L’uomo solo al comando

di Giuseppe Baiocchi del 17/06/2016

Sarà per il codice civile, sarà per la riforma militare, per il suo azzardare politico, per l’amore verso il popolo francese, per le sue idee rivoluzionarie ideologiche ben mascherate, per il suo talento militare, che oggi Napoleone Bonaparte, nonostante abbia fatto precipitare l’Europa in una guerra totale per il suo ego, è considerato da tutti un personaggio elegante, puro e soprattutto eterno, degno, quasi, di una certa stima.

(se escludiamo noi italiani, che ci rammarichiamo per la trafugazione artistica operata dal corso Buonaparte, poi francesizzato in Bonaparte). Questa analisi, indagherà, sulle interpretazioni artistiche di tre pittori di rilievo che hanno avuto l’onore e il talento di raffigurare con i loro pennelli uno degli uomini più affascinanti della storia umana: Napoleone. 
Il Primo Console supera le Alpi al Gran San Bernardo, di Jacques-Louis David.
Dipinto nel 1801, forse è il quadro più significativo che inquadra Napoleone trionfante.
Bonaparte è ritratto nel momento in cui attraversa le Alpi ed è rappresentato con il riferimento alla grande storia di Annibale e Carlo Magno i quali anch’essi attraversarono le alpi (particolare in basso a sinistra del dipinto).
Louis David immagina Bonaparte in arcione, proprio perché il cavallo da più potenza all’uomo (i grandi monumenti sono monumenti equestri) gli dà il dominio. Napoleone che non ha posato si disinteressa del suo volto reale e lo comunica al pittore, il quale deve raffigurare il dinamismo dell’imperatore francese, la forza che esso esprime. Tra i tanti dipinti di Napoleone eroici, questo certamente sovrasta tutti, il cavallo si imbizzarrisce e il dito del corso indica la meta che gli uomini devono seguire e che certamente seguiranno.
La forza bethoveniana della “poetica della statua”, qui è imperante: siamo di fronte ad un quadro, che ha potenza statuaria eroica classicheggiante.

Jacques-Louis David ammirò il “piccolo caporale” dalla battaglia di Lodi (1796) e finì per diventare il pittore ufficiale dell’imperatore. La sua stima fu così forte che nel presente quadro dipinto per il Re di Spagna Carlo IV (Napoleone ne chiese tre copie personali) l’imperatore appare più bello, più forte, più potente (potenza data dal cavallo, difatti oggi noi usiamo il termine “cavalli” proprio per indicare una automobile più potente rispetto ad un’altra) e tutto per conquistare un mondo, o meglio il mondo del nuovo secolo dell’800 dove a livello artistico si ha l’ultima concrezione di un monumento o un soggetto come fosse di una scultura antica classica e siamo di fronte ad un periodo storico che rende nuovo omaggio al mondo classico, oggi chiamato Neoclassico (nel design, Napoleone creò lo stile impero, anch’esso neoclassicheggiante).

“Bonaparte valica le alpi al passo del Gran S.Bernardo”, 1800-1801. Olio su tela. Rueil, Musèe National du Chateau de la Malmaison. 

Esempio tardivo d’allegoria, questo quadro esposto al Salone del 1833 ( n°3130) contribuì ad aumentare il culto napoleonico. Cosa ci mostra? Ci fa osservare un Bonaparte eroe assoluto, levato al cielo.

L’allegoria mostra come Mauzaisse voglia dipingere Napoleone con un dipinto realistico che però è situato nell’aldilà, ma la cosa straordinaria che Napoleone non è raffigurato come un Dio, ma come mortale (vestito con l’ uniforme da colonnello dei cacciatori a cavallo della sua guardia) non è né sacro, né divino, ma è nella storia. Bonaparte e lì, e ci osserva con sguardo severo, ma nello stesso tempo è onnisciente.
L’imperatore, dunque, non è morto, ma sopravvive nel mondo senza tempo della storia in uno spazio indefinito, assimilato al cielo. E’ e resterà eterno nella memoria.
L’angelo nero della morte, posata la sua falce, viene come sconfitta: Napoleone vince la morte perché eterno e questa capendo la rilevanza del mortale che ha davanti lo incorona con la “corona del tempo”.
Napoleone seduto su questa nuvola, schiaccia con il piede l’aquila, simbolo della potenza, poiché esso è al di sopra di tutto: della vita, della morte, del potere: è eterno nella storia.
Il “piccolo caporale” osserva in modo fiero lo spettatore, scrivendo la sua opera sulle tavole del tempo.
Un’ambiguità persiste nel pittore Mauzaisse e la realizzazione della sua opera, molto pesante e molto realista nel suo modo di mostrare l’evento.

