Arriva in Italia l’editore Amazon: così muore l’editoria?

di Francesco Giubilei del 11/03/2015

Anche nel nostro paese nasce Amazon publishing, la divisione editoriale del colosso americano dell’ecommerce, martedì 3 novembre usciranno in italiano i primi otto libri già pubblicati negli Stati Uniti.
I primi titoli – disponibili a 9,99 euro in cartaceo e 4,99 euro in ebook – saranno in vendita solo attraverso la piattaforma Amazon e non verranno distribuiti in libreria.
Su La Lettura di domenica scorsa, Alessia Rastelli ha intervistato Alessandra Tavella editor e referente per l’Italia della divisione Amazon Publishing che ha svelato i progetti e le strategie del nuovo editore.

Il modello di business è semplice e probabilmente vincente: prezzo di copertina basso, distribuzione solo attraverso la piattaforma Amazon, grafiche moderne e accattivanti, titoli scelti in base ai gusti dei lettori.
Perché Amazon, a differenza degli altri editori, ha un valore aggiunto inestimabile: conosce i propri clienti grazie ai dati raccolti con l’ecommerce e altre attività (come l’acquisizione nel 2013 del sociale network Goodreads).
Se dall’azienda di Seattle questo è considerato come un punto di forza, è in realtà un dramma per il mercato editoriale. Nei prossimi anni si svilupperà un’editoria sempre più orientata sui gusti dei lettori – già oggi assistiamo a questo fenomeno con le principali case editrici – estremizzando le dinamiche commerciali e abbandonando totalmente il lavoro di ricerca, di studio e, perché no, anche di rischio, che caratterizza il mestiere dell’editore.
Un’editoria basata esclusivamente sulle indagini di mercato, sui dati di vendita:
“tra le nostre prime uscite in italiano, c’è il thriller Non ho paura del buio di Robert Dugoni, che aveva ottenuto oltre 8 mila recensioni positive – semplifica la editor – Nello stesso momento Norwegian Wood di Murakami ne aveva 547″.
E se un libro avesse ottenuto zero recensioni dai lettori ma fosse un autentico capolavoro?
L’arrivo di Amazon nel mercato editoriale italiano sembra essere, dalle premesse, un’occasione persa. Anzitutto per la scelta di esordire con otto titoli stranieri, l’ennesima umiliazione per la nostra letteratura (tra otto novità non era possibile trovare almeno due validi autori italiani?) e, in secondo luogo, perché da una struttura con le potenzialità uniche al mondo come Amazon ci si aspetterebbe un lavoro di ricerca sulla qualità dei testi piuttosto che un’estremizzazione delle logiche di mercato.
“Il pericolo del modello Amazon – sottolinea giustamente Alessia Rastelli – portato all’estremo è che tutti nel mondo finiascano per leggere gli stessi libri, scelti base a criteri commerciali”.
 
Dopo le abitudini alimentari, l’abbigliamento, il cinema e la televisione, anche in letteratura si sta compiendo l’omologazione globale, l’azzeramento delle diversità delle culture con tutti i pregi ad esse collegate. Amazon publishing è l’esempio più evidente di questa tendenza, addio bibliodiversità.
 
Fonte: Cultora.it
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