05 Mag Carlos Zafon lo scrittore del mistero
di Marco Squarcia del 05/05/2016
Per i lettori della nostra associazione questa volta proponiamo un salto in terra iberica e ci addentriamo nella letteratura spagnola che sempre ci ha dato dimostrazione di essere variegata ed eterogenea.
Uno dei più illustri rappresentanti della cultura spagnola contemporanea è sicuramente Zafon, estroso scrittore di Barcellona, nato nel 1964, che ha regalato ai suoi lettori storie avvincenti e mai scontate.
Personalmente posso confidarvi d’aver letto tutti i suoi sette romanzi ed di aver percepito in ognuno di essi l’amore che Carlos Zafon nutre per la sua terra e per Barcellona, la sua città natale. Trapela nelle sue parole, anche in quelle negative, una straordinaria dolcezza che ci fa capire quanto quest’uomo ami i posti che gli sono più cari.
Se non avete mai fatto un giro a Barcellona leggendo i suoi romanzi avrete la possibilità di scoprire la città e le sue peculiarità. La città del dopoguerra, con i suoi cunicoli e le sue vie, viene descritta con un taglio minuzioso, ma tale attenzione viene riservata soprattutto alle abitudini dei catalani degli anni quaranta, costantemente rievocate nella sua fluida prosa.
Zafon è uno scrittore che ha letto molto. Nel “Gioco dell’Angelo” troviamo l’eco di Dickens, la spettralità di Poe, l’inquietudine di Kafka, la poliedricità di Borges, la maestosità di Goethe e l’eccentricità dei grandi russi. L’eredità è quella del romanzo ottocentesco, ma l’autore ne rielabora i miti e li stravolge, li plasma, concedendo loro e a lui stesso, una nuova opportunità.
Zafon esordisce nel 1993 con un romanzo per l’infanzia: Il principe della nebbia. Il testo è accolto dalla critica con un plauso generale, tanto che negli anni successivi verrà inserito come libro di testo consigliato agli alunni delle scuole catalane e spagnole. Zafon in questo libro ci porta sul suolo americano. Il trasferimento non è puramente onirico. Nel 1993 Zafon compie il suo primo trasferimento nella città di Los Angeles per dedicarsi alla sua nuova occupazione: la sceneggiatura.
Il libro narra la storia della famiglia Carver, una famiglia misteriosa che si trasferisce in una ancor più misteriosa dimora sulle coste atlantiche, sulla quale aleggiano strane presenze.
Storia semplice e trama quasi scontata, ma allo stesso tempo avvincente perché all’insegna dell’adrenalina e del mistero fitto. Una casa sulla quale pende una maledizione, un patto di sangue antico che vincola la vita di un ragazzo minacciato da una promessa antica.
E’ però con Marina, romanzo edito in Italia nel 2009, che Zafon raggiunge un’altra tipo di scrittura e di contemplazione. In questo romanzo, che ci porta a rincorrere un io nascosto e che sembra invulnerabile, Zafon, come l’Henry di Hesse, conduce il giovane studente Oscar Drai tra le vie misteriose della città, accompagnato in questo viaggio dalla presenza di una fanciulla leggera, dal triste destino. E’ a Barcellona che Zafon intreccerà i destini dei ragazzi con quello del oscuro protesista Kolvenik.
“Marina è il libro più indefinibile e il più difficile dei tanti romanzi che ho scritto, e forse il più personale di tutti. Scritto a Los Angeles tra il 1996 e il 1997, all’età di 33 anni …”.
Una Barcellona gotica, ammantata degli affascinanti misteri del suo passato, una Barcellona dagli scenari inquietanti, dai fatti incalzanti, dalle atmosfere magiche. Un caleidoscopio di immagini e sensazioni che irretiscono con malia e creano aspettative nel lettore. Leggere è come essere dentro il libro: quella polvere nebulosa che si posa su palazzi abbandonati dall’incuria del tempo sembra rendere polverosi anche i nostri occhi; quei silenzi sinistri, rotti da impercettibili rumori di sottofondo, sembrano catturare le nostre orecchie; quelle creature mostruose che emergono dal nulla e al nulla ritornano, si parano davanti come demoni.
Dopo Marina, Zafon pubblica numerosi romanzi: Il Palazzo della Mezzanotte, Il prigioniero del Cielo, Le luci di Settembre e L’ombra del vento.
Quest’ ultima opera, il primo libro di Zafon a cui mi approcciai, è a dire il vero il libro che gode di più fama. Fu un incontro fortuito: in una tipica giornata di shopping letterario mi fermai ad osservare le copertine dei suoi libri, libri che a quei tempi, complice la promozione editoriale, erano tutti in bella mostra. Non ebbi dubbi.
Quel signore che teneva la mano del bambino che si preparava a correre là, nella strada libera dinanzi a sé, con quel lampione in primo piano e quella nebbia appena intravista, mi colpirono. Una buona copertina è già un bel biglietto da visita, ma ovviamente poi si bada al contenuto e a quello che dell’autore traspare o ciò che tu, lettore ignaro, riesci a capire di chi scrive per te.
Nel Cimitero dei libri dimenticati, cardine assoluto del romanzo, Daniel può scegliere un libro a cui dare nuova vita. La mano si posa su “L’ombra del vento” ma quello è un libro maledetto, perché maledetta è la storia del suo autore. Da questo momento Daniel non potrà fare a meno di indagare su un passato che diventerà per lui un presente pericoloso e inquietante. La storia procede via via, fornendoci piccolissimi tasselli di una storia labirintica che porteranno Daniel in una Barcellona decadente, lacerata dalle ferite del franchismo, in un lasso temporale decennale. Il romanzo si ispira ai romanzi di formazione e ci porta nell’ intima e triste parentesi storica che avvolse la nazione durante la guerra civile. Il cimitero dei libri…..che bellissima immagine, pensare che dei libri possano riposare in attesa che un lettore incuriosito li svegli!
Ecco, queste immagini mi hanno conquistato. Non posso non consigliarne la lettura. Potete partire da qualsiasi suo romanzo senza seguire il corso delle pubblicazioni: in ognuno di essi troverete un mistero nascosto o visibile che Zafon sapientemente avrà custodito in attesa del vostro arrivo.
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