un tribunale speciale del 1793 a Parigi, dalla Convenzione Nazionale durante la rivoluzione francese. Giudicava gli oppositori politici. Divenne, in breve, il più potente mezzo del Regime del Terrore (1793-1794), sentenziando la pena di morte per molte personalità illustri.
Non appena il bianco giglio della famiglia reale dei Borboni è stato estirpato dalla Francia – ma non dall’Europa: oggi gli eredi della corona francese, altezza Reale Henri Albert Gabriel Félix Marie Guillaume Granduca di Lussemburgo e Filippo di Borbone e Grecia (Filippo VI) Re di Spagna, governano ancora – l’abito ha cessato di essere una questione di classe sociale ed è diventato un fatto personale.
Aprendo una piccola parentesi sulla bandiera reale francese, del 1661, Il campo bianco, senza stemma, di solito seminato di gigli d’oro, era stato introdotto verso il 1598 da Enrico IV. Il bianco, invece, era apparso come colore nazionale nel secolo XV e l’uso di bandiere bianche, di solito abbellite con ricami in oro e azzurro, risale appunto al XVI secolo. Era considerato il colore del vessillo di Giovanna d’Arco, della Gerusalemme celeste e delle vesti del Signore e degli angeli; per la tradizione medievale era associato ai Galli, dei quali era il simbolo e il nome stesso (in greco gala = latte).
Lo stendardo reale (fondo bianco in gigli oro con stemma reale) diventa bandiera di stato nel 1632, come insegna del comandante supremo della marina da guerra e in seguito riservata al re. Fu abolita nel 1790 e ripresa da Luigi XVIII il 14 aprile 1814 come stendardo reale in mare. Infine fu definitivamente soppressa nel 1830. Il disegno dello stemma di stato, corrispondente alle armi medie, era di esecuzione complicata e costosa, spesso soggetto a varianti. Lo scudo era sorretto da due angeli, spesso di aspetto infantile (forse a causa di un disegno commissionato dallo stesso Luigi XIV nel 1689), sormontato dalla corona con o senza fodera rossa e circondato dai collari degli ordini di San Michele e del Santo Spirito
Tornando alla storia del costume, alcuni individui potenti o di nobile lignaggio iniziarono a vestirsi in malo modo per una semplice questione di Weltaschauung (concezione del mondo). Il rivoluzionario Jean-Paul Barat, per comprarsi l’amicizia del popolo si vestiva di proposito come una persona molto povera. In nome del principio d’uguaglianza sia i sans-culottes che i Repubblicani si privarono di orpelli preziosi ed anche i nobili cessarono di tingersi i capelli. A partire dal 1792 divenne d’obbligo indossare la coccarda tricolore oppure ornamenti e nastri che ne ricordassero il colore.
Nel 2015 al Palazzo del Senato di Milano è avvenuta una mostra di ventisei manichini di grandezza naturale riguardanti la storia militare reale francese. A cura del sarto di fama internazionale Gabriele Mendella i figurini sono stati completi di uniformi, equipaggiati con armi originali che hanno offerto un’immagine viva dei corpi di guardia civili e militari che componevano La “Maison du Roi”, ovvero i soldati della Guardia del Re di Francia. A sinistra due figurini della Gardes du Corps di Luigi XVI a Versailles che nelle funeste giornate del 5-6 ottobre 1789, sacrificarono la vita nello sforzo di salvare la regina Maria Antonietta dalla folla che aveva invaso gli appartamenti reali a Versailles (a destra: dettaglio della cotta ricamata indossata dalle Gardes de la Manche nel 18° secolo). In alto a destra i due vessilli reali francesi – 1632-1790 e 1814-1830.
La frangia più povera della popolazione legata agli ideali neo-liberisti giacobini non possedeva né i soldi né la voglia di acquistare abiti dal taglio e dai tessuti inglesi (come la moda di La Fayette prevedeva), così gli operai, i marinai ed i contadini fecero della loro divisa da lavoro il loro vessillo. Questa milizia spontanea e scoordinata, mossa più dalla fame che dalla visione razionale della politica, si vestiva in modo semplice, soprattutto senza Culottes. Le Culottes sono le tipiche braghe bianche indossate dai borghesi dell’epoca. I proletari indossavano le bretelle e sovente un gilet senza giacca, che accostavano ad un fazzoletto al collo, simbolo adottato nei secoli successivi dai partigiani. Oltre agli zoccoli di legno i sans-culottes portavano una redingote scura dal colletto rosso, il berretto frigio (ripreso poi dal belga Pierre Culliford per la creazione del cappello dei Puffi), su cui appuntavano la coccarda tricolore e la carmagnola, una tipica giacca da operaio diritta e corta.
_Gabriele Mendella, La Maison Du Roy 1690-1792
_Giorgio Marangoni, Evoluzione storica e stilistica della moda-Vol.2
_Vittorio Vidotto, Storia Moderna – Edizioni Laterza
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