Quest’ambiguità non si spiega dalle scelte sociali e politiche dell’artista, il quale artista ufficiale, dipingeva per la borghesia al potere e per i commercianti realistici, materialistici e atei, dipinge un lavoro essenzialmente intellettuale per un pubblico colto, insensibile alla dottrina napoleonica che diffidano, ma che comunque “accettano” nella storia, poiché Bonaparte vi è entrato dalla porta principale.

Napoleone, allegoria di Jean Baptiste Mauzaisse (olio su tela, Museo Nazionale del Château de Malmaison (Rueil-Malmaison).

Ultima opera scelta, sicuramente meno nota, ma non meno significativa è questo dipinto di Jean-Louis Dulong che ritrae uno dei Napoleoni più umani che la sua storia pittorica ricordi, siamo lontani qui dall’eroe conquistatore o il sant’uomo. Questo è un primo imperatore del popolo, attento alle sue disgrazie.
Esposto nel Salon nel 1835, che trae ispirazione da una celebre canzone di Pierre-Jean de Béranger (1780-1857), Les Souvenirs du Peuple (il dono del popolo), evoca l’incontro tra Napoleone ed una giovane serva delle campagne francesi nel 1814.
Una sera, l’imperatore, affaticato dalle battaglie, si ferma in una trattoria nella zona dello Champagne e grida “Dio, che battaglia!”.
Dopo essersi addormentato presso ad un fuoco, si sveglia e consola la giovane serva che piange per lo sfortunato destino della Francia. Egli afferma che si sarebbe allora recato a Parigi per vendicarla ed asciugare le sue lacrime. Sono questi i ricordi che racconta la giovane ragazza, diventata poi nonna, ai suoi nipoti. “parlaci di lui nonna, raccontaci di lui!”
Opera molto debole tecnicamente, il quadro di Dulong è però interessante per l’immagine di Napoleone che trasmette: è umano ed è in mezzo a noi, in una abitazione di umili fattezze, perché tiene a noi! Questo è il messaggio, Napoleone è vicino al popolo, attento ai suoi malori, che Dulong ben rappresenta.
La religione non par così lontana : Il quadro può ricordare la Maddalena ai piedi del Cristo.
La giovane serva, illuminata dal fuoco del camino, sembra sfiorata dalla grazia del grande uomo nel quale ha piazzato tutta la sua speranza.
Napoleone è presentato quindi come l’unico capace di salvare la Francia. Così si spiega il lato luminoso di questa scena intima.

Dulong, pittore popolare e bonapartista, secondario nello scacchiere artistico ottocentesco si sforza di far capire al popolo la differenza tra Napoleone I, il quale amava i ceti popolari e se ne prendeva cura e Luigi Filippo duca d’Orléans che dava scarsa attenzione alla “plebe” in favore della borghesia.

Napoleone nello Champagne di Jean-Louis Dulong. 

Concludendo in tutto il suo percorso artistico Bonaparte ha lasciato dietro di sè mille sfaccettature, tutte diverse e tutte uniche: il glorioso, l’eterno, il patriota e tante altre, ma rimane nella nostra memoria ancora oggi un uomo solo al comando non riuscendo a definirlo ancora nella cerchia “dei buoni o dei cattivi” ma solamente come Napoleone Bonaparte e tutto questo ci affascina.

Hôtel des Invalides, Parigi, Tomba di Napoleone (1840).

 

No Comments

Post A Comment